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L’ira europea con AstraZeneca

David Carretta

L’Ue ha finanziato la produzione del vaccino ma le forniture arrivano prima nel Regno Unito che nel continente

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Il rallentamento delle forniture di vaccini da parte di Pfizer-BioNTech è stato un incidente di percorso già superato grazie al dialogo con la società farmaceutica, ma l’annuncio di AstraZeneca di un taglio delle dosi da 80 a 31 milioni nel primo trimestre rappresenta una violazione degli obblighi contrattuali cui l’Unione europea è pronta a rispondere con la minaccia di vietare le esportazioni. La Commissione “adotterà ogni azione necessaria per proteggere i suoi cittadini e i loro diritti”, ha detto la commissaria alla Sanità, Stella Kyriakides, annunciando la creazione di un meccanismo di trasparenza delle esportazioni. “In futuro tutte le imprese che producono vaccini contro il Covid-19 nell’Ue dovranno fornire una notifica preventiva ogni volta che vogliono esportare vaccini in paesi terzi”, ha spiegato Kyriakides. La notifica preventiva è il primo passo per il divieto di esportazione.

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Il rallentamento delle forniture di vaccini da parte di Pfizer-BioNTech è stato un incidente di percorso già superato grazie al dialogo con la società farmaceutica, ma l’annuncio di AstraZeneca di un taglio delle dosi da 80 a 31 milioni nel primo trimestre rappresenta una violazione degli obblighi contrattuali cui l’Unione europea è pronta a rispondere con la minaccia di vietare le esportazioni. La Commissione “adotterà ogni azione necessaria per proteggere i suoi cittadini e i loro diritti”, ha detto la commissaria alla Sanità, Stella Kyriakides, annunciando la creazione di un meccanismo di trasparenza delle esportazioni. “In futuro tutte le imprese che producono vaccini contro il Covid-19 nell’Ue dovranno fornire una notifica preventiva ogni volta che vogliono esportare vaccini in paesi terzi”, ha spiegato Kyriakides. La notifica preventiva è il primo passo per il divieto di esportazione.

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Il sospetto dell’Ue è che le dosi che AstraZeneca aveva promesso finiscano nel Regno Unito. L’intenzione è di risolvere la disputa rapidamente attraverso il dialogo, con un riequilibrio delle forniture a favore degli europei. Ma una prima riunione d’emergenza ieri tra la Commissione, gli stati membri e i dirigenti AstraZeneca non ha dato risultati. “Le risposte della società finora non sono state soddisfacenti”, ha spiegato Kyriakides. A tarda sera era ancora in corso una seconda riunione.

  

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Pfizer-BioNTech e AstraZeneca sono considerati a Bruxelles due casi molto diversi. Nel primo c’è stato un rallentamento delle consegne dovuto ai lavori nell’impianto di produzione a Puurs, in Belgio. Inoltre, quando ha annunciato un taglio delle fiale, Pfizer-BioNTech si è semplicemente adeguata alle prescrizioni dell’Agenzia europea per i medicinali (Ema) sull’estrazione di sei dosi invece di cinque. Infine l’amministratore delegato della società, Albert Bourla, ha risposto positivamente alle sollecitazioni della Commissione, accorciando i tempi del rallentamento e privilegiando l’Ue su altri clienti nel mondo.

 

Con AstraZeneca – la prima casa farmaceutica con cui Italia, Francia, Germania e Paesi Bassi avevano concluso un accordo a giugno, prima di passare il contratto alla Commissione – il sospetto è che sia accaduto il contrario: la società avrebbe usato i fondi europei per lo sviluppo e la produzione del vaccino per destinare le dosi a clienti fuori dall’Ue, a partire dal Regno Unito.

 

La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ha giudicato il caso di AstraZeneca sufficientemente grave da chiamare l’amministratore delegato Pascal Soriot. Von der Leyen “ha chiaramente detto di aspettarsi che AstraZeneca faccia le consegne come previsto dagli accordi contrattuali” e ha “ricordato che l’Ue ha investito anticipatamente somme significative nella società proprio per assicurare che la produzione fosse aumentata prima dell’autorizzazione da parte dell’Ema”, ha spiegato il portavoce della Commissione. Secondo Reuters, alla firma del contratto di acquisto anticipato di 300 milioni di dosi in agosto AstraZeneca avrebbe ricevuto 336 milioni di euro di pagamento anticipato per completare lo sviluppo e iniziare la produzione. La società aveva l’obbligo di iniziare la produzione in ottobre in vista dell’autorizzazione dell’Ema. Venerdì, invece, AstraZeneca ha annunciato un taglio del 60 per cento delle forniture nel primo trimestre a causa di un problema in un impianto in Belgio. Ma la giustificazione non è considerata credibile e sufficiente, perché le forniture al Regno Unito e ad altri paesi extra europei non sono state intaccate.

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“Ci aspettiamo che la società trovi delle soluzioni e sfrutti tutte le flessibilità possibili per consegnare rapidamente”, ha detto la Commissione. La parola “flessibilità” significa cambiare i piani di consegna per fare in modo che parte delle dosi prodotte o destinate altrove sia dirottata verso l’Unione europea. Nonostante tutto, la Commissione mantiene l’obiettivo di vaccinare l’80 per cento del personale sanitario e degli anziani con più di 80 anni entro marzo. “Non cambiamo gli obiettivi”, ha detto il portavoce. Ma, in vista dell’autorizzazione dell’Ema prevista per venerdì, AstraZeneca rischia di causare un altro guaio ai governi. Il suo vaccino sarebbe meno efficace nella popolazione anziana. I paesi che hanno usato le dosi Pfizer-BioNTech e Moderna per vaccinare prima il personale sanitario rischiano di trovarsi in ulteriore difficoltà.

  

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