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Gli avvelenatori dei servizi russi coinvolti nel tentato omicidio di Navalny

Daniele Ranieri

Un’inchiesta meticolosa svela molte informazioni sull’operazione con il novichok per eliminare l’oppositore più noto del presidente Putin. Implicazioni gravi 

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Una squadra dei servizi segreti russi è responsabile dell’avvelenamento del capo dell’opposizione russa Alexey Navalny avvenuto il 12 agosto scorso in Siberia. Le prove raccolte sono così tante e così meticolose da rendere impossibile pensare a qualcos’altro che non sia un’operazione di stato per uccidere Navalny autorizzata dai vertici della Russia – secondo un’inchiesta pubblicata ieri e condotta dal sito inglese di giornalismo investigativo Bellingcat in collaborazione con il sito investigativo russo The Insider, con il settimanale tedesco Der Spiegel e con la rete americana Cnn.

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Una squadra dei servizi segreti russi è responsabile dell’avvelenamento del capo dell’opposizione russa Alexey Navalny avvenuto il 12 agosto scorso in Siberia. Le prove raccolte sono così tante e così meticolose da rendere impossibile pensare a qualcos’altro che non sia un’operazione di stato per uccidere Navalny autorizzata dai vertici della Russia – secondo un’inchiesta pubblicata ieri e condotta dal sito inglese di giornalismo investigativo Bellingcat in collaborazione con il sito investigativo russo The Insider, con il settimanale tedesco Der Spiegel e con la rete americana Cnn.

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Navalny è il volto più noto dell’opposizione russa e per questo è pedinato dagli uomini dell’Oru, l’ufficio politico dei servizi russi, e non è una sorpresa. Ma oltre a questa prima squadra c’era una seconda squadra invisibile che lo seguiva ed era formata da sette uomini dell’Fsb  – i servizi russi, da distinguersi dall’intelligence militare (Gru) – della quale facevano parte anche medici e specialisti in veleni. Bellingcat fornisce nomi, cognomi, fotografie prese dai passaporti, identità false usate durante gli spostamenti e brevi note sulla carriera nei servizi segreti di tutti e sette. Sono agenti legati al Nii-2, che è un laboratorio dell’Fsb che in via ufficiale si occupa di ricerca e di analisi forensi come se fosse soltanto un laboratorio della polizia scientifica ma è impegnato nel programma russo per produrre armi chimiche come il novichok – l’agente nervino già usato dall’intelligence militare russa contro il doppiogiochista Sergei  Skripal vicino a Londra nel marzo 2018. Secondo le analisi fatte in Germania, il veleno usato contro Navalny è una nuova variante del novichok che può essere stata creata soltanto da esperti in un laboratorio specializzato.

  

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Per trentasette volte la squadra di specialisti dell’intelligence ha pedinato Navalny durante i suoi spostamenti aerei dentro la Russia – a partire dal 2017, ovvero da quando l’oppositore aveva annunciato di volersi candidare come presidente. Per non farsi scoprire gli uomini della squadra prendevano altri voli rispetto a quello di Navalny, ma facevano sempre in modo di riagganciarlo. A volte usavano dei nomi di copertura e a volte i loro nomi reali, per non creare un pattern identificabile con facilità da qualcuno che avesse voluto controllare le liste passeggeri. A volte arrivavano un giorno prima e partivano due giorni dopo, ma l’effetto era sempre lo stesso: Navalny era circondato senza saperlo. Gli investigatori di Bellingcat sono entrati in possesso dei dati dei loro telefonini a partire dal 2020 – vedremo dopo come – e si sono accorti di due picchi di attività. Uno è il 6 luglio, quando Navalny va con la moglie Yulia in vacanza al mare a Kaliningrad. Ma Yulia sta malissimo, non riesce a camminare e si accascia su una panchina. La coppia crede che sia stato un primo tentativo di avvelenamento e che lei sia venuta a contatto forse in modo accidentale con una dose non letale di veleno. Il secondo picco di attività è prima e durante l'avvelenamento di Navalny in Siberia un mese dopo. I telefonini comunicano in modo molto fitto tra loro e con Mosca. Il capo della squadra comunica con il suo superiore Vladimir Bogdanov. Tanto per capire la catena di comando: sopra Bogdanov c’è il direttore dell’Fsb, Aleksandr Bortnikov, e sopra Bortnikov c’è il presidente Vladimir Putin. Navalny si salvò grazie alla decisione del pilota di fare un atterraggio d’emergenza e all’intuito dei dottori che gli somministrarono atropina anche se non vedevano segni di avvelenamento perché il novichok è difficile da rilevare. I media ufficiali intanto parlavano di “malore da mancanza di zuccheri”.

 

Gli investigatori sono entrati in possesso di passaporti, dati dei biglietti aerei e dati telefonici grazie al fatto che in Russia queste informazioni sono vendute a pacchetti online da funzionari corrotti. L’operazione potrebbe coincidere con la progressiva “bunkerizzazione” del potere in Russia, quindi con la tendenza a essere sempre più duri con chi minaccia di destabilizzare la situazione come nella vicina Bielorussia. 

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