PUBBLICITÁ

Ecco gli obiettivi numerici sui vaccini che ha fissato l'Europa

David Carretta

La proposta della Commissione serve in parte a rispondere alle critiche che sono arrivate da quando Stati Uniti, Israele e Regno Unito hanno iniziato a vaccinare: i ritardi nella firma dei contratti con Pfizer-BioNTech e Moderna, la lentezza nel processo di approvazione dell’Ema, le polemiche per i negoziati paralleli condotti dalla Germania, la riduzione questa settimana delle consegne delle dosi di Pfizer-BioNTech per lavori nell’impianto produttivo in Belgio. Ma l’obiettivo della Commissione è anche mettere i governi davanti alle loro responsabilità

PUBBLICITÁ

La Commissione ieri ha proposto agli stati membri dell’Unione europea di iniziare a fare sul serio nelle campagne di vaccinazione nazionali contro il Covid-19 fissando degli obiettivi numerici sul numero di persone da vaccinare nei prossimi mesi: il 70 per cento della popolazione adulta entro la fine dell’estate, con un target intermedio dell’80 per cento degli anziani con più di 80 anni e del personale sanitario e delle case di riposo entro marzo. “La vaccinazione non è una corsa tra paesi, ma una corsa contro il tempo”, ha detto il vicepresidente della Commissione, Margaritis Schinas, assicurando che “questi obiettivi siano assolutamente fattibili”. L’esecutivo comunitario ha messo in piedi un portafoglio di sei vaccini per oltre 2 miliardi di dosi. Finora l’Agenzia europea dei medicinali (Ema) ha autorizzato quelli di Pfizer-BioNTech e Moderna, ma tra fine gennaio e febbraio potrebbe arrivare anche il via libera a AstraZeneca e Johnson & Johnson. “Entro la fine del primo trimestre l’Europa avrà un’impressionante quantità di dosi che potranno essere usate nell’Ue”, ha detto Schinas. La Commissione aiuterà le case farmaceutiche ad aumentare le loro capacità di produzione e per ottenere un calendario trasparente delle consegne agli stati membri, esigendo al contempo il rispetto degli obblighi contrattuali. Saranno i capi di stato e di governo dei 27 a dover decidere se accettare la sfida degli obiettivi numerici sulle vaccinazioni nel loro Vertice in teleconferenza domani sera.

ABBONATI PER CONTINUARE A LEGGERE
Se hai già un abbonamento:

Altrimenti


La Commissione ieri ha proposto agli stati membri dell’Unione europea di iniziare a fare sul serio nelle campagne di vaccinazione nazionali contro il Covid-19 fissando degli obiettivi numerici sul numero di persone da vaccinare nei prossimi mesi: il 70 per cento della popolazione adulta entro la fine dell’estate, con un target intermedio dell’80 per cento degli anziani con più di 80 anni e del personale sanitario e delle case di riposo entro marzo. “La vaccinazione non è una corsa tra paesi, ma una corsa contro il tempo”, ha detto il vicepresidente della Commissione, Margaritis Schinas, assicurando che “questi obiettivi siano assolutamente fattibili”. L’esecutivo comunitario ha messo in piedi un portafoglio di sei vaccini per oltre 2 miliardi di dosi. Finora l’Agenzia europea dei medicinali (Ema) ha autorizzato quelli di Pfizer-BioNTech e Moderna, ma tra fine gennaio e febbraio potrebbe arrivare anche il via libera a AstraZeneca e Johnson & Johnson. “Entro la fine del primo trimestre l’Europa avrà un’impressionante quantità di dosi che potranno essere usate nell’Ue”, ha detto Schinas. La Commissione aiuterà le case farmaceutiche ad aumentare le loro capacità di produzione e per ottenere un calendario trasparente delle consegne agli stati membri, esigendo al contempo il rispetto degli obblighi contrattuali. Saranno i capi di stato e di governo dei 27 a dover decidere se accettare la sfida degli obiettivi numerici sulle vaccinazioni nel loro Vertice in teleconferenza domani sera.

PUBBLICITÁ

    

La proposta della Commissione serve in parte a rispondere alle critiche che sono arrivate da quando Stati Uniti, Israele e Regno Unito hanno iniziato a vaccinare: i ritardi nella firma dei contratti con Pfizer-BioNTech e Moderna, la lentezza nel processo di approvazione dell’Ema, le polemiche per i negoziati paralleli condotti dalla Germania, la riduzione questa settimana delle consegne delle dosi di Pfizer-BioNTech per lavori nell’impianto produttivo in Belgio. Ma l’obiettivo della Commissione è anche mettere i governi davanti alle loro responsabilità. L’esecutivo comunitario aveva chiesto sin da luglio agli stati membri di prepararsi alla vaccinazione. In ottobre aveva presentato una strategia di gruppi prioritari da privilegiare e l’infrastruttura logistica da mettere in piedi, chiedendo agli stati membri di sottoporre i loro piani di vaccinazione nazionale. Nel frattempo ha lanciato un appalto comune per la forniture di siringhe e altro materiale. Con Pfizer si è  assicurata una ripresa rapida delle consegne (il ritardo iniziale annunciato era di tre settimane) e che tutte le dosi promesse entro la fine di marzo saranno garantite. “Ora vogliamo ambizione anche da parte dei governi”, spiega al Foglio una fonte europea.

   

PUBBLICITÁ

Se come sostiene la Commissione le dosi ci saranno, l’interrogativo è se gli stati membri saranno in grado di realizzare gli obiettivi. I cittadini europei con più di 15 anni sono circa 382 milioni. Con la doppia dose, significa procedere a un ritmo di circa 90 milioni di vaccinazioni al mese in Europa. Il  piano nazionale di vaccinazione dell’Italia, pubblicato dall’Istituto superiore di sanità, non sembra adeguato visto che prevede di estendere il vaccino a gran parte della popolazione solo nel quarto trimestre. L’urgenza è rafforzata dalle varianti del coronavirus che si stanno diffondendo sul territorio dell’Ue e che spaventano diversi governi. Nella comunicazione adottata ieri la Commissione chiede di evitare il divieto totale di viaggi e la chiusura delle frontiere. Ma raccomanda comunque ai governi di “scoraggiare con forza” i viaggi non essenziali fino a quando la situazione epidemiologica non sarà migliorata. Inoltre, vuole aumentare la sequenza del genoma per portarla almeno al 5 per cento e preferibilmente al 10 per cento dei test positivi. “Siamo a un punto in cui possiamo dire che la fine della pandemia è in vista, anche se non è ancora a portata di mano”, ha detto Schinas: “Non c’è spazio per la compiacenza”.
 

Di più su questi argomenti:
PUBBLICITÁ