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Trumpino dispettuccio

Daniele Ranieri

La grazia a Snowden, se arriva, non è un ripensamento, è un’altra vendetta del presidente uscente 

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Non c’è da illudersi sui motivi per i quali il presidente americano uscente, Donald Trump, considera di concedere la grazia a Edward Snowden, il contractor dei servizi segreti americani che nel 2013 trafugò una mole enorme di dati per consegnarla ai media e poi si rifugiò in Russia. Molti considerano Snowden un eroe della trasparenza, ma Trump accarezza l’idea di perdonarlo e di concedergli così di rientrare negli Stati Uniti soltanto per vandalismo politico. Il presidente uscente detesta le agenzie di intelligence americane – le considera parte del suo nemico immaginario, il Deep State – e odia anche l’ala istituzionale del Partito repubblicano. Graziare Snowden farebbe arrabbiare molto entrambi, la comunità di intelligence e i repubblicani. 

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Non c’è da illudersi sui motivi per i quali il presidente americano uscente, Donald Trump, considera di concedere la grazia a Edward Snowden, il contractor dei servizi segreti americani che nel 2013 trafugò una mole enorme di dati per consegnarla ai media e poi si rifugiò in Russia. Molti considerano Snowden un eroe della trasparenza, ma Trump accarezza l’idea di perdonarlo e di concedergli così di rientrare negli Stati Uniti soltanto per vandalismo politico. Il presidente uscente detesta le agenzie di intelligence americane – le considera parte del suo nemico immaginario, il Deep State – e odia anche l’ala istituzionale del Partito repubblicano. Graziare Snowden farebbe arrabbiare molto entrambi, la comunità di intelligence e i repubblicani. 

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La grazia a Snowden sarebbe una tappa della sequenza di vendette che Trump si sta prendendo contro quelli che considera i suoi oppositori mentre si consumano i suoi ultimi giorni alla Casa Bianca. Tra “quelli che considera i suoi oppositori” ci sono anche i repubblicani, perché rifiutano di seguirlo in massa nella campagna per rovesciare il risultato delle elezioni. Per essere più precisi: lo seguono, ma senza convinzione e senza l’ardore che desidera lui. 

 

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Due giorni fa Trump ha deciso di non porre il veto alla legge che autorizza un gigantesco pacchetto di aiuti ai cittadini americani per aiutarli a riprendersi dalla crisi economica causata dalla pandemia. Il presidente aveva minacciato di bloccare tutto sempre per la medesima ragione: prendersi una vendetta contro i repubblicani.  Ma alla fine ha convenuto che bloccare la legge gli avrebbe arrecato un danno di immagine – fermare gli aiuti nel mezzo dell’inverno più difficile del paese da decenni – e ha desistito. 

 

Trump diceva di voler fermare gli aiuti perché non sono abbastanza. In pratica in entrambi i casi, la possibile grazia a Snowden e le minacce contro il pacchetto di aiuti, si sposta a sinistra pur di fare un dispetto al suo partito. Ma destra e sinistra da tempo non contano più, la grazia a Snowden si inserirebbe bene nella narrazione destinata alla sua base, che vede in Trump un patriota in lotta contro il Deep State che vuole impedirgli di bonificare la palude di Washington. Da anni molti repubblicani sostengono che Snowden sia un traditore e un nichilista, che con il pretesto di una battaglia a difesa dei diritti civili degli americani ha divulgato segreti che con i diritti civili non c’entrano molto – come gli accordi con Svezia e Norvegia per spiare la Russia – e ha inflitto un danno enorme alla sicurezza americana. Nel 2014 l’allora generale Mike Flynn disse al Congresso che i leaks di Snowden sarebbero costati “vite umane sul campo di battaglia”. Oggi Flynn è un convertito al trumpismo oltranzista, fa propaganda per QAnon ed è egli stesso un graziato dal presidente. E’ soltanto uno dei segni della metamorfosi generale di questi anni. 

 

All’inizio di dicembre ha preso in considerazione l’idea di ordinare la fine improvvisa di ogni appoggio da parte del Pentagono alla Cia e quindi di disintegrare il tandem militari-più-intelligence che da anni è un pilastro della politica estera americana (un pilastro che sostituisce le guerre convenzionali). Se l’ordine fosse davvero eseguito a gennaio, operazioni come quella per eliminare il capo dello Stato islamico Abu Bakr al Baghdadi a novembre 2019 in Siria non sarebbero più possibili – almeno fino a quando il successore Biden non decidesse di rimettere le cose al loro posto. La manovra non avrebbe motivazioni credibili, se non quella di essere una rappresaglia sfacciata contro i servizi. 

 

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