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Per capire la politica non c'è niente di più serio delle serie tv

Mauro Zanon

In Francia il settimanale Le Point dedica un numero speciale al rapporto tra politici e le grandi narrazioni contemporanee, con un sondaggio sorprendente: "La casa di Carta" mette d'accordo i verdi, i macroniani e i seguaci della Le Pen

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Un giorno, al termine di un corso sulle grandi democrazie occidentali che aveva tenuto a Sciences Po, l’ex primo ministro francese Édouard Philippe guardò i suoi allievi e pronunciò queste parole: “Lavorate su ciò che vi dico durante le lezioni, ma se volete veramente capire come funzionano le istituzioni americane guardate ‘The West Wing’”. “È possibile” che Jed Bartlet, il presidente democratico americano ideato da Aaron Sorkin, lo abbia ispirato durante i periodi burrascosi del suo passaggio a Matignon, rivela Philippe in un’intervista apparsa sul numero speciale del Point Pop, dedicato al rapporto tra i politici e le serie televisive, al potere spiegato attraverso i protagonisti del “Baron Noir”, e più in generale al fascino suscitato nei francesi da queste grande narrazioni contemporanee.

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Un giorno, al termine di un corso sulle grandi democrazie occidentali che aveva tenuto a Sciences Po, l’ex primo ministro francese Édouard Philippe guardò i suoi allievi e pronunciò queste parole: “Lavorate su ciò che vi dico durante le lezioni, ma se volete veramente capire come funzionano le istituzioni americane guardate ‘The West Wing’”. “È possibile” che Jed Bartlet, il presidente democratico americano ideato da Aaron Sorkin, lo abbia ispirato durante i periodi burrascosi del suo passaggio a Matignon, rivela Philippe in un’intervista apparsa sul numero speciale del Point Pop, dedicato al rapporto tra i politici e le serie televisive, al potere spiegato attraverso i protagonisti del “Baron Noir”, e più in generale al fascino suscitato nei francesi da queste grande narrazioni contemporanee.

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“Chi non ha mai riflettuto sull’ascesa del populismo dinanzi a un episodio dei machiavellici ‘Game of Thrones’ e ‘House of Cards’? O ai benefici – o ai danni – della trasparenza in politica guardando ‘Borgen’? E per quanto riguarda il successo planetario della ‘Casa del Papel’, non riflette forse l’ascesa del pensiero ‘anti sistema’ nelle nostre democrazie? Più pragmaticamente, cosa ci insegnano del potere, delle sue sfide e dei suoi giochi, del modo in cui si conquista e si mantiene, queste grandi narrazioni contemporanee che sono le serie?”, scrive nel suo editoriale Christophe Ono-dit-Biot, intitolato “Machiavelli in streaming”. Per Philippe, insegnano molte più cose di quanto si possa immaginare e spesso aiutano a comprendere meglio dei libri gli ingranaggi di un mondo sempre più complesso. Le serie sono una cosa seria: guardarle non è “temps perdu”, è “temps gagné”, dice Philippe (scoop del Point Pop: l’ex premier sta scrivendo la sceneggiatura di una serie, tratta dal libro “Dans l’ombre”, scritto a quattro mani con Gilles Boyer e ambientato in parte in Toscana).

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A pensarla come l’attuale sindaco di Le Havre, è la maggior parte dei francesi che Jérôme Fourquet dell’istituto Ifop ha interrogato per un sondaggio esclusivo sulle loro serie preferite. Dal sondaggio che ha permesso a Fourquet di esaminare le scelte e i gusti dei suoi concittadini secondo la loro sensibilità politica, la serie che mette d’accordo tutti è “La Casa de Papel”. La serie spagnola, diffusa su Netflix, è in cima alle preferenze dei militanti della République en marche, dei Républicains, di Europe Écologies Les Verts e del Rassemblement national, mentre gli Insoumis, gli aficionados di Mélenchon, la mettono al secondo posto, dietro “Breaking Bad”, e i socialisti al terzo. Secondo Fourquet, la passione trasversale per “La Casa del Papel”, ha “un significato politico legato all’attuale stato d’animo dell’opinione pubblica e alla sfiducia verso le istituzioni”.  E ancora: “Quando le serie scritte bene cavalcano il clima di ribellione che soffia un po’ ovunque hanno una grande risonanza, come si è visto con ‘Joker’. C’è un’atmosfera violenta da fine del mondo con un’esaltazione di quelli che si ribellano”.

 

L’altra serie che figura ai primi posti indipendentemente dal coloro politico è “Game of Thrones”. “Anche questo ci dice molte cose sulla nostra epoca, sul ritorno del tragico nella Storia. Non siamo nella fine della Storia di Francis Fukuyama, ma nel risveglio dei grandi imperi, nello scontro tra potenze. C’è un lato molto cupo, declinista, pessimista: nessun dubbio, ‘Winter is coming’. A mio avviso, questo slogan corrisponde a un discorso ecologico che ci dice invece ‘Summer is coming’! C’è il riscaldamento globale, farà sempre più caldo, non freddo. Ma che sia ‘winter’ o ‘summer’, c’è l’idea di una fatalità minacciosa e che domani sarà ancora peggio”.

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Dall’inchiesta dell’Ifop, emerge un immaginario comune assai condiviso a prescindere dal proprio orientamento politico. “Non c’è una Francia divisa in due, tra destra e sinistra. Queste serie raccontano lo spirito del tempo, l’aria di rivolta con ‘La Casa de Papel’, la paura dell’apocalisse e gli choc geopolitici con ‘Game of Thrones’”, spiega Fourquet. Le serie americane dominano la classifica, ma quella che preoccupa più l’Eliseo per l’incidenza che potrebbe avere sulla realtà, è francese: Le Baron Noir. Nella terza stagione della serie scritta da Éric Benzekri, si palesa la figura di Christophe Mercier, insegnante di scienze e youtuber anti sistema, una sorta di grillino in salsa francese che milita per il sorteggio dei rappresentanti del popolo e infiamma la rete al grido di “Tous pourris”, tutti corrotti. Mercier si presenta come l’uomo della provvidenza, come il candidato che metterà sottosopra il Sistema, uno scenario che inquieta realmente i piani alti della République, tanto che “l’entourage presidenziale ha giudiziosamente distillato questa ipotesi nelle redazioni, per far prendere coscienza del pericolo a cui andrebbe incontro il paese nel caso in cui si presentasse alle elezioni una persona di questo tipo”, sottolinea Fourquet. Quello che nella macronia chiamano “un outsider populista.

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