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Prima gli inglesi. Ma con il vaccino europeo

Cristina Marconi

Boris Johnson s’accaparra il vaccino europeo e allestisce la più grande campagna di vaccinazione della storia inglese. L'Inghilterra è il primo paese occidentale ad approvarlo

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Londra. Il Regno Unito balla da solo e approva il vaccino europeo anti Covid prima dell’Unione europea. E sebbene l’idea del ministro della Salute Matt Hancock che sia avvenuto “grazie alla Brexit” sia stata smentita – gli stati membri possono approvare i farmaci d’emergenza senza aspettare il via libera dell’Agenzia del farmaco e comunque Londra è nella Ue ancora per qualche settimana – resta il fatto che Boris ha bruciato tutti sul tempo, proprio lui che fisicamente e politicamente ha pagato il prezzo più alto per la pandemia.

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Londra. Il Regno Unito balla da solo e approva il vaccino europeo anti Covid prima dell’Unione europea. E sebbene l’idea del ministro della Salute Matt Hancock che sia avvenuto “grazie alla Brexit” sia stata smentita – gli stati membri possono approvare i farmaci d’emergenza senza aspettare il via libera dell’Agenzia del farmaco e comunque Londra è nella Ue ancora per qualche settimana – resta il fatto che Boris ha bruciato tutti sul tempo, proprio lui che fisicamente e politicamente ha pagato il prezzo più alto per la pandemia.

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Il Regno Unito è quindi il primo paese occidentale ad approvare un vaccino, e pazienza se per ora non è quello “homemade” di Oxford ma quello europeo: dalla settimana prossima ai britannici verrà inoculata la prima dose dell’innovativo vaccino di Pfizer/BioNTech, messo a punto nei laboratori tedeschi con finanziamenti del governo di Berlino, 445 milioni di dollari, e dall’americana Pfizer, ma senza fondi del governo americano. “Per quasi un anno non abbiamo fatto che aspettare questo momento”, ha annunciato Johnson festoso e natalizio in conferenza stampa, con un gran tempismo visto che ieri il paese è uscito da un lockdown di un mese, l’accordo sulla Brexit ancora latita e fra i Tory lo scontento per la gestione del Covid si sta trasformando in aperta ribellione.

 

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A Downing Street questo vaccino serviva e serviva ora. L’approvazione da parte dell’Agenzia regolatoria per i medicinali e i prodotti legati alla salute, Mhra, è giunta nelle prime ore di ieri, “a seguito di un processo estremamente puntiglioso e una revisione estremamente rigorosa”, secondo l’amministratore delegato, la dottoressa June Raine, che ha assicurato che “la sicurezza del pubblico verrà sempre per prima”.


Come hanno fatto a essere così rapidi? Hanno iniziato il procedimento a giugno scorso ed erano “pronti allo sprint finale”, senza “prendere nessuna scorciatoia”. Mentre sbagliava (quasi) tutto, il governo britannico su una cosa ci ha visto giusto: i tempi, la fretta, il mettersi in posizione in anticipo. I test hanno dimostrato che il vaccino è efficace nel 95 per cento dei casi per prevenire il Covid sintomatico e protegge il 94 per cento degli anziani, primi destinatari di un vaccino che deve essere distribuito innanzi tutto nelle case di cura, ai pazienti e al personale. Poi seguiranno ultraottantenni e medici e infermieri di tutto il paese, scendendo in età fino ad arrivare a tutti. Il Regno Unito si è garantito 40 milioni di dosi, sufficienti per 20 milioni di persone visto che ce ne vogliono due, a distanza di circa un mese. Gli effetti collaterali sono leggeri e durano poco, mentre l’immunità scatta a sette giorni dalla seconda dose, anche se già 12 giorni dopo la prima c’è una forma di protezione. Le prime 800 mila dosi sono attese a giorni, pronte per  “la più grande campagna di vaccinazione nella storia del nostro paese”, come ha detto l’amministratore delegato dell’Nhs, Simon Stevens, ma per ora il messaggio è chiaro: non abbassate la guardia, ci vorrà ancora un po’ prima della svolta.


Il metodo, come si sa, è innovativo: si tratta di iniettare una piccola quantità di materiale genetico, l’mRna, in una persona, permettendogli di fare quello che Johnson ha definito un “jujitsu biologico” e insegnando al sistema immunitario a sconfiggere il vero patogeno. I problemi logistici non sono pochi, per le fialette provenienti da Puurs, in Belgio: devono essere conservate a -70 gradi, anche se secondo Pfizer per cinque giorni i frigoriferi normali vanno bene. Da Magonza, la chief medical officer di BioNTech, la dottoressa Özlem Türeci, ha detto che le spedizioni avverranno “nei prossimi giorni”. Appena fuori dal frigo, il vaccino va usato entro sei ore, quando ha raggiunto la temperatura ambiente, e questo rende complessa la distribuzione nelle case di riposo. Ci sono tre sistemi per la distribuzione: cinquanta ospedali già pronti, i centri vaccino in via di organizzazione negli stadi e negli spazi grandi e attraverso medici e farmacie. E poi c’è il problema di come iniettare il vaccino, tanto che l’Nhs sta arruolando circa 10 mila persone, senza esperienza clinica specifica tranne qualche capacità di pronto intervento, per le iniezioni.  Certamente ci sarà spazio anche per altri vaccini, come quello di Oxford-AstraZeneca, arenatosi su un problema di raccolta dei dati dei test, e quello di Moderna. Entrambi dovrebbero ottenere il via libera nel giro di settimane.
 

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