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Il sabba finale di Trump

Daniele Ranieri

La fase terminale di questa presidenza è un autosabotaggio, i dem ringraziano

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La fase terminale della presidenza Trump è diventata un sabba per complottisti e irriducibili del presidente, che dalla Casa Bianca tentano di danneggiare a tempo quasi scaduto il partito repubblicano – l’ala più istituzionale. Adesso il presidente minaccia di mettere il veto all’enorme pacchetto di aiuti in denaro destinato ai cittadini americani sul quale i repubblicani e i democratici avevano appena finito di accordarsi dopo negoziati laboriosi. E’ una legge simbolo, che dovrebbe dimostrare la capacità delle due fazioni politiche di trovare un accordo e un terreno comune per il bene degli americani mentre comincia la campagna di vaccinazione di massa. I repubblicani guidati da Mitch McConnell hanno trattato a lungo per ridurre il contributo che andrà a ogni singolo individuo a soli seicento dollari rispetto ai milleduecento del pacchetto precedente, perché pensano che potrebbe essere uno spreco di denaro e potrebbe inibire il mercato del lavoro. Ma c’era una certa soddisfazione, perché in questa situazione è meglio fare qualcosa che aspettare. Trump però è intervenuto e ha detto che il contributo è troppo basso, dovrebbe essere di almeno duemila dollari per ogni americano. In pratica si è messo in contrapposizione diretta con il suo partito e anche con i due candidati repubblicani in Georgia, che avevano dato il loro appoggio all’accordo e che fanno una brutta figura proprio mentre stanno correndo per due seggi da senatore molto importanti. E’ come se il presidente si divertisse a recitare il ruolo di partito terzo o forse si sente già così. I democratici hanno colto l’occasione al volo e hanno detto che per loro la proposta di Trump va benissimo, appoggiano l’istanza duemila dollari. Trump ora ha tempo fino a lunedì per pensarci e se poi dovesse mettere il veto il governo americano andrebbe in shutdown – quindi si bloccherebbe l’erogazione degli stipendi federali, durante una pandemia – ma il pacchetto di aiuti sarebbe approvato due settimane dopo dal neopresidente Joe Biden, che comincerebbe il mandato con un punto facile. Sarebbe un disastro per i repubblicani, ma ormai il presidente non si tiene più nel suo ruolo di destabilizzatore. Vuole anche trasformare il voto pro-forma del sei gennaio con il quale il Congresso riconoscerà la vittoria di Joe Biden in un conteggio ufficiale: ogni singolo repubblicano dovrà dire se è leale a Trump e quindi lo appoggia nella sua lotta per rovesciare il risultato delle elezioni oppure se riconosce la vittoria di Biden – e quindi rischiare di esporsi alle rappresaglie della base trumpiana. 

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La fase terminale della presidenza Trump è diventata un sabba per complottisti e irriducibili del presidente, che dalla Casa Bianca tentano di danneggiare a tempo quasi scaduto il partito repubblicano – l’ala più istituzionale. Adesso il presidente minaccia di mettere il veto all’enorme pacchetto di aiuti in denaro destinato ai cittadini americani sul quale i repubblicani e i democratici avevano appena finito di accordarsi dopo negoziati laboriosi. E’ una legge simbolo, che dovrebbe dimostrare la capacità delle due fazioni politiche di trovare un accordo e un terreno comune per il bene degli americani mentre comincia la campagna di vaccinazione di massa. I repubblicani guidati da Mitch McConnell hanno trattato a lungo per ridurre il contributo che andrà a ogni singolo individuo a soli seicento dollari rispetto ai milleduecento del pacchetto precedente, perché pensano che potrebbe essere uno spreco di denaro e potrebbe inibire il mercato del lavoro. Ma c’era una certa soddisfazione, perché in questa situazione è meglio fare qualcosa che aspettare. Trump però è intervenuto e ha detto che il contributo è troppo basso, dovrebbe essere di almeno duemila dollari per ogni americano. In pratica si è messo in contrapposizione diretta con il suo partito e anche con i due candidati repubblicani in Georgia, che avevano dato il loro appoggio all’accordo e che fanno una brutta figura proprio mentre stanno correndo per due seggi da senatore molto importanti. E’ come se il presidente si divertisse a recitare il ruolo di partito terzo o forse si sente già così. I democratici hanno colto l’occasione al volo e hanno detto che per loro la proposta di Trump va benissimo, appoggiano l’istanza duemila dollari. Trump ora ha tempo fino a lunedì per pensarci e se poi dovesse mettere il veto il governo americano andrebbe in shutdown – quindi si bloccherebbe l’erogazione degli stipendi federali, durante una pandemia – ma il pacchetto di aiuti sarebbe approvato due settimane dopo dal neopresidente Joe Biden, che comincerebbe il mandato con un punto facile. Sarebbe un disastro per i repubblicani, ma ormai il presidente non si tiene più nel suo ruolo di destabilizzatore. Vuole anche trasformare il voto pro-forma del sei gennaio con il quale il Congresso riconoscerà la vittoria di Joe Biden in un conteggio ufficiale: ogni singolo repubblicano dovrà dire se è leale a Trump e quindi lo appoggia nella sua lotta per rovesciare il risultato delle elezioni oppure se riconosce la vittoria di Biden – e quindi rischiare di esporsi alle rappresaglie della base trumpiana. 

Venerdì 18 dicembre Trump ha convocato una riunione molto agitata alla Casa Bianca – con molte urla secondo testimoni – durante la quale ha proposto di nominare Sidney Powell consigliere speciale a capo di una commissione d'inchiesta sulle elezioni. La Powell è una oltranzista, va davanti ai giornalisti a sparare teorie del complotto senza prove, eccita molto i seguaci di QAnon, fa circolare meme molto aggressivi. Alla riunione c’era anche l’ex generale Mike Flynn, che in tv invoca la legge marziale per rifare le elezioni, e c’erano l’avvocato Pat Cipollone e il capo di staff Mike Meadows a opporre resistenza e a spiegare che la Costituzione non permette queste varianti. In questi giorni Trump si vede con Marjorie Greene, la candidata seguace di QAnon che è stata eletta al Congresso e adesso fa pressione sugli altri repubblicani perché non riconoscano l’elezione di Biden. 

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