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"letters from an american"

Modello Heather

Greta Privitera

Una  prof. di Storia di Boston ha fatto la newsletter di maggior successo. Il mix di competenza e gentilezza

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A dirle che “Letters from an American” era in cima alla classifica delle newsletter di Substack è stato il giornalista del New York Times Ben Smith, mentre la intervistava. Lei è arrossita e si è un po’ spaventata perché, dice, quando scrive non pensa mai alle centinaia di migliaia di persone che la leggono, altrimenti non riuscirebbe a scrivere niente. Heather Cox Richardson preferisce indirizzare le sue parole a quella che immagina una futura sé, in cerca di notizie sul 2020. 

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A dirle che “Letters from an American” era in cima alla classifica delle newsletter di Substack è stato il giornalista del New York Times Ben Smith, mentre la intervistava. Lei è arrossita e si è un po’ spaventata perché, dice, quando scrive non pensa mai alle centinaia di migliaia di persone che la leggono, altrimenti non riuscirebbe a scrivere niente. Heather Cox Richardson preferisce indirizzare le sue parole a quella che immagina una futura sé, in cerca di notizie sul 2020. 

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La professoressa di storia al Boston College però ha un pubblico che fa invidia a giornali e giornalisti. Da settembre 2019, da quando ha iniziato a postare su Facebook una sinossi quotidiana sull’inchiesta di impeachment del presidente Donald Trump, è diventata un’influncer. Un’influncer inconsueta, ma che fa numeri straordinari: 1.127.982 di seguaci sul social di Mark Zuckerberg, il suo preferito. E’ entrata nel business dei media quasi per caso. Uno dei suoi appassionati lettori le ha consigliato di mettere quei piccoli saggi social in forma di newsletter per raggiungere un pubblico sempre più grande. L’idea le è piaciuta, ma non voleva pagare centinaia di dollari al mese per una piattaforma commerciale e ha scelto di provare con Substack, che molti considerano il media del futuro, diventato anche il rifugio per giornalisti cacciati dai giornali, battitori liberi in cerca di successo personale, come Glenn Greenwald, fondatore di Intercept

 

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La Cox è molto diversa dai classici autori Substack, ma come loro deve il suo successo al fatto che offre qualcosa che spesso non si trova sui giornali: usa le sue conoscenze storiche per spiegare gli avvenimenti della politica contemporanea facendo parallelismi con personaggi del passato e i protagonisti di oggi. Lo fa con garbo, senza sbraitare. Lo fa quasi come fosse un gesto di solidarietà intellettuale: lei sa e lei mette a disposizione degli altri il suo sapere. Non insegna, condivide. Parla coi follower in dirette fiume da migliaia di spettatori, il martedì e il giovedì. Risponde alle domande e ragiona con loro, con parole semplici. E’ come se li prendesse per mano e li guidasse in questo tempo caotico, ingarbugliato, tenendo come faro la storia, maestra di vita. Sarà la congiuntura Covid e le elezioni, ma quest’anno è diventata un punto di riferimento per molti americani disorientati. E’ come se Alessandro Barbero applicasse le sue capacità di storyteller alla lettura della politica italiana: un sogno.

 

Sul New York Times, Ben Smith scrive che “la dottoressa Richardson ha successo su Substack perché offre contenuti speciali che nessun caporedattore assegnerebbe, perché li troverebbe troppo noiosi”. Ma a quel caporedattore basterebbe leggere i commenti delle centinaia di migliaia di lettori entusiasti per cambiare idea. Non ama parlare di soldi perché “se inizi a fare le cose per soldi, smettono di essere autentiche”, dice. Però questo grande successo mediatico si è tradotto anche in denaro e a farle i conti in tasca ci pensa Smith. Secondo la sua stima basata su dati di Substack, con gli abbonamenti mensili di cinque dollari, la Cox è sulla buona strada per fare più di un milione l’anno, una cifra che non avrebbe mai immaginato di poter guadagnare

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Il suo pubblico è formato soprattutto da donne di mezza età che usano Facebook, consapevoli che può essere un luogo di fake news. Cox dice di scrivere per le persone che dopo aver letto un articolo vogliono sentirsi “più intelligenti, non più stupide”. Dice che i suoi lettori sono stanchi di leggere gli eventi del giorno attraverso i canali mainstream in preda al panico; nelle sue parole ritrovano la calma e la razionalità che in questi mesi è andata persa. Gran parte dei media americani va nella direzione opposta. Ormai, o sei di Cnn o sei di Fox News. Lei non è la via di mezzo, è una liberal abbastanza convenzionale, infastidita da Trump e dai suoi attacchi alle istituzioni americane, ma non ha bisogno di schierarsi in una delle due squadre per leggere il presente. Usa la conoscenza e la gentilezza, a quanto pare un mix esplosivo. Sul New York Times dice che non sa per quanto continuerà questo diario quotidiano. Per ora si è prefissata i primi cento giorni di Biden e Harris alla Casa Bianca. A questa notizia i suoi follower si sono spaventati: “Heather, non lasciarci soli”. Ci ha pensato lei a tranquillizzare, con le sue parole pacate: “E’ tutto negoziabile. Per altri 100 giorni userò questa formula, ma ho la sensazione che le cose dovrebbero cambiare con Biden. Mi servirà un nuovo titolo della newsletter, no? Sono aperta ai suggerimenti”.

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