Che gran fermento in Francia per appuntarsi il bollino verde
Gli elettori sono sempre più sensibili alle questioni ambientali. Le liti tra socialisti e Verdi, le ambizioni interne e l’opa di Macron
Se in questi giorni chiedi ai Verdi francesi cosa pensano di Anne Hidalgo, sindaco di Parigi, ti dicono che sta scherzando un po’ troppo con il fuoco e che dovrebbe pensarci due volte prima di pronunciare certe frasi. Il riferimento è a un’intervista rilasciata a fine novembre a Bfm.tv, durante la quale la Hidalgo ha invitato i suoi alleati di Europe écologies les Verts (Eelv) a “uscire dalla loro ambiguità” repubblicana. “Ho un dialogo esigente con loro e lo dico apertamente quando ci sono cose che non possono essere accettate, che dimostrano che il loro rapporto con la République non è ancora chiaro”, ha dichiarato la Hidalgo. A provocare queste dichiarazioni è stata l’ostilità degli ecologisti a ribattezzare una piazza in memoria di Samuel Paty, l’insegnante di storia e geografia decapitato a ottobre da un terrorista islamico. Con sorpresa generale, Fatoumata Koné, presidente del gruppo Eelv all’Hôtel de Ville, ha sbandierato il cavillo del regolamento comunale che raccomanda di aspettare almeno cinque anni dalla morte di una persona per poter rinominare un luogo in suo onore: un richiamo al regolamento curiosamente scrupoloso che ha suscitato l’ira della Hidalgo. “Mi rincresce che questa sia la vostra posizione”, ha detto, criticando il fatto che “un problema di regolamento, che in realtà non esiste perché è una regola non scritta, che in questa sede siamo abituati a superare spesso con un accordo, non permetta di allinearsi di fronte a un evento tanto importante quanto la decapitazione di un professore nel quadro di un attacco terroristico islamista”.
In molti, dietro l’avversione di Eelv, hanno visto l’imbarazzo di un partito che fatica a criticare le derive dell’islam: per paura di essere tacciato di islamofobia. “La libertà d’espressione rappresenta ciò che siamo. E’ la ricchezza della nostra nazione. L’assassinio di Samuel Paty è stato uno choc enorme per tutto il paese. Bisognerebbe essere unanimi a questo proposito”, ha sottolineato la Hidalgo. Secondo un suo fedelissimo sentito dal Canard enchaîné, la sindaca “ha colpito lì dove fa male” con la sua strigliata repubblicana in diretta televisiva, mettendo i Verdi francesi di fronte alle loro responsabilità in materia di valori. Quando si parla di laicità il terreno è molto scivoloso in seno al partito che ha stravinto le ultime elezioni comunali e ha ottenuto un successo storico alle europee dello scorso anno (13,48 per cento). La presenza di molti esponenti di Eelv alla controversa Marcia contro l’islamofobia del novembre 2019, a un mese soltanto dall’attentato islamico nel cuore della prefettura parigina, ha lasciato ferite repubblicane che non si sono ancora ricucite. Perché gli ecologisti sono scesi in piazza accanto al Collectif contro l’islamophobie en France (Ccif), associazione islamista mascherata da collettivo antirazzista dissolta la scorsa settimana per i suoi legami con i milieux radicali? A questa domanda, i Verdi francesi non hanno mai risposto con nettezza. Così come non lo ha fatto Éric Piolle, sindaco Eelv di Grenoble, a proposito delle sue liaisons dangereuses con gli ambienti islamisti. Da quando è diventato sindaco, ha trasformato Grenoble nella “figlia primogenita dell’islam”, come ha scritto il mensile l’Incorrect. E nell’estate del 2019, ha lasciato che le autoproclamate “Rosa Parks musulmane” facessero il bagno in burkini in una piscina comunale, anche se violavano apertamente il regolamento interno. “Le donne, a prescindere dalla loro religione o dal loro modo di vita, devono poter accedere alle piscine comunali”, dichiarò Piolle, prendendo una bacchettata sulle mani dall’allora segretaria di stato per le Pari opportunità Marlène Schiappa. “Deploro l’ambiguità del sindaco di Grenoble nel non intervenire con fermezza per difendere i diritti delle donne e i valori della République”, reagì la Schiappa.
Piolle è anche un tipo parecchio ambizioso. Il 25 novembre ha creato un’associazione, Kairos Etxea, tramite la quale vuole aprirsi una strada per le presidenziali del 2022. “Ci sarà sicuramente un candidato che difenderà l’ecologia politica”, ha detto Piolle, convinto di avere dalla sua parte la maggioranza di Eelv. L’attuale sindaco di Grenoble, tuttavia, dovrà fare i conti con Yannick Jadot, artefice del trionfo verde alle ultime europee e più che mai deciso a guidare la formazione ecologista verso l’Eliseo. Con Jadot, la Hidalgo ha molti più punti in comune rispetto a quanti non ne abbia con Piolle: intanto per entrambi la laicità è intoccabile. Jadot figura fra le personalità politiche preferite dai francesi, ma anche la Hidalgo, dopo essere stata rieletta al comune di Parigi in quota Partita socialista, gode di grande popolarità. “Eelv ci ha fatto fare progressi sull’ecologia, spetta a noi farglieli fare sulle questioni della République”, ha detto a Bfm.tv la sindaca parigina. La Hidalgo ha tanto bisogno degli ecologisti quanto questi ultimi hanno bisogno di lei per puntare al grande traguardo dell’Eliseo.
Ma la strada per le presidenziali 2022 è molto trafficata, perché tutti vogliono il bollino verde, la patente di ecologista perfetto, quella che sposterà i voti decisivi. Anche il presidente Emmanuel Macron lo sa bene. E infatti questa settimana è tornato a dipingere di verde i suoi discorsi, moltiplicando i segnali verso gli elettori sensibili alle questioni ambientali, ma stanchi delle zuffe egocentriche di Eelv. Lunedì, il presidente della Repubblica francese ha animato una videoconferenza sulle “zone a bassa emissione di CO2”, martedì si è presentato al comune di Le Creusot, in uno dei siti industriali di Areva, per vantare i meriti verdi dell’energia nucleare, e a metà dicembre incontrerà alcuni dei centocinquanta membri della Convention citoyenne pour le climat (Ccc), la convenzione istituita dall’Eliseo nella primavera del 2019 per avanzare proposte sulla politica ecologica nazionale. Con questo incontro Macron proverà a contenere la rabbia della frangia radicale della Ccc, che accusa il presidente di voler inserire “solo” il 40 per cento delle loro proposte nel futuro progetto di legge sul clima. “Non è perché centocinquanta persone hanno scritto una cosa che automaticamente diventa la Bibbia o il Corano”, ha detto sabato l’inquilino dell’Eliseo in un’intervista al media online Brut. La frase ha fatto andare di traverso il caffè agli oltranzisti della Ccc, e alcuni hanno anche boicottato gli incontri preliminari di lunedì e martedì con il della Transizione ecologica Barbara Pompili, perché durante le precedenti riunioni “i lobbisti demolivano le nostre misure”. Non sarà facile trovare un punto di equilibro con i più estremisti, ma sabato prossimo è il quinto anniversario degli Accordi di Parigi sul clima, e Macron non vuole farsi trovare impreparato.
l'editoriale dell'elefantino