PUBBLICITÁ

Le varianti rimettono l’Ue di fronte alla paura delle frontiere chiuse

David Carretta

Non tutti condividono l’approccio duro della Merkel e c’è chi, come la Grecia, ha voglia di riaprire per riattivare il turismo 

PUBBLICITÁ

A un anno dal primo caso di coronavirus ufficialmente identificato in Europa, nella città francese di Bordeaux il 24 gennaio 2020, la grande paura delle varianti più contagiose sta spingendo l’Unione europea verso nuovi lockdown e la chiusura della libera circolazione delle persone. Questa è l’indicazione che è arrivata dal vertice dei capi di stato e di governo in teleconferenza giovedì. “I leader hanno preso nota della gravità della situazione”, ha detto il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel: “Le frontiere devono restare aperte per assicurare il funzionamento del mercato interno, incluso il flusso di beni e servizi essenziali”. Ma “misure per limitare i viaggi non essenziali possono essere necessarie”, ha annunciato Michel. La retorica sulle frontiere che restano aperte non deve ingannare: vale per le merci, ma per le persone sarà un’eccezione.

ABBONATI PER CONTINUARE A LEGGERE
Se hai già un abbonamento:

Altrimenti


A un anno dal primo caso di coronavirus ufficialmente identificato in Europa, nella città francese di Bordeaux il 24 gennaio 2020, la grande paura delle varianti più contagiose sta spingendo l’Unione europea verso nuovi lockdown e la chiusura della libera circolazione delle persone. Questa è l’indicazione che è arrivata dal vertice dei capi di stato e di governo in teleconferenza giovedì. “I leader hanno preso nota della gravità della situazione”, ha detto il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel: “Le frontiere devono restare aperte per assicurare il funzionamento del mercato interno, incluso il flusso di beni e servizi essenziali”. Ma “misure per limitare i viaggi non essenziali possono essere necessarie”, ha annunciato Michel. La retorica sulle frontiere che restano aperte non deve ingannare: vale per le merci, ma per le persone sarà un’eccezione.

PUBBLICITÁ

  

I timori di perdere nuovamente il controllo della pandemia emergono dall’ultima valutazione del rischio del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) pubblicata giovedì, appena prima del vertice dei leader. Il livello di allerta è stato alzato a “alto/molto alto” dopo che sono state individuate in Europa le varianti inglese–  che potrebbe essere il 30 per cento più letale,  ha detto ieri il premier britannico Boris Johnson –  sudafricana e brasiliana. In Irlanda, Slovacchia e Portogallo sarebbero all’origine dell’impennata dei contagi. L’Ecdc ha fatto  una serie di raccomandazioni ai governi: non solo potenziare i test, la sequenza del genoma e i sistemi sanitari in vista di una “ulteriore escalation” del virus, ma evitare di togliere le attuali restrizioni e iniziare a preparare lockdown. “Agli stati membri è raccomandato di essere molto cauti nell’allentare” le restrizioni. Anzi, “le autorità nazionali dovrebbero essere pronte ad applicare misure più strette”. Lo stesso messaggio è arrivato da Angela Merkel con la minaccia di  controlli ai confini se gli altri paesi non riusciranno a tenere sotto controllo i contagi. “Non possiamo escludere la chiusura delle frontiere, ma vogliamo evitarlo attraverso una cooperazione in seno all’Ue”, ha detto la cancelliera. Il presidente francese, Emmanuel Macron, ha annunciato l’obbligo  per chi entra nel paese di avere un test negativo realizzato nelle 72 ore precedenti. Il Belgio ieri ha vietato i viaggi non essenziali all’estero per tutto il mese di febbraio (l’obiettivo è evitare un grande esodo durante le vacanze di carnevale come accaduto nel marzo 2020). Irlanda, Slovacchia e Paesi Bassi sono sulla stessa linea della Germania su lockdown e frontiere. La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ha promesso per lunedì una proposta per chiudere le frontiere esterne (vietare gli ingressi dai paesi extra-Ue compreso il Regno Unito) e per introdurre “zone rosso scuro” in Europa (con i viaggiatori obbligati a presentare un test negativo e a sottoporsi a una quarantena). Secondo von der Leyen, “tutti i viaggi non essenziali dovrebbero essere scoraggiati”. 

  

PUBBLICITÁ

Non tutti nell’Ue condividono l’approccio duro. Alcuni paesi, in particolare nel sud, ritengono di avere una situazione epidemiologica rassicurante e devono affrontare  pressioni economiche. C’è voglia di riaprire per riattivare il turismo: la Grecia, con il sostegno di Malta, ha proposto un passaporto vaccinale per viaggiare, che però è stato messo nel cassetto. Per ora l’Ue si limiterà a lavorare sul mutuo riconoscimento dei certificati per ragioni sanitarie. Ai leader dei paesi che vogliono riaprire è stato detto di guardare a Irlanda e Portogallo. Dublino ha messo fine al suo secondo lockdown prima di Natale, salvo ritrovarsi in testa alle classifiche mondiali dei nuovi contagi a fine dicembre. Il terzo lockdown irlandese sta funzionando con un calo significativo dei casi. Ma ora è il Portogallo a registrare record di contagi e morti e il premier António Costa è stato costretto a chiudere le scuole. In entrambi i paesi l’impennata è attribuita alla variante inglese. L’ottimismo per l’arrivo del vaccino non c’è più. “La situazione può finire rapidamente fuori controllo”, spiega al Foglio un diplomatico europeo: “Il timore è che la mutazione del virus porti a una situazione drammatica e al collasso dei sistemi sanitari”. L’altra paura è la ripetizione di marzo: decisioni scoordinate e unilaterali di chiudere le frontiere non solo alle persone ma anche alle merci.

Di più su questi argomenti:
PUBBLICITÁ