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Azzardo non democratico

Trump scatena una campagna per ribaltare la sconfitta alle elezioni

Daniele Ranieri

I ricorsi legali non funzionano, il presidente ha un piano complottista per prendersi il Collegio elettorale. Tutto senza precedenti. Sbaglio enorme in Michigan

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Negli ultimi quattro giorni l’ostruzionismo del presidente americano Donald Trump è diventato una campagna a tutta forza per rovesciare il risultato delle elezioni che due settimane fa hanno visto la vittoria del democratico Joe Biden. Nei primi giorni il presidente uscente ha rifiutato di ammettere la sconfitta, non ha preso più appuntamenti pubblici e ha contestato la regolarità del voto. In una seconda fase ha ordinato agli avvocati di presentare una miriade di ricorsi legali, che però sono stati tutti bocciati dai tribunali per mancanza di prove tranne alcuni minori che non spostano nulla. Adesso siamo a una terza fase, senza precedenti nella storia americana, che si basa sulla speranza da parte di Trump di una forzatura della Costituzione: vuole che i grandi elettori in alcuni stati chiave non votino come devono per Joe Biden ma per lui. E vuole ottenere questo risultato con il potere politico che ancora conserva nelle mani e con molta propaganda.

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Negli ultimi quattro giorni l’ostruzionismo del presidente americano Donald Trump è diventato una campagna a tutta forza per rovesciare il risultato delle elezioni che due settimane fa hanno visto la vittoria del democratico Joe Biden. Nei primi giorni il presidente uscente ha rifiutato di ammettere la sconfitta, non ha preso più appuntamenti pubblici e ha contestato la regolarità del voto. In una seconda fase ha ordinato agli avvocati di presentare una miriade di ricorsi legali, che però sono stati tutti bocciati dai tribunali per mancanza di prove tranne alcuni minori che non spostano nulla. Adesso siamo a una terza fase, senza precedenti nella storia americana, che si basa sulla speranza da parte di Trump di una forzatura della Costituzione: vuole che i grandi elettori in alcuni stati chiave non votino come devono per Joe Biden ma per lui. E vuole ottenere questo risultato con il potere politico che ancora conserva nelle mani e con molta propaganda.

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Martedì sera ha licenziato con un tweet Christopher Krebs, il responsabile del governo americano per la cybersicurezza delle operazioni di voto, che aveva definito queste elezioni “le più sicure della storia”. Poi ha convocato alla Casa Bianca i leader repubblicani del Senato e della Camera del Michigan, Mike Shirkey e Lee Chatfield, per fare pressione su di loro: intende convincerli a squalificare l’intero voto del Michigan, dove Biden ha preso circa 150 mila preferenze in più.

 

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Se ci riuscisse, il passo successivo che chiederebbe ai repubblicani del Michigan sarebbe di nominare una delegazione per il Collegio elettorale che naturalmente dovrà votare per lui e non per Biden. Shirkey ha già dichiarato: “Non succederà”. Se però succedesse, a quel punto Trump dovrebbe ripetere questo schema mai visto prima e incredibilmente fragile dal punto di vista legale – anche i democratici hanno avvocati – in altri stati chiave a maggioranza repubblicana fino a vincere il Collegio elettorale al posto di Biden e aspettarsi che funzioni e sia approvato dal paese.

 

 

A fine settembre, quando la rivista americana Atlantic pubblicò un lungo pezzo che prevedeva questo tentativo da parte di Trump alcuni risposero che si trattava di un timore eccessivo e che il presidente uscente non avrebbe provato questa forzatura. Lo sta facendo. Nel frattempo a Washington i repubblicani trattano con lo staff di Biden per dare la loro approvazione oppure no al Senato ed è un segno che non credono nella manovra del presidente, ma non lo possono dire perché la versione da continuare a reggere è che una frode di dimensioni enormi ha rubato loro il secondo mandato.

 

Per eseguire questa operazione politica di sostituzione molto improbabile Trump ha prima bisogno di una campagna di propaganda e di creare il maggior caos legale possibile con un numero elevato di contestazioni, per proiettare l’impressione che qualche broglio ci sia stato davvero. Uno dei pezzi forti del repertorio trumpiano è che in alcune contee del Michigan ci siano stati più elettori che abitanti e questo dovrebbe provare che le elezioni sarebbero state truccate da un software speciale. Ma ieri è saltato fuori che nel ricorso legale gli avvocati di Trump hanno inserito per sbaglio anche molte contee del Minnesota (sigla: MN) perché credevano che fossero del Michigan (sigla: MI) e questo spiega perché i conti non tornano. I legali del presidente stanno presentando un’ondata di ricorsi poco accurati nel giro di pochissimi giorni e c’è il sospetto che l’obiettivo sia soltanto convincere gli americani che “qualcosa non quadra”, perché per adesso non è stata fornita nemmeno una prova convincente.

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Giovedì sera due avvocati del presidente, Rudy Giuliani e Sidney Powell, hanno tenuto una conferenza stampa per spiegare che il presidente Trump ha perso per colpa di un piano segreto di Joe Biden. Il democratico avrebbe fatto modificare milioni di voti con un software creato su ordine del dittatore venezuelano Hugo Chávez e l’operazione sarebbe stata gestita in combutta con George Soros e la Fondazione Clinton. E’ un’accusa così forte che persino Tucker Carlson, colonna del trumpismo su Fox News, l’ha messa in dubbio perché “non c’è una singola prova”. Nessuno nella bolla schizzinosa dell’élite liberal tratta da creduloni rozzi gli americani trumpiani quanto il presidente Trump.

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