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RICOMICIARE A BALLARE

Viva la Scozia e le punturine di ottimismo

Giuliano Ferrara

Importeremo shetland senza dazi dal paese che vuol tornare indipendente ed europeo. E non chiamiamolo più vaccino, ma puntura. Grinta, questo sia lo stato d’animo. Siamo stati pandemici nel 2020, ora abbiano inizio i roaring twenties

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Ingordigia di ottimismo, questo lo stato d’animo. La Scozia si vuole indipendente, amica delle altre nazioni del regno, europea. Grinta, tenacia, le piogge scozzesi magari ce la faranno e avremo un fulgido esempio, eroico, di differenza storica realizzata. Gli inglesi dalla Singapore sul Tamigi si faranno sotto con le loro battute, nemmeno al suo innamorato biografo, lo scozzese Boswell, il dottor Johnson le risparmiava. La Scozia? “Un paese detestabile”, rispondeva Johnson (non Boris, il dottore). “Ma è Dio che l’ha fatto”. “Sì, ma lo ha fatto per gli scozzesi… i paragoni sono brutti, ma dobbiamo ricordare che Dio ha fatto anche l’inferno”. Ma intanto importeremo shetland invece che la pashmina di Holland Park e del Londonistan, berremo wisky senza tariffa, e tributeremo onori trionfali a Nicola Sturgeon, la primo ministro con il nome di un gran santo. Vado in cerca di notizie interessanti, come dice Paul Veyne le cose belle buone brutte lo sono solo a patto di essere interessanti, sarà cinico ma è così.

 

La lingua aiuta a diradare le nebbie della famosa resilienza. Per esempio propongo di non dire più vaccino, che sa di sperimentazione eugenetica, ma puntura, che sa di gioco infantile, piccola ritrosia, schiaffetto e aghetto infilati dove si deve, e è fatto tutto. Il commissario Arcuri, nuovo spaventapasseri per gonzi, lo spiacione del secolo, dovrebbe parlare solo di punture o punturine in arrivo, distribuirle con grazia, senza calcare la mano sul gesto etico, che non è mai ottimistico, e invece infilando il nuovo nome del vieto vaccino nella mente dei pazienti potenziali o clienti. Punturine di ottimismo per i roaring twenties che sono in arrivo, indubitabilmente. Ottimismo e fiducia, dunque lotteria o superpunturina da enalotto. Ricchi premi per chi vince nella corsa alla siringhetta, trovate un bravo cantantista, sperimentate all’uopo Sanremo, e invece di rompere i coglioni con la condivisione, con i doveri verso la comunità, fate luccicare il denaro, premio ricco me lo ficco, come lieto fine del contrasto al signorino Covid. Sarà un successone. L’ottimismo si alimenta di speranza e credulità, è un sentimento un po’ bolso e sghembo, ma senza non resta che l’ansia.

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E’ come quando si arriva in porto, per l’ultimo metro dall’attracco in banchina, chi naviga sa che crescono i problemi tecnici della manovra, ma il rischio di naufragio è alle spalle. Relax. Grande attenzione, precisione, timing impeccabile nell’accosto, ma relax. Vorrei una forma di censura culturale, visto che c’è la dittatura sanitaria. Basta con la lagna. Non era mai successo che in una pandemia si proteggesse il reddito e il lavoro a questi livelli, per non parlare delle borse e delle monete virtuali, basta con la predica sulle ineguaglianze, che sono quelle di sempre e vanno combattute con l’astuzia della perfida ricchezza sociale non con il mito della povertà buona, basta con i resoconti del tinello vuoto, della mancanza di socialità, del disastro per i ragazzi a scuola, le disgrazie capitano, e superarle con slancio, grace under pressure, è il dovere di tutte le generazioni, è quella la scuola. Siamo stati per un anno intero pandemici e infodemici, ora è il momento della punturina anche per chi informa e illustra il mondo delle proprie opinioni. Negli anni Venti del XXI secolo vogliamo ricominciare a ballare, a ideare la moda, a costruire lo spazio delle città anche se c’è la rete, a abitarlo con misura e senso della distanza, finché ci si deve controassicurare, e la vita di campagna non è una geremiade idilliaca, non è un’arcadia, è un ritrovato allegro come quel raccontarsi storie nella collina di Firenze, farsi compagnia e farsi beffe, altro che condivisione. Avete presente Giovanni Boccaccio?

 

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