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Trump il negazionista

Daniele Ranieri

Vietato ammettere la sconfitta, ma il presidente americano pensa a ricandidarsi nel 2024. I ricorsi saranno costosi, il suo clan lo implora di cedere

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Il presidente americano, Donald Trump, parla con i suoi collaboratori di ripresentarsi di nuovo come candidato repubblicano alla presidenza nel 2024, dicono due fonti ad Axios, un sito di solito bene informato che segue la politica americana. E’ una notizia che si aspettavano in molti. A Washington chi perde la gara elettorale spesso sparisce e lascia il posto ad altri, ma Trump di fatto conserva un capitale politico enorme e ha una presa fortissima sul partito e sugli elettori. Poi magari non succederà, ma intanto anche soltanto il fatto che giri questa voce congela per adesso ogni cambiamento possibile fra i repubblicani, perché nessuno vorrà mettersi contro il presidente – anche quando diventerà un ex presidente. I discorsi sulla ricandidatura sono anche un modo implicito per riconoscere che lo sfidante Joe Biden diventerà presidente degli Stati Uniti a gennaio. 

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Il presidente americano, Donald Trump, parla con i suoi collaboratori di ripresentarsi di nuovo come candidato repubblicano alla presidenza nel 2024, dicono due fonti ad Axios, un sito di solito bene informato che segue la politica americana. E’ una notizia che si aspettavano in molti. A Washington chi perde la gara elettorale spesso sparisce e lascia il posto ad altri, ma Trump di fatto conserva un capitale politico enorme e ha una presa fortissima sul partito e sugli elettori. Poi magari non succederà, ma intanto anche soltanto il fatto che giri questa voce congela per adesso ogni cambiamento possibile fra i repubblicani, perché nessuno vorrà mettersi contro il presidente – anche quando diventerà un ex presidente. I discorsi sulla ricandidatura sono anche un modo implicito per riconoscere che lo sfidante Joe Biden diventerà presidente degli Stati Uniti a gennaio. 

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Nel momento in cui questo giornale va in stampa, Trump è ancora deciso a non ammettere la sconfitta contro l’avversario democratico e vuole cominciare una campagna legale a oltranza per ribaltare il risultato. Da sabato non si è più fatto vedere in pubblico. Ha ordinato ai repubblicani di non parlare come se la sconfitta fosse una cosa reale – e quasi tutti gli hanno obbedito. Alcune voci isolate si sono congratulate con Biden per la vittoria, ma si tratta di repubblicani vecchio stile che non rappresentano più molto. Il senatore Mitt Romney, l’ex presidente George W. Bush e l’ex segretario di Stato Condoleezza Rice hanno riconosciuto di fatto che Biden ha vinto, ma la campagna trumpiana non si muove. Ha fatto circolare una finta prima pagina del Washington Times del 1999 che proclama “Gore president” e si riferisce al voto conteso fra Al Gore e Bush. L’immagine è finta ma il messaggio è esplicito: è già accaduto in passato che un risultato fosse in bilico, Biden crede di essere diventato presidente ma non lo è. 

 

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Gli avvocati di Trump hanno fatto ricorso in Pennsylvania, Michigan, Nevada e Georgia, gli stati dove il distacco tra i due è stato minimo, e stanno cercando un appiglio per fare un quinto ricorso anche in Michigan. Questo vuol dire che la faccenda potrebbe trascinarsi fin sotto Natale. Molti esperti legali dicono che i ricorsi non hanno speranze di funzionare. Per ora il presidente si limita a rilanciare su Twitter dei video che lo difendono e che accusano i democratici di avere rubato le elezioni. A partire da sabato, dall’annuncio della vittoria di Biden, la sua campagna sta spedendo molte mail per sollecitare i sostenitori a donare soldi che serviranno a finanziare la battaglia legale su diversi fronti allo stesso tempo, che è costosissima. Fonti vicino al presidente dicono a Reuters che servono almeno sessanta milioni di dollari e altre fonti dicono, sempre a Reuters, che si punta invece a raggiungere i cento milioni di dollari e questo può dare un’idea di quanto sia ambiziosa la manovra legale di Trump per restare alla Casa Bianca – anche se metà di quei soldi in realtà dovranno andare a ripianare alcuni buchi nel budget della campagna elettorale. 

 

Molti nel clan Trump non sono d’accordo con questa resistenza a oltranza e gli consigliano di cedere. La rete Cnn dice che il genero Jared Kushner e la moglie Melania hanno chiesto a Trump di ammettere la sconfitta, ma il consigliere per la campagna Jason Miller ha negato tutto. Anzi, dice che Jared incoraggia il presidente a procedere con i ricorsi legali “considerate le serie irregolarità e la mancanza di trasparenza nel voto”. Anche molti repubblicani gli consigliano di ammettere di essere stato battuto, perché in questo modo potrebbe ripartire con più forza e conserverebbe intatto il suo capitale politico, invece che impelagarsi in battaglie legali che consumeranno soldi, energie e la fiducia della base. Senza contare che il 5 gennaio c’è il doppio ballottaggio in Georgia che vale la maggioranza al Senato e i repubblicani considerano quella la battaglia da vincere – e quindi vorrebbero investire il denaro in quella campagna. Se invece dovessero vincere i democratici, avrebbero la Casa Bianca e il controllo su Camera e Senato. In pratica non avrebbero più ostacoli. 

 

Oggi Trump ha licenziato Mark Esper, il segretario alla Difesa che a giugno, durante le grandi manifestazioni nelle città americane, si era detto contrario all’idea di mandare soldati in servizio attivo nelle strade per fermare le proteste. Il presidente poteva aspettare la scadenza naturale del mandato, ma così ha umiliato Esper. Puro stile Trump. 

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Fuori dalla Casa Bianca la base di Trump attende. Sabato, nel giorno dell’annuncio, duemila trumpiani hardcore – alcuni armati – si sono riuniti a Harrisburg, capitale della Pennsylvania, per una manifestazione a sostegno del ribaltamento del voto e sabato 14 è prevista una grande manifestazione a Washington, che nei piani degli organizzatori dovrebbe essere una prova di forza.
 

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