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Berlino non è più la Cenerentola della Germania. Meno sexy sì, ma meno povera

Daniel Mosseri

Al posto della discoteca fetish ora c’è un centro tamponi anti Covid: la capitale tedesca reagisce con creatività allo shock economico di un lockdown che sembra non avere mai fine

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Al posto del buttafuori un infermiere, e al posto della guardarobista con il reggiseno borchiato una più sobria impiegata della asl con i moduli per il trattamento dei dati personali. Anche Berlino si adegua alla pandemia. Così il KitKatClub, storica discoteca fetish della capitale tedesca, casa del divertimento e della trasgressione, si è trasformato in un centro per la somministrazione di tamponi rapidi. La notizia ha lasciato di stucco i nottambuli berlinesi, nativi e d’importazione. Stupita anche la folta comunità non dei Gastarbeiter, come si diceva una volta, ma degli expat, che fa molto più Europa e integrazione. Ieri per andare a ballare sotto al nulla che resta del Muro di Berlino bastava un volo a basso costo per Schönefeld, un ostello a pochi euro e il gioco era fatto. In pochi mesi tutto è cambiato, quasi sparito.

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Al posto del buttafuori un infermiere, e al posto della guardarobista con il reggiseno borchiato una più sobria impiegata della asl con i moduli per il trattamento dei dati personali. Anche Berlino si adegua alla pandemia. Così il KitKatClub, storica discoteca fetish della capitale tedesca, casa del divertimento e della trasgressione, si è trasformato in un centro per la somministrazione di tamponi rapidi. La notizia ha lasciato di stucco i nottambuli berlinesi, nativi e d’importazione. Stupita anche la folta comunità non dei Gastarbeiter, come si diceva una volta, ma degli expat, che fa molto più Europa e integrazione. Ieri per andare a ballare sotto al nulla che resta del Muro di Berlino bastava un volo a basso costo per Schönefeld, un ostello a pochi euro e il gioco era fatto. In pochi mesi tutto è cambiato, quasi sparito.

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Oggi l’aeroporto di Schönefeld non esiste più, chiuso assieme a Tegel per fare posto al tanto atteso scalo BER dedicato alla memoria di Willy Brandt – ma nessuno dirà “volo a Willy Brandt” e tutti resteranno appesi a una sigla. Quanto alle compagnie low cost la speranza è che tornino a volare più veloci e spartane di prima ma nel pieno della seconda ondata di contagi è meglio non azzardare previsioni. Con i tamponi al KitKat si parte il 4 dicembre al costo di 24,90 euro a esame. Il test sarà condotto da personale medico con i guanti rigorosamente di lattice a ricordare i fasti latex d’antan. La scelta dimostra il pragmatismo della proprietà del club: dopo otto mesi consecutivi di lockdown, trasformarsi in un avamposto antivirale è una scelta di campo che dimostra voglia di lavorare nel breve e nel lungo periodo. Meno entusiasti sono gli orfani delle piste, dei dj set, delle dark room e del dungeon della discoteca. Se restare vivi e attivi è importante per ogni impresa che si rispetti, continuare a far parlare di sé è fondamentale per locali di tendenza che sperano di rimanere tali anche dopo la pandemia. Così dallo scorso settembre il Berghain, vera e propria istituzione della vita notturna berlinese, ha trasformato i propri spazi industriali in “Studio Berlin”, una grande area espositiva per oltre cento artisti internazionali. La capitale, insomma, reagisce con creatività allo shock economico e sociale di un lockdown che in Germania sarà pure parziale ma non sembra avere mai fine.

 

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La città vive così una nuova adolescenza: lo scorso ottobre ha chiuso definitivamente il Liebig 34, la casa-progetto anarco-femminista di Friedrichshain, quartiere berlinese che più up and coming non si può. Lo sgombero è stato effettuato dalla polizia fra le proteste di intellettuali e sociologi che lamentano una città sempre più gentrificata e globalizzata, destinata a diventare una metropoli qualunque. Andatelo a raccontare a Google che a ottobre del 2019 ha rinunciato ad aprire a Kreuzberg (cuore turco e occidentale di una Berlino riunificata) il suo settimo campus dopo quelli già inaugurati a Londra, Tel Aviv, Parigi, San Paolo, Varsavia e Madrid. Il gigante della Silicon Valley è stato cacciato al grido di “Fuck Off Google” da gruppi di attivisti antigentrificazione. E’ il tema, che ritorna, della terza via di una capitale un po’ meno povera, un po’ meno sexy e più attenta al lavoro. Una Berlino che nel 2014 ha respinto la speculazione immobiliare sul Tempelhofer Feld, rimasto un grande prato verde nel cuore di Kreuzberg, ma anche una città in cui i prezzi degli immobili sono in crescita vertiginosa da anni, pur restando molto più bassi che a Monaco o Francoforte per non parlare di Londra o Parigi. Per anni la capitale è stata la cenerentola della Germania, grande idrovora del sussidio di solidarietà in arrivo dai Länder più ricchi. E dunque sorprendono i dati dell’ufficio di statistica di Berlino-Brandeburgo secondo cui “il prodotto interno lordo di Berlino è aumentato del 3 per cento in termini reali nel 2019” a fronte di una crescita media dello 0,6 in Germania. “Pil e tasso di occupazione sono cresciuti per anni più velocemente della media nazionale. Soprattutto il settore dei servizi ha avuto un impatto positivo sulla crescita economica di Berlino”. Nel loro piccolo, i tamponi anti Covid e le mostre in discoteca sono servizi che contribuiranno alla crescita dell’afflitto prodotto interno lordo del 2020.

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