PUBBLICITÁ

l'intervista

"Io, fotoreporter, nella furia di Capitol Hill. Una granata mi ha ferito alla gamba"

Valeria Sforzini

Wolfgang Schwan, 29 anni, ci racconta la degenerazione della protesta di Washington. "Mi ripetevo: 'ora inizieranno a sparare'. Ma durante le manifestazioni di Black Lives Matter ho sempre pensato che le reazioni della polizia fossero spropositate. In questo caso è stato l’opposto"

PUBBLICITÁ

 

ABBONATI PER CONTINUARE A LEGGERE
Se hai già un abbonamento:

Altrimenti


 

PUBBLICITÁ

Quando ha chiesto ai manifestanti cosa si aspettassero da quella rivolta, si è sentito rispondere: “Four more years, baby”. Altri quattro anni di presidenza Trump. Nella mattina di mercoledì 6 gennaio, Wolfgang Schwan si trovava al Campidoglio come fotoreporter per seguire la manifestazione organizzata da Trump e le proteste dei suoi sostenitori durante la ratifica della vittoria di Joe Biden alle elezioni presidenziali del 2020. Era lì quando, attorno all’una, la situazione è andata fuori controllo: "Ho visto montare nella gente una folle eccitazione mentre cercava di espugnare il secondo edificio più importante degli Stati Uniti dopo la Casa Bianca – spiega – È stata la situazione più assurda e violenta alla quale abbia mai assistito nella mia vita". Fotoreporter, 29 anni, di Philadelphia ha avviato la sua carriera quest’estate seguendo le manifestazioni del movimento Black Lives Matter. I suoi scatti di quello che è stato definito il punto più basso nella storia della democrazia statunitense sono stati pubblicati su “1843”, il magazine dell’Economist.

La folla era composita: oltre ai gruppi di complottisti che si sono lanciati all’assalto del Campidoglio, nella distesa di cappellini rossi che manifestava a supporto di Trump c’erano anche bambini in spalla ai genitori, persone di mezza età e anziani in sedia a rotelle. "Non tutti erano lì per fare irruzione nel palazzo e aggredire i poliziotti – racconta – penso che in un momento così unico nella storia degli Stati Uniti, la gente volesse essere presente e assistere di persona". Nessuno si aspettava che gli eventi degenerassero fino a quel punto: Schwan e i suoi colleghi avevano scelto di lasciare in macchina caschi, maschere antigas e giubbotti antiproiettili. Dopo trenta minuti dall’inizio degli scontri, il reporter è stato colpito a una gamba da una granata “stinger”, un ordigno non letale composto da pallini in gomma usato dalla polizia nelle manifestazioni. "Avevo solo un paio di occhiali protettivi e la mascherina – spiega – Quando è scoppiato il caos, quasi nessuno di noi era preparato a quello che sarebbe successo. Vedere tutte quelle persone marciare sul Campidoglio nella convinzione che le elezioni fossero state rubate al loro presidente è stato più spaventoso di qualsiasi ferita".

PUBBLICITÁ

Uno degli scatti più forti di Schwan ritrae un uomo con una bottiglietta accostata alla bocca, piena di sangue. "Lo aveva colpito alla mandibola un proiettile di gomma – spiega – A quel punto quelli attorno a lui hanno iniziato a caricarsi ancora di più. E mentre un poliziotto cercava di aiutarlo, a pochi metri di distanza un suo collega veniva trascinato a forza tra la folla, preso a calci e sbattuto a terra. Fortunatamente aveva il casco. Mi ha sorpreso vedere questo schieramento di persone essere così violento nei confronti della Capitol police. Sono gli stessi che solo qualche giorno prima sfilavano davanti a uomini e donne in divisa ringraziandoli per il loro servizio". La lenta reazione delle forze dell’ordine e i pochi poliziotti posti a difesa del Campidoglio hanno stupito tutti. "Più  vedevo la situazione degenerare e più mi ripetevo 'ora inizieranno a sparare' – racconta Schwan – Avevo la certezza che la repressione sarebbe stata durissima. Durante le manifestazioni a Portland dopo la morte di George Floyd ho sempre pensato che le reazioni della polizia fossero spropositate rispetto al pericolo effettivo. In questo caso è stato l’opposto".  

Per buona parte della durata degli scontri, Schwan è rimasto all’esterno, sul lato ovest dell’edificio. Dalla sua posizione, ha visto i manifestanti arrampicarsi sulle pareti, spaccare una finestra e entrare all’interno del Campidoglio. "Qualcuno si sarà rifatto il salotto con le lampade e le sedie che hanno rubato da quella sala riunioni – spiega –  Ma la porta era bloccata e non sono riusciti ad accedere alle stanze principali da lì". Schwan è venuto a conoscenza delle morti avvenute durante gli scontri per caso. Un manifestante accanto a lui indossava un trasmettitore collegato alla stazione della polizia. Il bollettino riportava "un manifestante e un ufficiale a terra”. "Il ragazzo con la radio ha urlato la notizia - racconta – abbiamo intuito subito che erano morti, ma nessuno si è fermato. Dei colleghi mi hanno spiegato che all’interno dell’edificio le cose sono andate diversamente. Quando hanno capito che delle persone avevano perso la vita, c’è stato un cambio di atteggiamento e si sono messi a cercare l’uscita. Come se si fossero resi conto che non ne valesse la pena".

(Tutte le foto qui riportate sono state scattate da Wolfgang Schwan)

PUBBLICITÁ

PUBBLICITÁ
Di più su questi argomenti:
PUBBLICITÁ