PUBBLICITÁ

L'intervista

Tubinga, la città virtuosa nella lotta al Covid, raccontata dal suo sindaco

"Testare e isolare, abbiamo deciso di concentrarci sui più anziani", ci dice Boris Palmer

Micol Flammini

Mentre tutta l’Europa guardava alla Germania per cercare di capire cosa fosse andato storto nella gestione della pandemia, tutta la Germania guardava al piccolo centro universitario

PUBBLICITÁ

Roma. Boris Palmer è da quattordici anni il sindaco della città tedesca di Tubinga, è del partito dei Verdi, lo stesso che in tanti vedono come possibile futuro partner di una coalizione di governo dopo le elezioni di settembre. Mentre tutta l’Europa guardava alla Germania per cercare di capire cosa fosse andato storto nella gestione della pandemia, tutta la Germania guardava a Tubinga, una piccola città universitaria (89 mila abitanti) che però ha deciso di provare una sua strategia contro il virus, e sembra che stia portando successi. “Non è esattamente una strategia, sono delle misure addizionali a quelle applicate in tutta la nazione – dice al Foglio Palmer – abbiamo deciso di concentrarci sui più anziani, soprattutto su chi vive nelle Rsa. Più della metà della persone che muoiono di Covid sono residenti nelle Rsa, e mettiamo particolare cura nel testare lo staff, i visitatori e i residenti. I visitatori vengono testati tutte le volte che entrano, lo staff due volte a settimana. Testare e isolare, è questo quello che facciamo”.

ABBONATI PER CONTINUARE A LEGGERE
Se hai già un abbonamento:

Altrimenti


Roma. Boris Palmer è da quattordici anni il sindaco della città tedesca di Tubinga, è del partito dei Verdi, lo stesso che in tanti vedono come possibile futuro partner di una coalizione di governo dopo le elezioni di settembre. Mentre tutta l’Europa guardava alla Germania per cercare di capire cosa fosse andato storto nella gestione della pandemia, tutta la Germania guardava a Tubinga, una piccola città universitaria (89 mila abitanti) che però ha deciso di provare una sua strategia contro il virus, e sembra che stia portando successi. “Non è esattamente una strategia, sono delle misure addizionali a quelle applicate in tutta la nazione – dice al Foglio Palmer – abbiamo deciso di concentrarci sui più anziani, soprattutto su chi vive nelle Rsa. Più della metà della persone che muoiono di Covid sono residenti nelle Rsa, e mettiamo particolare cura nel testare lo staff, i visitatori e i residenti. I visitatori vengono testati tutte le volte che entrano, lo staff due volte a settimana. Testare e isolare, è questo quello che facciamo”.

PUBBLICITÁ

 

   

PUBBLICITÁ

Al picco della prima ondata, la città aveva 70 pazienti ricoverati nel suo ospedale più grande, 33 erano in terapia intensiva, ora i pazienti sono 35, di cui 15  in terapia intensiva e la maggior parte sono stati trasferiti da altre zone. “In generale abbiamo deciso di concentrarci su chi ha più di 65 anni, abbiamo dato loro la possibilità di prendere il taxi al prezzo del biglietto dei mezzi pubblici, la differenza la paga la città. Abbiamo regalato mascherine ffp2 e, quando i negozi erano aperti, invitavamo i più giovani a non frequentarli dalle nove alle undici del mattino. Da fine  novembre abbiamo anche deciso di offrire test rapidi, basta andare nella Piazza del mercato e si possono fare”. Secondo le stime dell’istituto Ifo di Monaco, una settimana di chiusura costa all’economia tedesca tra i 27 e i 57 miliardi, tra perdita di produzione e sussidi, la politica di test, taxi e mascherine di Tubinga è costato mezzo milione di euro. Il lockdown, prolungato fino a fine gennaio, sembrava inevitabile, il numero dei contagiati e delle morti rimane ancora molto alto. “Credo che nella gestione tedesca della pandemia, tra la prima e la seconda ondata, la differenza l’abbia fatta il tempo: abbiamo aspettato troppo. A novembre le misure annunciate che prevedevano solo la chiusura di ristoranti e luoghi culturali non erano  sufficienti. A dicembre, quando ce ne siamo accorti, era tardi. Credo che a livello nazionale ci vorrebbero  più   misure di contenimento per i  più anziani, che sono le vittime principali, e questo è stato il primo errore. Il secondo  è stato quello di non investire in tecnologia, che aiuta nel tracciamento dei nuovi contagi. E’ un punto debole di tutta l’Ue. Taiwan, Corea del sud, purtroppo anche  Cina, in questo sono stati più abili”.

 

Di Boris Palmer si è parlato molto qualche anno fa, quando criticò la decisione di Angela Merkel di accogliere ottocentomila rifugiati dalla Siria, dimostrando una linea diversa rispetto al governo e anche rispetto al suo partito. I socialdemocratici lo chiamarono il “Trump verde”, ma lui disse che le sue posizioni erano semplicemente pragmatiche, l’accoglienza era difficile da spiegare ai cittadini. Di Palmer si parla molto però soprattutto ora  per i risultati ottenuti nella gestione della pandemia, ma lui sostiene di non avere intenzione di entrare nella politica nazionale: “Tubinga è una città meravigliosa”, dice, scalzando la possibilità di scalare la leadership di un partito che quest’anno ha mire importanti ma che ha subìto una lieve perdita nei sondaggi, che fino a poco tempo fa lo davano come diretto avversario della Cdu. “Il potenziale dei Verdi in questi mesi è diminuito perché durante la crisi le persone hanno preferito fidarsi del governo, ma credo che dopo la pandemia, dopo il vaccino, tornerà l’interesse per i temi del mio partito, come l’ecologia. Sono ottimista”, dice, pensando al 26 settembre prossimo. La prima elezione tedesca senza Angela Merkel. 

Di più su questi argomenti:
PUBBLICITÁ