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Il nuovo volto contemporaneo di Notre-Dame

Mauro Zanon

I francesi dovranno fare i conti con i desideri modernisti di monsignor Michel Aupetit, arcivescovo di Parigi. Quest’ultimo, con la scusa della ricostruzione post-incendio, vorrebbe infatti rivoluzionare l’aspetto della cattedrale gotica. Ma c'è chi non ci sta

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Per Didier Rykner, direttore della Tribune de l’art, sarebbe un “atto di vandalismo”. La ricostruzione à l’idéntique della cattedrale di Notre-Dame sembrava una questione archiviata dopo che la presidenza della Repubblica, lo scorso luglio, aveva dato il suo benestare preliminare al rifacimento della guglia di Viollet-le-Duc e del tetto della chiesa parigina secondo l’estetica originale. “Non ci sarà nessun gesto contemporaneo”, titolava trionfante, in estate, la stampa parigina. Ma i francesi, a partire da coloro che hanno fatto una donazione convinti di contribuire a un restauro rispettoso del patrimonio, non avevano ancora fatto i conti con i desideri modernisti di monsignor Michel Aupetit, arcivescovo di Parigi. Quest’ultimo, con la scusa della ricostruzione post-incendio, vorrebbe infatti rivoluzionare l’aspetto della cattedrale gotica, con panche e vetrate concepite da artisti contemporanei, e percorsi luminosi psichedelici, più in sintonia con lo spirito del tempo.

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Per Didier Rykner, direttore della Tribune de l’art, sarebbe un “atto di vandalismo”. La ricostruzione à l’idéntique della cattedrale di Notre-Dame sembrava una questione archiviata dopo che la presidenza della Repubblica, lo scorso luglio, aveva dato il suo benestare preliminare al rifacimento della guglia di Viollet-le-Duc e del tetto della chiesa parigina secondo l’estetica originale. “Non ci sarà nessun gesto contemporaneo”, titolava trionfante, in estate, la stampa parigina. Ma i francesi, a partire da coloro che hanno fatto una donazione convinti di contribuire a un restauro rispettoso del patrimonio, non avevano ancora fatto i conti con i desideri modernisti di monsignor Michel Aupetit, arcivescovo di Parigi. Quest’ultimo, con la scusa della ricostruzione post-incendio, vorrebbe infatti rivoluzionare l’aspetto della cattedrale gotica, con panche e vetrate concepite da artisti contemporanei, e percorsi luminosi psichedelici, più in sintonia con lo spirito del tempo.

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“Notre-Dame, grazie a Dio, è riuscita a sopravvivere a un incendio. E nel corso della sua storia è scampata a tutti i pericoli che la minacciavano: le guerre di religione, l’anticlericalismo del Comitato di salute pubblica, l’invasione dei cosacchi nel 1815, le follie distruttrici della Comune di Parigi, ‘la grande Berta’ durante la Prima guerra mondiale. Capolavoro dell’architettura medioevale, si è salvata in extremis dal disfacimento, se non addirittura dalla demolizione, grazie agli sforzi congiunti di Victor Hugo, di Mérimée e di Viollet-le-Duc. E’ sfuggita miracolosamente a ogni cosa. Ma forse non sfuggirà al prurito riformista di monsignor Aupetit, l’arcivescovo di Parigi, che un’improvvisa illuminazione di folle originalità, bisogna ammetterlo, ha convertito alla moda della creazione contemporanea”, ha tuonato lo scrittore francese Jean-Pierre Rouart, scioccato dalla notizia del progetto di Aupetit rivelata dal Figaro.

 

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“Questo gentile prelato non desidera altro che dare un tocco moderno alla cattedrale, chiedendo a degli artisti contemporanei di sostituire le vetrate distrutte con opere frutto del loro estro, di mettere delle panche concepite da una serie di designer e realizzare dei percorsi luminosi psichedelici per guidare i visitatori (…) Se monsignor Autpetit vuole a tutti i costi essere originale, deve ignorare le sirene di uno pseudo-avanguardismo, esorcizzando il demone pernicioso della moda che lo spinge ad assumere in maniera imprudente una postura estetica conformista, e orientarsi più legittimamente verso le vere missioni trascurate dalla chiesa, come l’aiuto ai poveri che ha lasciato ai Restaurants du coeur di Coluche”, ha aggiunto Rouart. Secondo le informazioni del Figaro, l’arcivescovo di Parigi ha incaricato un comitato di riflettere attorno alla trasformazione modernista della cattedrale.

 

Tra i membri, figurano padre Gilles Drouin, direttore dell’Institut Supérieur de Liturgie de Paris, Benoist de Sinety, vicario generale dell’arcidiocesi di Parigi, Henri Loyrette, ex presidente del Louvre, e l’architetto Jean-Marie Duthilleul. La presenza di quest’ultimo, in particolare, suscita diverse preoccupazioni, dato che “non ha alcuna competenza specifica nel campo del patrimonio”, scrive il direttore della Tribune de l’art Rykner, ed è noto soprattutto per le sue stazioni ferroviarie dall’estetica futurista. In più, ci sarebbe anche un problema legale. Rimuovere le storiche vetrate volute da Viollet-le-Duc per lasciar spazio a vetrate di gusto contemporaneo, evidenzia il Figaro, significherebbe infatti contravvenire alla Carta di Venezia firmata dalla Francia nel 1964, documento che raccomanda di conservare il valore storico e artistico in occasione dei restauri dei monumenti storici.

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Ma cosa prevede nel dettaglio il controverso progetto di monsignor Aupetit oltre alle vetrate “très 2020”, come le definisce il Figaro? Le tradizionali sedie di legno e paglia verrebbero rimpiazzate da panche parzialmente illuminate, con dei proiettori sistemati ai piedi delle colonne. Le immagini renderizzate dell’interno della chiesa con le nuove illuminazioni “restituiscono l’idea di una pista di atterraggio, o di un parcheggio”, scrive il Figaro dopo averle consultate in esclusiva. “Una cattedrale gotica è un insieme dotato di un’architettura specifica. Bisogna rispettare la storia”, ha dichiarato al Figaro Rykner, augurandosi che la ministra della Cultura, Roselyne Bachelot, “possa mettere il suo veto al progetto dell’arcivescovado”.

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