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1.800 miliardi di euro, grazie a Merkel e alla Germania europea

David Carretta

Accordo al vertice sui fondi dell’Ue anti Covid. La presidenza tedesca è stata decisiva. Il più grande successo della cancelliera 

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Il grande successo di Angela Merkel durante il semestre di presidenza dell’Unione europea è quello di essere riuscita a imporre “la Germania europea”, rinunciando alla tentazione della “Europa tedesca”. Le due espressioni erano state inventate da Thomas Mann nel 1953 e da allora sono considerate il dilemma al cuore dell’Ue. Causa pandemia di Covid-19 e il suo effetto sull’economia del vecchio continente, la cancelliera ha abbandonato le sue tradizionali esitazioni e si è gettata a muso duro per fare il passo che istituzionalizza l’europeizzazione della Germania. “Finché sarò in vita non ci sarà alcuna condivisione del debito”, aveva detto Merkel nel giugno del 2012, nel pieno della crisi del debito sovrano che rischiava di portarsi via la zona euro. Ora, grazie a Merkel, l’Ue ha definitivamente deciso di dotarsi di un Recovery fund da 750 miliardi di euro per la ripresa, che sarà finanziato grazie alle emissioni di debito comuni rimborsate dal bilancio comunitario, di cui la Germania è il principale contributore e garante. 

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Il grande successo di Angela Merkel durante il semestre di presidenza dell’Unione europea è quello di essere riuscita a imporre “la Germania europea”, rinunciando alla tentazione della “Europa tedesca”. Le due espressioni erano state inventate da Thomas Mann nel 1953 e da allora sono considerate il dilemma al cuore dell’Ue. Causa pandemia di Covid-19 e il suo effetto sull’economia del vecchio continente, la cancelliera ha abbandonato le sue tradizionali esitazioni e si è gettata a muso duro per fare il passo che istituzionalizza l’europeizzazione della Germania. “Finché sarò in vita non ci sarà alcuna condivisione del debito”, aveva detto Merkel nel giugno del 2012, nel pieno della crisi del debito sovrano che rischiava di portarsi via la zona euro. Ora, grazie a Merkel, l’Ue ha definitivamente deciso di dotarsi di un Recovery fund da 750 miliardi di euro per la ripresa, che sarà finanziato grazie alle emissioni di debito comuni rimborsate dal bilancio comunitario, di cui la Germania è il principale contributore e garante. 

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L’ultimo ostacolo da superare era il veto di Polonia e Ungheria al pacchetto di bilancio 2021-27, da cui dipende la partenza del Recovery fund, per la loro contrarietà all’introduzione di un meccanismo di condizionalità sullo stato di diritto. La presidenza tedesca dell’Ue ha offerto una dichiarazione interpretativa con una piccola concessione a Varsavia e Budapest, ma ha anche minacciato di procedere con un Recovery fund a 25. Merkel ha parlato diverse volte al telefono con Viktor Orbán e Mateusz Morawiecki. “Negli ultimi giorni la Germania, e anche io personalmente con i miei collaboratori, ha lavorato duramente per rispondere alle preoccupazioni dell’Ungheria e della Polonia e allo stesso tempo per preservare il meccanismo dello stato di diritto concordato con il Parlamento europeo”, ha spiegato Merkel prima del vertice dei capi di stato e di governo: “Vedremo se possiamo trovare l’unanimità”, ma “realizzare questo importante risultato sarebbe un segnale molto importante sulla capacità dell’Ue di agire” di fronte alla pandemia. Come ogni vertice che si rispetti, anche quello di ieri ha avuto i suoi momenti di tensione. Il premier olandese, Mark Rutte, ha posto una serie di condizioni per dare il via libera all’intesa con Polonia e Ungheria sullo stato di diritto. Ma alla fine anche il Parlamento europeo ha dato la sua benedizione al lodo Merkel.

 

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Il ruolo della cancelliera è stato determinante durante tutto il processo tra aprile e luglio per mettere in piedi il Recovery fund e altri strumenti come Sure e il Mes. Prima la proposta con Emmauel Macron di un fondo da 500 miliardi. Poi i suggerimenti alla Commissione per trovare il giusto equilibrio tra prestiti e stanziamenti. In seguito il lavoro come presidente di turno dell’Ue per trovare un compromesso che sembrava impossibile nei quattro giorni e nelle quattro notti di vertice a luglio. Mai sopra le righe, senza cercare i riflettori, usando il telefono e gli incontri bilaterali, trattando i suoi interlocutori sempre con rispetto, anche quando avanzavano richieste esorbitanti o inaccettabili. Il motto di Merkel è stato “tutti devono fare compromessi”. Alla fine è la Germania che ha fatto il compromesso più grande di tutti accettando il debito europeo e i trasferimenti verso i paesi più deboli. Ogni diplomatico o commentatore ha le sue spiegazioni. A marzo Merkel si è trovata di fronte a uno scenario catastrofico. Secondo alcuni, si è decisa per il Recovery fund quando ha capito che il livello di debito dell’Italia rischiava di portare al default e all’implosione della zona euro. Secondo altri, Merkel ha compreso che le risorse fiscali a  disposizione a Berlino avrebbero trasformato la Germania nella potenza egemone dell’Ue distruggendo il mercato interno. Quali siano le ragioni, la prospettiva era l’Europa tedesca. Ma Merkel ha scelto la Germania europea.

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