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Un rapporto esplosivo sulla Russia per ora non ottiene reazioni

Daniele Ranieri

Un sito pubblica foto e dei nomi dei sicari dell'intelligence russa coinvolti nell'avvelenamento dell'oppositore Navalny, i governi europei avevano già queste informazioni

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La pubblicazione dei nomi e delle fotografie della squadra dei servizi russi coinvolta nel tentato assassinio di Alexei Navalny, l’oppositore più noto del presidente Vladimir Putin, non ha ancora prodotto effetti. Il Cremlino ha annullato ieri e oggi la telefonata quotidiana con i media del portavoce Dmitry Peskov per guadagnare tempo ed elaborare una linea difensiva perché è scontato che tutti i giornalisti stranieri avrebbero chiesto un commento. Ma che rispondere? Il rapporto del sito investigativo Bellingcat in collaborazione con The Insider, Der Spiegel e la Cnn contiene una mole enorme di informazioni a prova di smentita. Ci sono i collegamenti tra la squadra dell’intelligence russa che pedinava Navalny e il laboratorio dove si produce il novichok, ci sono i biglietti aerei, le telefonate, le posizioni rispetto a Navalny mentre si spostava: è come avere in mano i tabulati dei telefonini della squadra di sicari che ha tentato di eliminare l’oppositore russo, assieme con note di spiegazione. Le prove reggono un quadro d’accusa serio: i servizi segreti russi tentano di eliminare l’opposizione con un agente nervino, che in teoria la Russia non dovrebbe più produrre ma produce ancora in violazione degli accordi sulle armi chimiche.

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La pubblicazione dei nomi e delle fotografie della squadra dei servizi russi coinvolta nel tentato assassinio di Alexei Navalny, l’oppositore più noto del presidente Vladimir Putin, non ha ancora prodotto effetti. Il Cremlino ha annullato ieri e oggi la telefonata quotidiana con i media del portavoce Dmitry Peskov per guadagnare tempo ed elaborare una linea difensiva perché è scontato che tutti i giornalisti stranieri avrebbero chiesto un commento. Ma che rispondere? Il rapporto del sito investigativo Bellingcat in collaborazione con The Insider, Der Spiegel e la Cnn contiene una mole enorme di informazioni a prova di smentita. Ci sono i collegamenti tra la squadra dell’intelligence russa che pedinava Navalny e il laboratorio dove si produce il novichok, ci sono i biglietti aerei, le telefonate, le posizioni rispetto a Navalny mentre si spostava: è come avere in mano i tabulati dei telefonini della squadra di sicari che ha tentato di eliminare l’oppositore russo, assieme con note di spiegazione. Le prove reggono un quadro d’accusa serio: i servizi segreti russi tentano di eliminare l’opposizione con un agente nervino, che in teoria la Russia non dovrebbe più produrre ma produce ancora in violazione degli accordi sulle armi chimiche.

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Una giustificazione plausibile del ritardo generale è che anche la comunità internazionale ha bisogno di tempo come la Russia per decidere cosa fare ora che le informazioni sono diventate pubbliche. E quando si dice comunità internazionale si intende l’Unione europea, perché gli Stati Uniti sono impegnati nella transizione più accidentata della loro storia e fino all’insediamento del presidente eletto Joe Biden alla Casa Bianca fra più di un mese potrebbero non dichiarare una posizione ufficiale (a proposito: ieri anche il presidente russo Putin ha riconosciuto la vittoria di Biden, a differenza di Donald Trump e dei suoi fedelissimi). Altri, come la Cina, non diranno nulla.  


L’assenza di reazioni diplomatiche è per ora facilitata dai media che non prestano molta attenzione alla storia – ma i due big americani, New York Times e Washington Post, hanno cominciato a produrre materiale. Il New York Times in particolare aggiunge informazioni nuove e scrive che la Cia americana e l’intelligence inglese poco dopo l’arrivo di Navalny in coma a Berlino – quindi a fine agosto – avevano dato ai servizi tedeschi l’identità degli agenti russi coinvolti nella sorveglianza e nell’avvelenamento. Queste informazioni erano condivise da altri servizi in Europa. In pratica molti governi avevano già le informazioni che sono diventate pubbliche grazie al rapporto di Bellingcat, mentre la versione ufficiale della Russia era che Navalny aveva avuto un malore. Fino a oggi la sola reazione è stata l’imposizione di sanzioni da parte dell’Ue contro “sei persone e un’entità” russe, avvenuta il 15 ottobre. Fra i sei sanzionati c’è  Aleksandr Bortnikov, il direttore dell’Fsb, che è il servizio segreto coinvolto nel tentato omicidio. Per ora si procede come se esistessero due Russie, una con la quale è necessario trattare come se nulla fosse successo perché è too big too fail, ci sono in ballo troppe questioni e troppe connessioni, e una seconda Russia che sta imboccando la via bielorussa: ridurre sempre più lo spazio politico libero e colpire chi prova a riallargarlo, come faceva Navalny. Un tempo questo spazio libero era importante per la Russia, perché reggeva l’immagine di un paese dove l’impianto politico di fondo resisteva ancora. Adesso gli esperti parlano di un processo di “bunkerizzazione” del potere russo, che si trincera e aggredisce l’opposizione. I vertici chiusi nel bunker non hanno più tolleranza nemmeno per la pretesa di esistere di un’opposizione funzionante. 

Il rapporto di Bellingcat è un colpo per la schiera di scettici che ha sostenuto l’innocenza dell’esecutivo russo perché  “non avrebbe alcun interesse a eliminare l’oppositore Navalny”. Di solito gli scettici parlano come se l’eventuale eliminazione del volto più noto fosse un trauma superabile facilmente dall’opposizione e come se ci fossero migliaia di candidati pronti a rimpiazzarlo nella Russia del 2020, dove non essere allineati al governo attira l’attenzione dei servizi. 
 

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