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I misteri di Capitol Hill

Daniele Ranieri

Perché la Guardia nazionale è stata così lenta? Comandava Pence o Trump? E perché così poca polizia?

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Il problema di spiegare come poche migliaia di rivoltosi disarmati abbiano invaso il Congresso nella capitale della nazione che spende per la sicurezza più di chiunque altro non è stato ancora risolto. Abbiamo dei frammenti ma non abbiamo ancora il quadro intero. Sappiamo che c’era un apparato di sicurezza che prendeva decisioni e reagiva in tempo reale durante l’irruzione, ma non è stato abbastanza rapido da prevenire il peggio. Dentro i trumpiani si scattavano foto nei luoghi simbolo della democrazia e imbrattavano con le loro feci alcuni uffici, fuori c’era una sequenza rapida di comunicazioni che però in qualche modo girava a vuoto. Durante l’irruzione è stato il vicepresidente Mike Pence e non il presidente Donald Trump ad autorizzare l’invio della Guardia nazionale in soccorso della polizia del Campidoglio, ormai sopraffatta dalla folla trumpiana – come ha scritto per primo il New York Times senza che i militari smentissero. “Trump ha inizialmente fatto resistenza contro la richiesta”, secondo la Cnn. Questo vuol dire che nel momento più grave gli Stati Uniti avevano una catena di comando sdoppiata. Trump aveva appena aizzato i suoi sostenitori contro il Congresso mentre c’era Mike Pence dentro e poco dopo Mike Pence da un luogo sicuro – dove era stato trascinato dalla sua scorta –  autorizzava l’intervento della Guardia nazionale a protezione del Congresso e questo contro “la resistenza iniziale” di Trump. Nessuno per ora ha chiarito cosa vuol dire “resistenza iniziale” in una situazione che richiedeva un intervento di emergenza nel giro di pochi minuti. Però in un momento successivo il presidente Trump ha detto in pubblico di essere stato lui a chiamare la Guardia nazionale per dare manforte alla polizia del Campidoglio ed è una precisazione importante perché si è reso conto che l’ordine di Pence è il segno che la sua autorità si sta spappolando. Pence non rilascia dichiarazioni. Per ora la faccenda è in sospeso.

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Il problema di spiegare come poche migliaia di rivoltosi disarmati abbiano invaso il Congresso nella capitale della nazione che spende per la sicurezza più di chiunque altro non è stato ancora risolto. Abbiamo dei frammenti ma non abbiamo ancora il quadro intero. Sappiamo che c’era un apparato di sicurezza che prendeva decisioni e reagiva in tempo reale durante l’irruzione, ma non è stato abbastanza rapido da prevenire il peggio. Dentro i trumpiani si scattavano foto nei luoghi simbolo della democrazia e imbrattavano con le loro feci alcuni uffici, fuori c’era una sequenza rapida di comunicazioni che però in qualche modo girava a vuoto. Durante l’irruzione è stato il vicepresidente Mike Pence e non il presidente Donald Trump ad autorizzare l’invio della Guardia nazionale in soccorso della polizia del Campidoglio, ormai sopraffatta dalla folla trumpiana – come ha scritto per primo il New York Times senza che i militari smentissero. “Trump ha inizialmente fatto resistenza contro la richiesta”, secondo la Cnn. Questo vuol dire che nel momento più grave gli Stati Uniti avevano una catena di comando sdoppiata. Trump aveva appena aizzato i suoi sostenitori contro il Congresso mentre c’era Mike Pence dentro e poco dopo Mike Pence da un luogo sicuro – dove era stato trascinato dalla sua scorta –  autorizzava l’intervento della Guardia nazionale a protezione del Congresso e questo contro “la resistenza iniziale” di Trump. Nessuno per ora ha chiarito cosa vuol dire “resistenza iniziale” in una situazione che richiedeva un intervento di emergenza nel giro di pochi minuti. Però in un momento successivo il presidente Trump ha detto in pubblico di essere stato lui a chiamare la Guardia nazionale per dare manforte alla polizia del Campidoglio ed è una precisazione importante perché si è reso conto che l’ordine di Pence è il segno che la sua autorità si sta spappolando. Pence non rilascia dichiarazioni. Per ora la faccenda è in sospeso.

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Ieri la leader dei democratici al Congresso, Nancy Pelosi, ha chiesto in modo plateale al Pentagono rassicurazioni sul fatto che il presidente non darà il via a operazioni militari o a una guerra atomica e che non ha accesso ai codici nucleari. Non è una cosa che riguarda l’opposizione politica ma l’annuncio è un modo per rendere chiaro a tutti che i democratici non considerano più Trump al vertice della catena di comando (per le potenze ostili all’America dev’essere uno spettacolo meraviglioso). Ha poi chiesto al presidente di dimettersi, più che altro come richiesta pro forma, e ha annunciato la procedura di impeachment per metà della settimana prossima (e il presidente eletto Joe Biden ha detto di essere d’accordo). L’inizio della procedura di impeachment non equivale alla certezza che si arrivi all’impeachment perché i democratici non hanno abbastanza voti e i repubblicani un anno fa bloccarono la procedura. Però le circostanze sono cambiate e forse a questo giro molti repubblicani potrebbero approfittare dell’occasione per votare contro Trump e così prendere le distanze da lui all’ultimo minuto utile. Durante l’assalto al Campidoglio la folla trumpiana ha ucciso un poliziotto a colpi di estintore, è morto ieri per le ferite. L’agente era un tifoso di Trump e aveva le foto del presidente sui suoi profili social.

   

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Ci sono altri indizi sul fatto che la catena di comando si sia sdoppiata. Durante l’irruzione i leader democratici al Congresso, Nancy Pelosi, Charles Schumer e Steny Hoyer da un luogo sicuro hanno telefonato ai governatori del Maryland e della Virginia perché mandassero due contingenti della loro Guardia nazionale, perché la Guardia nazionale del District of Columbia, che fa capo direttamente al Pentagono, non stava arrivando. L’autorizzazione da parte del Pentagono è arrivata soltanto dopo quando le forze si erano ormai messe in movimento perché la situazione era chiaramente sfuggita al controllo. Il Campidoglio mercoledì era sguarnito in modo inusuale, anche considerato che da giorni molti estremisti trumpiani annunciavano disordini e possibili attacchi. Il corpo di polizia del Congresso, che fa capo all’Amministrazione Trump, aveva rifiutato nei giorni precedenti l’offerta di rinforzi da parte del Pentagono e durante la crisi ha rifiutato l’offerta da parte del dipartimento di Giustizia, che dispone di molte agenzie armate – vedi le squadre speciali dell’Fbi. Un particolare interessante: circa trecento uomini della Guardia nazionale erano già schierati nelle strade, ma senza equipaggiamento antisommossa e con l’ordine di sorvegliare traffico e metropolitana senza occuparsi di altro perché, dice il Pentagono, non si voleva dare l’impressione di una militarizzazione delle strade come durante i disordini della scorsa estate. Quando è cominciata la violenza, quei soldati sono corsi a prendere l’equipaggiamento e sono tornati verso il Campidoglio occupato, ma a quel punto un po’ tutte le forze stavano convergendo verso l’insurrezione. 

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