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Tokyo 2020 o 2021?

Maledette Olimpiadi

Con i contagi in aumento i giapponesi non le vogliono più, ma per Tokyo e il Cio si faranno, costi quel che costi

Giulia Pompili

Mancano sei mesi alla cerimonia d’apertura della manifestazione sportiva più importante e attesa del mondo, che dovrebbe tenersi il 23 luglio, e mentre i funzionari giapponesi e del Comitato olimpico internazionale ripetono che i Giochi andranno avanti come previsto. La maggioranza dei giapponesi non le vuole

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Sempre più persone, anche dentro al partito di governo, chiedono un’estensione dello stato d’emergenza in Giappone, dove i casi di coronavirus sono ancora in aumento nonostante la prima fase di restrizioni che dovrebbe terminare il prossimo 7 febbraio. Ma un prolungamento dello stato d’emergenza – e quindi la consapevolezza che la risposta all’emergenza contagi non è stata finora sufficiente – mette sempre più a rischio la possibilità, per la capitale Tokyo, di ospitare i Giochi olimpici del 2021. Mancano sei mesi alla cerimonia d’apertura della manifestazione sportiva più importante e attesa del mondo, che dovrebbe tenersi il 23 luglio, e mentre i funzionari giapponesi e del Comitato olimpico internazionale ripetono che i Giochi andranno avanti come previsto, dalle periodiche indiscrezioni della stampa si capisce che varie opzioni sono sul tavolo. Ieri, durante la riunione dell’esecutivo del Cio, il presidente Thomas Bach ha fatto capire che non c’è un piano B, e che la manifestazione si farà anche se occorrerà fare “uno sforzo enorme”.  Ma con i casi in aumento, soprattutto a Tokyo, dove ce ne sono un migliaio in più al giorno e gli ospedali hanno già raggiunto la piena capacità, secondo un recente sondaggio dell’Asahi shimbun, quotidiano all’opposizione del governo, soltanto l’11 per cento della popolazione è favorevole allo svolgimento delle Olimpiadi. Il 51 per cento degli intervistati è invece favorevole a un ulteriore rinvio, mentre il 35 per cento dei cittadini vorrebbe che i Giochi fossero cancellati. 

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Sempre più persone, anche dentro al partito di governo, chiedono un’estensione dello stato d’emergenza in Giappone, dove i casi di coronavirus sono ancora in aumento nonostante la prima fase di restrizioni che dovrebbe terminare il prossimo 7 febbraio. Ma un prolungamento dello stato d’emergenza – e quindi la consapevolezza che la risposta all’emergenza contagi non è stata finora sufficiente – mette sempre più a rischio la possibilità, per la capitale Tokyo, di ospitare i Giochi olimpici del 2021. Mancano sei mesi alla cerimonia d’apertura della manifestazione sportiva più importante e attesa del mondo, che dovrebbe tenersi il 23 luglio, e mentre i funzionari giapponesi e del Comitato olimpico internazionale ripetono che i Giochi andranno avanti come previsto, dalle periodiche indiscrezioni della stampa si capisce che varie opzioni sono sul tavolo. Ieri, durante la riunione dell’esecutivo del Cio, il presidente Thomas Bach ha fatto capire che non c’è un piano B, e che la manifestazione si farà anche se occorrerà fare “uno sforzo enorme”.  Ma con i casi in aumento, soprattutto a Tokyo, dove ce ne sono un migliaio in più al giorno e gli ospedali hanno già raggiunto la piena capacità, secondo un recente sondaggio dell’Asahi shimbun, quotidiano all’opposizione del governo, soltanto l’11 per cento della popolazione è favorevole allo svolgimento delle Olimpiadi. Il 51 per cento degli intervistati è invece favorevole a un ulteriore rinvio, mentre il 35 per cento dei cittadini vorrebbe che i Giochi fossero cancellati. 

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Tokyo si è già trovata in questa situazione: a marzo dello scorso anno, con le Olimpiadi di Tokyo 2020 alle porte e i casi di Covid che aumentavano ovunque nel mondo, era stata già costretta a posticipare la manifestazione su cui aveva puntato tutto per il suo rilancio sulla scena internazionale: all’ultimo momento il governo allora guidato dal primo ministro Shinzo Abe e il Cio avevano deciso che “Tokyo 2020” si sarebbe svolta nell’estate del 2021. Il rinvio è costato carissimo: non solo l’incertezza ha lasciato la capitale senza parecchi sponsor, ma il budget della metropoli pubblicato un mese fa indica che i costi del rinvio, quelli pagati dai contribuenti, sono arrivati già a 15,8 miliardi di dollari. Quanto costerebbe rimandarle ancora soltanto di sei mesi? Non solo: il calendario degli eventi sportivi internazionali è molto affollato, e sarebbe un problema per gli atleti disputare, per esempio, due Giochi olimpici a distanza di soltanto due anni. E sarebbe complicato organizzare le Olimpiadi invernali di Pechino del 2022. Per quanto riguarda la seconda opzione invece, l’eventuale cancellazione, i costi sarebbero incalcolabili. Secondo diversi studi l’annullamento delle Olimpiadi, unite allo choc economico della pandemia, potrebbe essere il colpo di grazia alla già complicata situazione dell’economia giapponese.  Dopo una indiscrezione pubblicata dal Times la scorsa settimana, secondo la quale il governo di Tokyo aveva informalmente già deciso di annullare i Giochi, tutti i funzionari coinvolti si sono precipitati a smentire. John Coates, vicepresidente del Cio, in un’intervista alla Abc ha detto che “semplicemente non è possibile” annullarli – una eventualità che finora ha riguardato soltanto i periodi di guerra. 


Del resto, rispetto allo scorso anno, il Giappone ha un’arma in più: il vaccino. E infatti si sta discutendo molto sull’opzione di rendere obbligatoria per gli atleti la vaccinazione prima di iniziare le gare. Ma uno dei problemi sarebbe decidere anche quale vaccino sarà considerato efficace per poter gareggiare. Nel caso in cui dovessero partecipare atleti che non hanno ricevuto il vaccino, a loro sarà impedito di partecipare agli eventi collettivi e i loro spostamenti limitati. Il peggior scenario, che stanno considerando gli organizzatori, è però quello delle gare a porte chiuse, perché controllare anche gli spettatori sarebbe un lavoro mastodontico. In più c’è un problema logistico: la All Nippon Airways ha detto ieri che da marzo fino a ottobre sospenderà 16 rotte internazionali per il crollo della domanda, decisioni simili sono state già prese da diverse compagnie aeree. L’indotto turistico legato ai Giochi è decisamente già compromesso. 


Si spera ancora nella partecipazione dei giapponesi, ma il ministro incaricato per il piano vaccinale giapponese, Kono Taro, è stato designato due settimane fa, e ha già detto che la maggior parte della popolazione sarà vaccinata entro luglio. Tokyo ha firmato contratti per avere da diverse aziende, compresa la Pfizer, circa 540 milioni di dosi. Ma di queste, a oggi, ancora nessuna è arrivata nel paese. 

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