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Il Covid a Parigi vale più di una messa. Ma i cattolici protestano

Mauro Zanon

Chiese chiuse dal 3 novembre, e potrebbe proseguire a lungo. Fedeli sui sagrati a pregare e vescovi ai ferri corti col governo

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“Rendez-nous la messe”. Da Parigi a Marsiglia è questa la preghiera dei cattolici di Francia al governo, affinché consenta la ripresa delle celebrazioni religiose, sospese dallo scorso 3 novembre in ragione della pandemia di coronavirus. Ridateci le nostre chiese perché “abbiamo bisogno della messa, non è solo un’attività, è qualcosa che ci nutre spiritualmente”, spiega Benoît de Belleroche, presidente dell’Association familiale catholique di Nizza.

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“Rendez-nous la messe”. Da Parigi a Marsiglia è questa la preghiera dei cattolici di Francia al governo, affinché consenta la ripresa delle celebrazioni religiose, sospese dallo scorso 3 novembre in ragione della pandemia di coronavirus. Ridateci le nostre chiese perché “abbiamo bisogno della messa, non è solo un’attività, è qualcosa che ci nutre spiritualmente”, spiega Benoît de Belleroche, presidente dell’Association familiale catholique di Nizza.

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Nel fine settimana, diverse migliaia di fedeli si sono radunati sul sagrato delle principali chiese francesi, intonando canti religiosi nel rispetto del distanziamento e dei gesti barriera. Ma la pazienza dei cattolici di Francia, già duramente messa alla prova nel corso del primo confinamento, inizia a venir meno. “Non possiamo vivere pienamente la nostra fede senza prendere parte all’eucarestia. E’ un’esigenza per la nostra fede”, ha detto Marc Billig, organizzatore del collettivo per la messa a Nantes. “L’esecutivo non capisce che a un cristiano non basta pregare a casa propria”, ha dichiarato Guillaume Touche, sacerdote della comunità di Bordeaux.

 

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Lunedì, i responsabili dei culti hanno avuto una riunione con il primo ministro Jean Castex e il ministro dell’Interno Gérald Darmanin, molto criticato dal mondo cattolico per la minaccia di “inviare poliziotti e gendarmi a fare multe” in caso di “azioni ripetute” dei fedeli di fronte alle chiese. Durante l’incontro, la Conferenza episcopale francese ha presentato una proposta di protocollo sanitario rafforzato, con la speranza di ottenere un’autorizzazione anticipata. Ma Castex e Darmanin si sono mostrati intransigenti, negando qualsiasi possibilità di autorizzare le celebrazioni pubbliche prima del termine del lockdown (previsto per il 1° dicembre). “Le condizioni igienico-sanitarie del paese non consentono ad oggi la ripresa delle cerimonie pubbliche”, ha dichiarato il premier francese.

 

Secondo quanto riportato ieri dalla Croix, tuttavia, la ripresa delle messe potrebbe addirittura non coincidere con la data del 1° dicembre: la prossima settimana ci sarà un’altra riunione per valutare i rischi sanitari e verrà anche evocata la questione delle messe natalizie. Sul sagrato della chiesa di Saint-Sulpice di Parigi, dove venerdì scorso centinaia di fedeli hanno manifestato pacificamente il loro desiderio di riaprire le chiese, è vietata da sabato qualsiasi forma di raduno per ordine del prefetto Didier Lallement. La prefettura parigina ha assicurato di aver “esplicitamente indicato all’organizzatore che il suo raduno non poteva dar luogo a preghiere di strada, trasformandolo di fatto in un evento cultuale vietato nei luoghi pubblici, preghiere che sono state constatate”. Tuttavia, sottolinea la Croix, l’espressione religiosa nello spazio pubblico non è vietata per principio in nome della laicità, come dimostra la tenuta regolare di processioni e Vie Crucis. E lo stesso vale per le manifestazioni che si osservano in questi giorni a favore delle messe. “Se sono dichiarate preventivamente e non disturbano l’ordine pubblico, queste manifestazioni possono svolgersi regolarmente, alla pari di qualsiasi altra manifestazione politica o sindacale”, ha spiegato alla Croix Nicolas Cadène, relatore generale dell’Osservatorio della laicità.

 

L’insofferenza verso il muro alzato dal governo tocca i cattolici di tutte le fasce d’età, ma in particolare i più giovani, che sul web, come raccontato dal Figaro, si battono per la riapertura dei luoghi di culto con petizioni, video YouTube e forme di protesta civile. Due giovani studenti di giurisprudenza hanno raccolto in una settimana più di 100 mila firme sul sito pourlamesse.fr. “Per molti di noi, è un nutrimento spirituale indispensabile. Per i più fragili, è un sostegno insostituibile. Per tutti, è una libertà. E deve restarlo – si legge nel testo della loro preghiera –. Signor presidente, poiché lei deve essere il garante della libertà di culto, glielo chiediamo in maniera solenne: ci lasci la messa”.

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