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I regime change partono sempre con degli scricchiolii

Paola Peduzzi

Ora i trumpiani della prima ora prendono le distanze dal presidente. Il caso Fox News

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Si sentono gli scricchiolii attorno a Donald Trump, il muro che si scrosta, l’ultima battaglia senza i soldati schierati. Ha un che di penoso il disertore dell’ultimo minuto, ma è pur sempre quello che meglio racconta la sconfitta, la consapevolezza del regime change in arrivo. Le televisioni tolgono la diretta al presidente che tratta il normale conteggio dei voti come un colossale broglio dei democratici: sono anni che i media si interrogano su come gestire le parole del presidente se queste parole sono false, menzognere, pericolosamente provocatorie e già era accaduto, all’inizio della pandemia, che le emittenti smettessero di trasmettere Trump alla Casa Bianca mentre consigliava agli americani di prendere l’idrossiclorochina o la candeggina contro il coronavirus.

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Si sentono gli scricchiolii attorno a Donald Trump, il muro che si scrosta, l’ultima battaglia senza i soldati schierati. Ha un che di penoso il disertore dell’ultimo minuto, ma è pur sempre quello che meglio racconta la sconfitta, la consapevolezza del regime change in arrivo. Le televisioni tolgono la diretta al presidente che tratta il normale conteggio dei voti come un colossale broglio dei democratici: sono anni che i media si interrogano su come gestire le parole del presidente se queste parole sono false, menzognere, pericolosamente provocatorie e già era accaduto, all’inizio della pandemia, che le emittenti smettessero di trasmettere Trump alla Casa Bianca mentre consigliava agli americani di prendere l’idrossiclorochina o la candeggina contro il coronavirus.

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Ora accade di nuovo, mentre il cosiddetto presidente del popolo sta sostenendo che parte del voto del suo popolo è illegale, non va contato, è una truffa cui solo lui può porre rimedio. Anche i social si sono messi a fare quel che finora non avevano fatto, cioè silenziare Trump quando esce dai confini del costituzionalmente corretto. Un po’ tardi, si dirà, un po’ opportunista anche, ma in realtà con il trumpismo non è mai troppo tardi, perché ancora una volta il presidente ha mostrato di voler torcere la democrazia americana fino all’ultimo, finché si può, prima di essere costretto a lasciarla andare.

 

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Per questo gli scricchiolii sono importanti, e pazienza se sono figli della consapevolezza di un potere che tramonta, di un calcolo cinico di riposizionamento: le crepe sono decisive, nei cambi di regime. Si parla per esempio dello scricchiolio presso Fox News, la tv-megafono del trumpismo che forse ha capito che assecondare Trump anche in questa battaglia contro il popolo americano potrebbe essere rischioso. C’è qualche segnale di questa resipiscenza dell’ultimo minuto, anche se molti invitano a tenere a bada gli entusiasmi.

 

Mentre ci si interroga sul perché Fox abbia assegnato l’Arizona a Joe Biden come ha fatto l’Associated Press e nessun altro network (e quell’assegnazione ha gettato i trumpiani nella disperazione: aspettiamo di conoscere tutti gli atti dell’“Arizona drama”), c’è pur sempre Sean Hannity, star di Fox, che dice: “Sarà impossibile sapere il risultato vero, giusto e accurato delle elezioni: questo è un fatto”. Nella copertura di Fox di questi anni, c’è stata sempre una contrapposizione tra i fatti e le emozioni, con ovviamente Fox dalla parte dei fatti e i liberal emotivi e fragili dall’altra (è il mondo capovolto, si sa).

 

In queste ore, il “sentimento” di Trump che si sente defraudato è molto presente nelle parole dei conduttori di Fox, che cercano di spiegare e talvolta di spiegarsi l’atteggiamento del presidente: il paradigma si è ribaltato, manca ancora l’ultimo miglio, cioè dire a Trump che nessuno gli ha rubato niente, semplicemente ha perso. Ma questo passo sembra per alcuni impossibile: Brian Stelter, autore di “Inganno” (NR edizioni), saggio su Fox News, ha visto un documento interno all’emittente che invita i conduttori a non chiamare Biden “presidente eletto”. Ma le crepe ci sono, si vedono. Molti consiglieri del presidente hanno iniziato a dirgli che deve concedere la vittoria a Biden.

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L’ex governatore del New Jersey, Chris Christie, trumpiano della primissima ora, ha detto: se ci sono i brogli, Trump faccia vedere le prove, allora potremo indignarci tutti insieme, ma finché non ci sono, le parole del presidente sono soltanto un fiammifero su un pubblico altamente infiammabile. L’ex senatore della Pennsylvania, Rick Santorum, rappresenta anche lui una crepa: la retorica di Trump, ha detto, è “pericolosa” e “talvolta incendiaria”. Ritorna sempre la stessa immagine, in chi prende le distanze da Trump dopo averlo sostenuto e appoggiato: le fiamme.

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