PUBBLICITÁ

La République des lettres contro macron

La protesta dei librai in Francia, chiusi per Covid

Mauro Zanon

La rivolta contro il bollino di “esercizio commerciale non essenziale” assegnato alle librerie, che il 30 ottobre hanno abbassato le saracinesche. "I libri sono i promontori dell’anima, perché privarci del miglior battaglione per affrontare l’oscurantismo?"

PUBBLICITÁ

L’autunno è la stagione dei premi letterari in Francia. Ma quest’anno i giurati del prix Goncourt, dell’Interallié, del Renaudot e del Grand prix de l’Académie française non sveleranno il nome dei vincitori finché le librerie indipendenti rimarranno chiuse. “Gli accademici Goncourt ribadiscono il loro pieno sostegno alle librerie che affrontano un nuovo periodo difficile, conseguenza della pandemia di Covid-19. Per solidarietà con le librerie chiuse, non possono prendere in considerazione l’idea di assegnare il premio Goncourt, come previsto, il 10 novembre”, ha dichiarato il presidente dell’Académie Goncourt. La stessa filosofia verrà applicata dalla giuria del prix Interallié, che il prossimo 12 novembre “proclamerà il vincitore solo se le librerie verranno riaperte”.

ABBONATI PER CONTINUARE A LEGGERE
Se hai già un abbonamento:

Altrimenti


L’autunno è la stagione dei premi letterari in Francia. Ma quest’anno i giurati del prix Goncourt, dell’Interallié, del Renaudot e del Grand prix de l’Académie française non sveleranno il nome dei vincitori finché le librerie indipendenti rimarranno chiuse. “Gli accademici Goncourt ribadiscono il loro pieno sostegno alle librerie che affrontano un nuovo periodo difficile, conseguenza della pandemia di Covid-19. Per solidarietà con le librerie chiuse, non possono prendere in considerazione l’idea di assegnare il premio Goncourt, come previsto, il 10 novembre”, ha dichiarato il presidente dell’Académie Goncourt. La stessa filosofia verrà applicata dalla giuria del prix Interallié, che il prossimo 12 novembre “proclamerà il vincitore solo se le librerie verranno riaperte”.

PUBBLICITÁ

 

La République des lettres è in rivolta contro il bollino di “esercizio commerciale non essenziale” appiccicato alle librerie dal governo francese, bollino che le obbliga a tenere la saracinesca abbassata dallo scorso 30 ottobre, data d’inizio del riconfinamento. “Chi dice che le enoteche e le tabaccherie sono essenziali e le librerie no?”, si chiede in polemica lo scrittore Érik Orsenna, che assieme alla sindaca di Parigi, Anne Hidalgo, ha scritto una lettera al presidente Macron per fargli cambiare idea. “Siamo ancora in attesa di una risposta”, ha fatto sapere Orsenna. Accanto alla lettera, spicca la petizione lanciata da François Busnel, animatore della seguitissima trasmissione “La grande librarie”, su France 5, che ha già raccolto più di duecentomila firme.

 

PUBBLICITÁ

“Tutti abbiamo sentito il presidente della Repubblica dirci che ‘siamo in guerra’. Perché privarci del miglior battaglione che ci permette di affrontare l’oscurantismo?”, ha attaccato Busnel. La rabbia del mondo dei libri francese è tanto più grande perché nei paesi vicini, Italia, Germania, Svizzera e Belgio, le librerie sono rimaste aperte nonostante le restrizioni legate al Covid-19. Il paese dell’“exception culturelle” è oggi un’eccezione che suscita un certo imbarazzo tra gli scrittori parigini. “Non voglio credere che un uomo che è stato allievo di Paul Ricoeur consentirà che questa situazione perduri”, ha dichiarato indignato Sylvain Tesson, romanziere di successo.

 

“La libreria è l’intermediario tra l’artista e il lettore. I politici si riempiono la bocca con l’idea che la Francia è una sorta di figlia primogenita della lettura e della libreria. Ma improvvisamente ci si rende conto che sono soltanto chiacchiere”, ha aggiunto Tesson. Quest’ultimo è uno dei principali sostenitori dell’iniziativa “Rallumez les feux de nos librairies” promossa da Marie-Rose Guarniéri, fondatrice della Librairie des Abesses, a Parigi. Il principio? Ogni giorno, alle 15, e fino a quando l’esecutivo non farà marcia indietro, gli scrittori sono invitati a recarsi in una qualsiasi libreria indipendente per riaccendere simbolicamente le luci, simbolo di presenza, ma anche di “resistenza” e “solidarietà”, secondo le parole dei simpatizzanti della rivolta.

 

“Sono libraia da trentacinque anni e non avevo mai visto una tale mobilitazione”, ha dichiarato Guarniéri, prima di aggiungere: “Abbiamo trovato un modo elegante per contestare e ricordare che il libro non è una merce. Le librerie sono i promontori dell’anima”. Lo scorso 30 ottobre, un collettivo di più di duecentocinquanta editori, scrittori e librai, tra cui Antoine Gallimard, patron dell’omonima casa editrice, e Françoise Nyssen, ex ministra della Cultura e fondatrice di Actes Sud, ha pubblicato una lettera aperta sul Monde contro l’idea che il libro non sia “un bene di prima necessità”.

PUBBLICITÁ

 

PUBBLICITÁ

E Philippe Claudel, giurato del Goncourt, ha lanciato un appello alla disobbedienza: “Librai, vi prego, disobbedite! Aprite le vostre librerie, a tutte e a tutti, nel rispetto dei gesti barriera e delle precauzioni sanitarie, affinché la cultura prenda lo spazio che merita, e l’ignoranza non uccida più di qualsiasi virus”. Il governo, giovedì, ha annunciato che si addosserà le spese di spedizione dei libri ordinati nelle librerie indipendenti durante le settimane di chiusura. Ma nel frattempo, sempre più librai si lanciano nel “click and collect”: i lettori possono ordinare i libri sul sito e venirli a ritirare su appuntamento. Questo weekend, nei mercati parigini, saranno inoltre allestite novantasette librerie effimere. “Non comprate su Amazon. Amazon è la morte delle nostre librerie e della nostra vita di quartiere”, ha tuonato la sindaca Hidalgo, promotrice dell’iniziativa.

Di più su questi argomenti:
PUBBLICITÁ