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Rimozione d'ordine

Se i repubblicani non cedono i democratici non possono fare nulla

Daniele Ranieri

I democratici chiedono l'applicazione del Venticinquesimo emendamento contro Trump, altrimenti un secondo tentativo di impeachment. Zuckerberg butta fuori il presidente da Facebook e Instagram. I dubbi sulla Guardia nazionale

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Il giorno dopo l’assalto dei fanatici trumpiani al Congresso è arrivata la reazione di chi era stato colto di sorpresa: i politici, le grandi piattaforme social e le forze di sicurezza che dovrebbero garantire l’ordine a Washington. I due leader dei democratici al Congresso, Nancy Pelosi e Chuck Schumer, hanno detto che il presidente Donald Trump – che passerà il fine settimana a Camp David – dev’essere rimosso con effetto immediato. “Ieri il presidente degli Stati Uniti ha aizzato un’insurrezione armata contro l’America”, ha detto ieri sera Pelosi. I due chiedono l’applicazione del Venticinquesimo emendamento, che permette al vicepresidente di sostituire un presidente che non è più in grado di fare il suo lavoro.

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Il giorno dopo l’assalto dei fanatici trumpiani al Congresso è arrivata la reazione di chi era stato colto di sorpresa: i politici, le grandi piattaforme social e le forze di sicurezza che dovrebbero garantire l’ordine a Washington. I due leader dei democratici al Congresso, Nancy Pelosi e Chuck Schumer, hanno detto che il presidente Donald Trump – che passerà il fine settimana a Camp David – dev’essere rimosso con effetto immediato. “Ieri il presidente degli Stati Uniti ha aizzato un’insurrezione armata contro l’America”, ha detto ieri sera Pelosi. I due chiedono l’applicazione del Venticinquesimo emendamento, che permette al vicepresidente di sostituire un presidente che non è più in grado di fare il suo lavoro.

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Altrimenti si aspettano che il Congresso si riunirà e deciderà con il voto un secondo impeachment contro Trump dopo quello di gennaio 2020 – sembrano passati molti anni. “Trump è un uomo pericoloso. Dev’essere rimosso. Anche se gli restano soltanto tredici giorni, ogni giorno potrebbe essere un film dell’orrore per l’America”, ha detto ancora Pelosi.
   
La procedura dice che la richiesta per applicare il Venticinquesimo emendamento deve arrivare dal vicepresidente Mike Pence e dalla maggioranza dei ministri del governo – per essere più precisi: dei segretari del gabinetto. Trump può respingere la richiesta, ma se quattro giorni dopo il suo vice e i ministri la ripetono allora la questione passa al Congresso che ha ventuno giorni per decidere. Considerato che il 20 gennaio si insedia Biden, è come se Trump fosse sospeso per i giorni che gli restano. La richiesta dei democratici rimette di nuovo al centro della scena Mike Pence. E’ passato dall’essere la spalla saldissima del presidente all’essere il bersaglio dei fanatici di Trump, che di fatto mercoledì sono stati aizzati dal presidente a dare l’assalto a una riunione plenaria del Congresso presieduta dal vicepresidente. Fino a pochi giorni fa sarebbe stato impensabile: Mike Pence portato via dalla scorta per non cadere nelle mani dei trumpiani. 

   

Ci sono segnali che vanno in senso contrario a questa soluzione: ieri si è dimessa Elaine Chao, segretaria ai Trasporti, e questo rende meno probabile l’idea che il vice Mike Pence e i ministri possano davvero mettere in moto la rimozione di Trump. Altrimenti la Chao, che comunque va via lunedì, resterebbe al suo posto per votare contro il presidente (tra le altre cose è la moglie del capo dei repubblicani al Congresso, Mitch McConnell, quindi ha il polso della situazione). Questo potrebbe significare che si va verso un secondo impeachment. Alexandria Ocasio-Cortez mostra le foto di una bozza già pronta – che però per essere efficace ha bisogno dei voti dei repubblicani al Senato. La situazione è molto diversa rispetto a un anno fa, quando i senatori repubblicani avevano protetto Trump con un voto compatto. Forse a questo giro alcuni repubblicani hanno bisogno di prendere le distanze dal presidente e non è scontato che lo proteggano di nuovo. In teoria il Congresso non si riunisce di nuovo fino al 20 gennaio. 

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Le grandi piattaforme social ormai lo considerano decaduto. Mark Zuckerberg ha dichiarato ieri che Trump è sospeso a tempo indeterminato da Facebook e Instagram e di sicuro lo è fino a quando resterà presidente. Twitter ormai si riserva la facoltà di bloccarlo e di cancellare i suoi messaggi. Ma questo ravvedimento tardivo pone molti problemi, perché il presidente non si comporta in modo diverso da un mese fa o da un anno fa: semplicemente sono i suoi sostenitori che si comportano diversamente e non si limitano più soltanto a mettergli dei like, ma tentano di inceppare la democrazia per tenerlo al potere. Se l’incitamento va soppresso, perché adesso e non in questi anni? 
Il ministro della Giustizia ad interim, Jeffrey Rosen, ieri ha annunciato che ci sarà una campagna implacabile per incriminare chi ha dato l’assalto al Congresso e che ci saranno altri arresti, oltre ai circa settanta già compiuti, nei prossimi giorni e nelle prossime settimane. Da più parti si critica il fatto che la Guardia nazionale non sia intervenuta con più rapidità perché non avrebbe ricevuto il via libera dalla Casa Bianca. E’ un’accusa molto grave: se fosse vera, vorrebbe dire che il presidente Trump ha prima incitato l’attacco e poi ha rallentato le forze che potevano fermarlo. Ma per ora le informazioni su questa vicenda non sono definitive. 

 

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