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Ehi sinistra, la tua intolleranza si vede. Due chiacchiere con la “cancellata” Moore

Cristina Marconi  

L’ex columnist del Guardian e la sua “liberazione” da un giornale talmente liberal che ormai a "non ci si può più scrivere sopra nulla"

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“Mi sento come se avessi interrotto una relazione molesta”. La voce di Suzanne Moore si fa largo tra le tonsille infiammate – grazie al cielo non è Covid, annuncia felice – e con la considerevole energia di cui è comunque capace racconta queste ultime giornate tra febbre alta e quell’impagabile “senso di liberazione” da porta sbattuta. E che porta: con enorme clamore, la columnist superstar se n’è andata dal Guardian, giornale talmente liberal che ormai a suo avviso non ci si può più scrivere sopra nulla, per iniziare nuove misteriose avventure sulla carta stampata, il più possibile fuori dalla sfera dei social.

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“Mi sento come se avessi interrotto una relazione molesta”. La voce di Suzanne Moore si fa largo tra le tonsille infiammate – grazie al cielo non è Covid, annuncia felice – e con la considerevole energia di cui è comunque capace racconta queste ultime giornate tra febbre alta e quell’impagabile “senso di liberazione” da porta sbattuta. E che porta: con enorme clamore, la columnist superstar se n’è andata dal Guardian, giornale talmente liberal che ormai a suo avviso non ci si può più scrivere sopra nulla, per iniziare nuove misteriose avventure sulla carta stampata, il più possibile fuori dalla sfera dei social.

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Tutto è precipitato a marzo, quando 338 dipendenti del giornale hanno firmato una lettera contro la sua difesa di una professoressa di storia di Oxford, Selina Todd, che era stata dis-invitata da un convegno perché vicina a un’associazione femminista definita transofobica in quanto chiede “spazi separati e servizi appositi” per le donne. Twitter almeno per un po’ servirà solo per distribuire la sua newsletter, promette, chiaramente annoiata all’idea di dover tornare sul tema della transofobia, “che non ho mai provato, non sono fobica di niente, la mia è una storia di dialogo e inclusione, tutta la mia vita lo dimostra e non starò qui a ripeterlo”, per arrivare al punto che le interessa: “Io voglio il dialogo, il dibattito, le ore di discussione su qualunque tema, e questo un tempo succedeva a sinistra. Sono per i diritti di tutti, compresi quelli delle donne a non essere zittite sempre e comunque”. Facci caso, spiega cospiratoria: “Come la metti, è così”.

 

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L’ideologo corbyniano Seumas Milne, ai tempi in cui dirigeva la sezione  dei commenti, ha pubblicato un sermone di Osama bin Laden ma questo non ha sollevato casi di coscienza, a riprova di una linea editoriale capace, in certe circostanze, di grande elasticità. “Cosa ho fatto di così terribile” da essere trattata peggio di bin Laden, si è chiesta la Moore in un lungo articolo, rispondendosi: “Sono uscita dalla sfera dell’ortodossia”. Ed è un’ortodossia stretta stretta. “Dal mio medico c’è scritto che ‘tutte le persone con la cervice’ si devono fare un pap test. Ora, come glielo spieghi a una che non legge il Guardian che quel messaggio si rivolge a lei? E ai portatori di pene, qualcuno dice qualcosa?”. E’ incuriosita dal fatto che la sua storia, “roba da trafiletto”, abbia avuto così tanta risonanza anche all’estero. “Per me è straordinario, anche se questo dibattito in particolare non guadagna molto dall’essere internazionale: la situazione dei trans è gravissima in Brasile e anche negli Stati Uniti, ma qui in Inghilterra ad esempio è diversa, con forse un omicidio all’anno. Comunque troppo, certo, ma la violenza contro le donne è un fenomeno ben più grave”.

 

Ma che la storia “da trafiletto” della storica giornalista femminista così legata al Guardian abbia avuto un’eco così grande è dovuto al fatto che “tante persone stanno incontrando problemi sul posto di lavoro e mi scrivono, perché sono insegnanti, infermiere, medici, gente che viene dalla sinistra liberale e che tutto a un tratto si sente trattata da intollerante” perché ha dei dubbi su quanto si possa forzare la biologia. “Non è solo una questione generazionale, io ho avuto i miei tre figli in tre decenni diversi della mia vita e ho sempre avuto ragazzi per casa, abbiamo sempre parlato serenamente, ma con Twitter è emersa questa logica binaria falsa, in cui ancora una volta sono le donne e i loro diritti ad avere la peggio”, spiega Suzanne, che si è andata a unire alla schiera di personaggi pubblici messi all’indice per aver detto la loro sulla biologia: Germaine Greer, JK Rowling e, in un caso che anticipava di anni quello della Moore, Julie Burchill, ex columnist del Guardian caduta in disgrazia (non solo per le sue scornate con la comunità Lgbt). Ma dalle parole della Moore, l’atmosfera nel grande giornale negli ultimi anni era stata irrespirabile per una serie di motivi, il primo dei quali è la profonda spaccatura che si è creata con Jeremy Corbyn alla guida del Labour. “Tutti volevano un governo laburista, ma molti, tra cui io, non volevano Corbyn” e la sua guardia pretoriana di uomini, misogini e antisemiti.

 

“Io non mi sento certo una vittima, ma sono stata bullizzata, questo sì, e rendermene conto è stato liberatorio”, anche se pensava che da parte degli altri “bullizzati come me” ci sarebbe stata più solidarietà, che qualcuno si sarebbe alzato in sua difesa. “Non mi si mette a tacere, non è mai successo – prosegue – ma la gente ha paura di perdere il posto di lavoro”. Ad ogni modo, dopo tutta la confusione di questi giorni, in cui la Moore ha scritto due lunghi articoli, di cui uno sull’inviso Daily Mail (per il quale aveva già lavorato in passato), e in cui molti lettori almeno su Twitter le hanno promesso di disdire l’abbonamento in protesta contro il trattamento ricevuto, “non si sono fatti sentire dal Guardian”. Niente dai vertici, qualcosa dalle persone a lei vicine, un affettuoso “credevo fossi antiproiettile” da un amico.

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Un silenzio che non viene dagli attivisti né da gente che ha passato una vita a intervistare, capire, ascoltare, ma da chi “vuole dimostrare di essere liberale” per non avere problemi. Ma tanto saranno noiosi, nessuno li leggerà, perché “il lettore non è scemo e lo sa se stai evitando i tabù, se ne accorge subito”, al di là della logica binaria dei social, perché poi vai nelle scuole e le domande dei ragazzi sono quelle, dirette, vanno al punto. “Il livello di aggressione che subisce chi parla di trans è spaventoso ed è vera, autentica misoginia”, anche perché non sono certo le femministe che ammazzano i trans. Ma questo è un altro punto, a Suzanne non interessa parlare di questo, le interessa la libertà di espressione e la completezza di espressione, “la sinistra deve capire che le persone sono intelligenti”. Ma d’altra parte “hanno permesso che l’antisemitismo prendesse piede e se non riesci a evitare questo, te lo chiedi che razza di progressista sei?”.

  
 Tossisce, sembra stanca, conclude dicendo che il Covid sta portando a galla tante cose, tra cui il bisogno di una discussione più franca: “Penso che il vento, sotto sotto, stia cambiando”.
 

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