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Con Trump crolla il mito dell’uomo forte?

Matteo Muzio

Il presidente americano non ha mai nascosto “il suo sentirsi un capo per cui la sua volontà deve trasformarsi in legge". Eppure non è riuscito sino in fondo a realizzare ciò. Parla il professore Richard Steigmann-Gall

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"Un presidente dalle tendenze autoritarie, che disprezza la democrazia e che voleva attuare un nuovo regime di destra radicale tramite un autogolpe. Ma ha fallito “come molti altri fascisti prima di lui”, dice secco in una conversazione con il Foglio Richard Steigmann-Gall, docente di storia contemporanea alla Kent State University in Ohio. Da tempo Steigmann-Gall si occupa di fascismo non solo dal punto di vista europeo, ma anche di quello statunitense nel periodo dalle due guerre. Ma commenta spesso anche riguardo a Donald Trump, per analogia storica e perché ha avuto “sostenitori in ogni campo politico, anche a sinistra”. Cominciamo dall’assalto al Campidoglio: “Per essere leader autoritari fino in fondo c’è bisogno anche di molto lavoro dietro e Trump in questo è sempre stato pigro”, spiega Steigmann Gall. Ma questo non deve “distogliere dal fatto che ha seriamente provato a sovvertire un’elezione, un fatto senza precedenti”.

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"Un presidente dalle tendenze autoritarie, che disprezza la democrazia e che voleva attuare un nuovo regime di destra radicale tramite un autogolpe. Ma ha fallito “come molti altri fascisti prima di lui”, dice secco in una conversazione con il Foglio Richard Steigmann-Gall, docente di storia contemporanea alla Kent State University in Ohio. Da tempo Steigmann-Gall si occupa di fascismo non solo dal punto di vista europeo, ma anche di quello statunitense nel periodo dalle due guerre. Ma commenta spesso anche riguardo a Donald Trump, per analogia storica e perché ha avuto “sostenitori in ogni campo politico, anche a sinistra”. Cominciamo dall’assalto al Campidoglio: “Per essere leader autoritari fino in fondo c’è bisogno anche di molto lavoro dietro e Trump in questo è sempre stato pigro”, spiega Steigmann Gall. Ma questo non deve “distogliere dal fatto che ha seriamente provato a sovvertire un’elezione, un fatto senza precedenti”.

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Quale radice ha questo disprezzo per la democrazia? Nel suo “fascismo inconscio”, risponde lo storico: Trump non ha mai nascosto “il suo sentirsi un capo per cui la sua volontà deve trasformarsi in legge. Una delle sue frasi tipiche è: ‘Posso farlo?’. Questa è una caratteristica tipica dei capi dei partiti totalitari di destra”. Ma anche nel momento supremo, Trump ha tentato un “putsch maldestro” tentando una “purga dei suoi” senza però programmarla come avrebbe fatto un altro capo più consapevole.

 

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Anche senza Trump ci saranno dei “trumpisti” più attenti, come il senatore Josh Hawley, disposti più di altri repubblicani a catturare i seguaci più esagitati. Che non sono persone “ai margini” né membri della classe lavoratrice, sono “della classe media”, che temono di perdere “il loro status privilegiato”. Per mantenerlo, cercano qualcuno come Hawley, disposto a “premere il grilletto”, dice Steigmann Gall, che però fa notare che Trump sarebbe ancora più fallito senza tre tipi di sostegno che indica così: “I repubblicani istituzionali, i socialisti antiestablishment democratico che definisco ‘Murdoch socialists’, e una parte della ‘sinistra internazionale’ antimperialista”. I primi hanno aperto le porte a Trump per ragioni opportunistiche e per attuare alcuni pezzi dell’agenda repubblicana, come nominare giudici conservatori o garantire sgravi ai propri donatori. In cambio, la sottomissione al volere del capo doveva essere totale, “lealtà in cambio di onestà”. Ma anche a sinistra hanno agito dei “normalizzatori”: “Alcuni storici come Corey Robin credono che fosse molto peggio Hillary Clinton, ‘il falco neoliberista’, e hanno normalizzato la figura di Trump per la loro agenda politica che vuole la fine dei moderati democratici e un’ascesa della sinistra socialista”. Quest’ultima poi è “religiosa non nel senso che frequenta la chiesa la domenica, ma perché non vede i trumpiani come dei razzisti benestanti, ma come peccatori che possono essere salvati se ascoltano il Verbo”. Infine c’è un pezzetto della sinistra internazionale come il giornalista Glenn Greenwald, sostenitore di Trump “accelerazionista”: “Greenwald crede che sia una priorità il crollo dell’impero americano e Trump è perfetto per questo scopo. E pazienza se gli abitanti dovessero soffrire per la Giusta Causa”, conclude Steigmann Gall.

 

In virtù di questi inaspettati sostenitori, il businessman fallito Donald Trump è diventato uomo forte fallito che non è riuscito a realizzare il putsch per attuare fino in fondo il suo culto della personalità su cui fondare “una setta simile a quella di Jim Jones in Guatemala che nel 1978 fece suicidare tutti gli adepti”. Ma i trumpisti rimarranno in giro e cercheranno qualcuno in grado di realizzare meglio questi piani. Al momento Steigmann Gall può fare solo delle ipotesi: “Senatori come Tom Cotton, che hanno sostenuto Trump fino a un minuto prima dell’insurrezione non vanno bene. Josh Hawley forse sì, ma vedremo”. Per superare il momento è necessario però chiedere conto anche a chi è uscito all’ultimo momento, come la segretaria all’Istruzione Betsy DeVos, mette in guardia: “Lei è sempre stata più trumpista di Trump e adesso si ritira a testa alta perché dice che è stata oltrepassata la linea. In realtà abbandona solo perché il golpe è fallito. E non può passarla liscia. E come lei anche in membri dello staff presidenziale, in proporzione alle proprie responsabilità”.

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