PUBBLICITÁ

L'insegnante sotto scorta

Gli islamisti ora fanno chiudere le scuole. La versione di Fatiha Boudjahlat

Giulio Meotti

“Per paura ci autocensuriamo”, parla la professoressa di Tolosa. A tre mesi dalla decapitazione del professor Paty, la situazione è precipitata: "È un meccanismo di sopravvivenza. Una minoranza di docenti poi instilla l’odio per la Francia"

PUBBLICITÁ

 

ABBONATI PER CONTINUARE A LEGGERE
Se hai già un abbonamento:

Altrimenti


 

PUBBLICITÁ

“Samuel Paty non era diventato, nelle parole di Emmanuel Macron, ‘il volto della Repubblica’?”. A tre mesi dalla decapitazione del professor Paty (sette gli arresti ieri nell’inchiesta sull’attacco terroristico) è sconsolato l’editoriale del Figaro. Perché da quella mattina la situazione è precipitata. Non solo decine di professori minacciati e alcuni, come a Lione, costretti a cambiare scuola. Lunedì il liceo Pierre-Joël-Bonté a Riom (Puy-de-Dôme) è stato chiuso a causa di “minacce di morte” contro gli insegnanti. Tutti gli studenti sono stati inseriti nella didattica a distanza e davanti alla scuola ci sono le camionette della polizia. “Abbiamo deciso di chiudere l’istituto in seguito alle minacce di morte e per proteggere studenti e personale”, ha detto una portavoce del rettorato. Non soltanto studenti rei di “islamofobia” come Mila, costretti a lasciare la scuola, ma scuole chiuse a causa delle minacce dei fondamentalisti islamici. Inoltre, un’insegnante che ha rimproverato cinque studenti di non aver rispettato il minuto di silenzio durante l’omaggio a Paty è finita sotto scorta, come ha annunciato il ministro dell’Istruzione Jean-Michel Blanquer. Si tratta dell’insegnante di Storia e Geografia di Tolosa Fatiha Boudjahlat. “Gli studenti sono stati meravigliosi durante la commemorazione e gli unici che si sono rifiutati di rispettare il minuto di silenzio vengono dall’estero”, aveva scritto Boudjahlat sui social. I sindacati di insegnanti Sud education e Cgt Educ’action la accusano di “discriminazione” e minacciano di denunciarla.

 

Intanto fioccano le minacce che fanno male, quelle degli islamisti. Una situazione “surreale”, dice il ministro Blanquer. “Due sindacati di sinistra hanno chiesto al rettore di sanzionare me, una nordafricana che ama la Repubblica e non sputa sulla Francia, sostenendo che stigmatizzavo gli studenti”, racconta al Foglio Fatiha Boudjahlat. “Questi sindacati vicini alla France Insoumise saldano i conti politici e mi attaccano per quello che sono: donna, magrebina, insegnante e musulmana che sconfigge la narrativa del razzismo sistemico su cui brontolano costantemente”. La colpa non è degli studenti. “Ripetono solo ciò che sentono a casa, sono fanatizzati e pensano che l’islam sia la loro identità primaria, assoluta, intangibile” ci dice Boudjahlat. “Sono arrabbiata con i genitori che impediscono loro di mettere radici in Francia. Una minoranza di insegnanti poi gli instilla l’odio per la Francia, come fossero missionari in Africa nel XIX secolo”. La morte di Paty non è stata uno spartiacque. “Molto rapidamente, i miei colleghi hanno ripreso la routine; erano più preoccupati per le fotocopie che di parlare del collega assassinato. Funzionari e media si sono schierati con il peggio. Contro il nostro paese”. Intanto, un insegnante francese su due si sta autocensurando sull’islam, rivelano nuovi sondaggi. “Per paura” conclude Boudjahlat al Foglio. “E’ un meccanismo di sopravvivenza. Pensano a fare il proprio lavoro e a tornare a casa ...Il multiculturalismo vince. Quando insegni in una classe con il 95 per cento di studenti musulmani, è più facile starsene tranquillo e comprare la pace sociale”. Lo si era visto anche nei giorni precedenti alla decapitazione di Paty. La delazione dei colleghi insegnanti, avvoltoi che volavano in cerchio sopra la preda designata alla macellazione al grido di “Allahu Akbar”.

PUBBLICITÁ

 

Di più su questi argomenti:
PUBBLICITÁ