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Un video riapre il dibattito in Francia su polizia, violenza e sicurezza

Mauro Zanon

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Sabato scorso, Michel Zecler, produttore musicale molto apprezzato nel mondo del rap francese, al vertice della Black Gold Studios, si trovava all’esterno della sua sala di registrazione, nel Diciassettesimo arrondissement di Parigi. Zecler era senza mascherina, obbligatoria in Francia, quando ha visto una volante della polizia passare davanti a lui. E temendo un controllo, è rientrato subito nel palazzo. Ma quando stava per varcare la porta, tre agenti si sono scaraventati contro di lui con una violenza inaudita, colpendolo per diversi minuti con pugni, calci e manganellate. In un primo momento, Zecler è stato posto in stato di fermo nel quadro di un’inchiesta aperta dalla procura per “violenze e resistenza a un pubblico ufficiale”: i tre agenti avevano scritto nel loro rapporto di essere stati trascinati brutalmente all’interno del suo studio mentre provavano a fermarlo per un controllo. Ma le immagini registrate dalla telecamera di videosorveglianza della Black Gold Studios hanno permesso di ripristinare la verità: sono stati infatti i tre poliziotti a spingerlo bruscamente contro una parete dello studio, e a picchiarlo per il solo fatto di non aver indossato la mascherina. Il video del pestaggio è stato pubblicato giovedì dal sito di news francese Loopsider, suscitando un’ondata di choc nazionale e registrando in poche ore diversi milioni di visualizzazioni. Un secondo filmato, girato da un vicino dello studio di Zecler, è stato diffuso venerdì mattina, e mostra da un altro angolo la violenza subita dal produttore. “Avrebbero potuto ucciderlo”, commenta l’autore del video. Secondo quanto dichiarato da Zecler agli inquirenti, i tre poliziotti, mentre lo picchiavano, avrebbero anche proferito degli insulti razzisti come “sporco negro”. “Se non ci fossero state le immagini, ora sarei in carcere”, ha detto il produttore francese durante la sua deposizione.

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L’affaire è diventato rapidamente un caso politico, anche perché è scoppiato nei giorni dell’approvazione in Parlamento della controversa legge sulla “sicurezza globale”, contenente il contestatissimo articolo 24. Secondo l’articolo, difeso strenuamente dal ministro dell’Interno, Gérald Darmanin, chiunque diffonderà le “immagini del volto o altri elementi identificativi” dei membri delle forze dell’ordine, suscettibili di danneggiare la loro “integrità fisica e morale”, rischierà un anno di carcere e 45mila euro di multa. Numerose voci, anche all’interno della maggioranza, hanno sottolineato in questi giorni l’importanza dei video per denunciare le violenze della polizia: prima ancora che Loopsider pubblicasse i due filmati choc. E giovedì, sull’onda dell’indignazione nazionale, il primo ministro Jean Castex aveva annunciato con sorpresa generale l’instaurazione di una “commissione indipendente” per riscrivere l’articolo 24. Ieri pomeriggio, tuttavia, c’è stato un brusco passo indietro: nessuna commissione esterna verrà incaricata di cambiare il testo, al massimo lo farà il Parlamento.

 

La retromarcia “apre una crisi politica”, secondo il Monde, dato che è stato il presidente dell’Assemblea nazionale, il macronista Richard Ferrand, a bacchettare con una lettera Castex e a spingerlo a rinunciare alla sua idea. Giovedì, il presidente Macron aveva accolto il ministro dell’Interno Darmanin dicendosi “molto scioccato” dopo aver visto il video dell’aggressione e chiedendogli di sanzionare in maniera severa i tre poliziotti. La sospensione degli agenti è stata immediata e ora sono sotto inchiesta per “violenze volontarie a carattere razzista” e “falso in atto pubblico”. Oltre a loro è stato sospeso un quarto poliziotto, che aveva lanciato una granata a gas lacrimogeno nello studio di Michel, costringendolo ad uscire assieme alle persone che erano accorse in suo aiuto per interrompere il pestaggio. Secondo il Monde, non si tratta di “sbagli individuali” della polizia francese, ma di una “grave crisi del modello di comando, di derive gerarchiche e di perdita di punti di riferimento repubblicani”.  
 

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