PUBBLICITÁ

I democratici conquistano la Georgia, per Biden i problemi iniziano ora

Luciana Grosso

Jon Osoff e Raphael Warnock battono i rivali repubblicani. Era dal 1986 che i dem non ottenevano due seggi su due. Il presidente ora avrà la maggioranza al Senato. Ma di un voto solo: servirà molta diplomazia parlamentare

PUBBLICITÁ

Due vittorie su due. Sembra sia questo l’esito cui sono avviate le elezioni per il senato il Georgia. Nella prima gara, Osoff contro Perdue, la giovane promessa democratica e un po’ secchiona, Jon Osoff, è avanti di una manciata di voti (2.000) a David Perdue, un’ex superstar della politica georgiana e del partito repubblicano. 

ABBONATI PER CONTINUARE A LEGGERE
Se hai già un abbonamento:

Altrimenti


Due vittorie su due. Sembra sia questo l’esito cui sono avviate le elezioni per il senato il Georgia. Nella prima gara, Osoff contro Perdue, la giovane promessa democratica e un po’ secchiona, Jon Osoff, è avanti di una manciata di voti (2.000) a David Perdue, un’ex superstar della politica georgiana e del partito repubblicano. 

PUBBLICITÁ

 

Nella seconda gara, invece, Raphael Warnock, pastore della Ebenezer Baptist Church di Atlanta, la stessa in cui serviva Martin Luther King, ha già superato di circa 30 mila voti la senatrice uscente Kelly Loeffler, prima donna a rappresentare lo stato al Senato e personaggio assai discusso un po’ perché supertrumpiana, un po’ perché ricchissima (ha un patrimonio stimato di circa 520 milioni di dollari). Le cose, per lei, sembrano chiuse, e Warnock, il cui vantaggio sembra ormai irrecuperabile, ha già parlato in un live streaming facendo non proprio un discorso di vittoria, ma insomma quasi. 

         

PUBBLICITÁ

Le due vittorie democratiche, sembrano imminenti, anche se non sono ancora state chiamate. E la ragione è la solita: mancano i voti delle città come Atlanta, Macon e Savannah, e dei centri urbani loro vicini, come  la roccaforte democratica della contea di DeKalb, dalla quale devono essere ancora conteggiati 170 mila voti e dove Osoff è dato vincente con niente meno che il 91 per cento dei voti;  o come la roccaforte repubblicana, Cobb, dove Perdue ha sì vinto, ma solo con uno scarto di 2.500 voti. 

   

      

Se le due vittorie democratiche in Georgia saranno confermate e se non ci saranno improbabili colpi di scena, molte tessere, nel mosaico della politica americana, potrebbero mettersi a posto o uscire di sede.

 

Per esempio, a posto, si potrebbero mettere le tessere che riguardano il partito democratico: con la maggioranza al Senato (risicatissima: 50 senatori su 100, più il dirimente e indispensabile voto della vicepresidente Kamala Harris) la prossima presidenza potrà avere una agenda che sarà il più vicina possibile ai desiderata di Biden. Oppure si potrebbe chiarire, senza trucco nè inganno, che la Georgia, a questo giro e con un'affluenza insolitamente alta, ha proprio votato per i democratici e che, ci spiace per lui, ma Trump proprio non ce li ha gli 11mila e spicci voti che cercava l’altra sera al telefono. Il dato è abbastanza chiaro, tanto che per la prima volta dal 1986 la Georgia avrà due senatori dem su due, e pazienza se qualcuno non ci crederà.
 

PUBBLICITÁ

Nonostante queste due chiare vittorie (che costituiscono una scoppola piuttosto memorabile per il partito repubblicano che, della Georgia, tra una cosa e l’altra, è azionista di maggioranza più o meno dai tempi di Jimmy Carter) altre tessere del mosaico usciranno definitivamente di sede.

PUBBLICITÁ

 

Per esempio si acuiranno i problemi nel partito repubblicano, da mesi in cerca di identità, in bilico tra seguire le ali estreme e l’ (ex) presidente Trump ovunque egli voglia, anche ora che perde, o se disconoscerlo, abbandonarlo al suo destino e spostarsi, dopo quattro anni di montagne russe, su posizioni più moderate.

PUBBLICITÁ

 

Allo stesso modo, anche nel vittorioso partito democratico, le cose non saranno facili. Da qui alle mid-term, la presidenza Biden sarà appesa a ogni singolo voto e, per forza di cose, ogni decisione della presidenza, dovrà essere frutto di un lavoro di cesello, di diplomazia parlamentare, di un’alternanza di concessioni e discussioni, di slanci e frenate. Il che, per un partito che, in modo speculare rispetto ai repubblicani, è diviso tra chi vuole rimanere al centro e chi, invece, vorrebbe sterzare verso sinistra, potrebbe essere un problema.

 

Biden ha vinto, anche al Senato, e tra un paio di settimane sarà presidente. Ma qualcuno lo avverta che vincere le elezioni era la parte facile. 

Di più su questi argomenti:
PUBBLICITÁ