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Elezioni americane

Le tre parole chiave di Biden

Paola Peduzzi

Calma, cautela, rassicurazione. E numeri che danno tutto un altro volto al bidenismo, ben più forte di quanto si pensasse e di quanto i primi risultati facessero immaginare

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A un certo punto persino Nate Silver, re dei sondaggi americani molto circospetto in questi giorni di conteggi lunghi, ha detto nel mezzo del pomeriggio di ieri: non è che il fatto che ancora Nevada e Pennsylvania non siano stati assegnati sta dando spazio alla misinformazione e alle teorie del complotto? È dalla mattina del 4 novembre che i numeri vanno nella direzione di Joe Biden e che la mappa americana smette di essere tutta rossa, ma il momento dell’annuncio ufficiale si è fatto attendere.

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A un certo punto persino Nate Silver, re dei sondaggi americani molto circospetto in questi giorni di conteggi lunghi, ha detto nel mezzo del pomeriggio di ieri: non è che il fatto che ancora Nevada e Pennsylvania non siano stati assegnati sta dando spazio alla misinformazione e alle teorie del complotto? È dalla mattina del 4 novembre che i numeri vanno nella direzione di Joe Biden e che la mappa americana smette di essere tutta rossa, ma il momento dell’annuncio ufficiale si è fatto attendere.

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Nel frattempo Donald Trump ha chiesto dove sono finiti i voti dei militari in Georgia, come se fossero stati fatti scomparire – e comunque è stato già richiesto il conteggio. Nel frattempo c’è voluta una giornata di debunking per dimostrare che no, non hanno votato anche i morti, come dicono alcuni siti di estrema destra. Ma il senso della trasformazione in corso è questo: cautela e calma, dovremo abituarci tutti quanti. Per il momento è atteso un discorso notturno di Kamala Harris e Joe Biden, in quest’ordine, ed è plausibile pensare che, a parte l’ufficialità della presidenza, il messaggio sarà quello di sempre e ancor più dei giorni post elezione: torneremo a parlare, a dissentire senza scannarci, a essere uniti, perché la guerra è finita. Ogni discorso è costruito in questo modo: a calma e cautela si aggiungono le rassicurazioni, il sollievo anche

   
I numeri finali e i flussi elettorali spiegheranno in modo esatto come Joe Biden ha costruito la sua strategia elettorale e come è riuscito a riconquistare quell’elettorato middle class che era andato verso Trump nel 2016. Si tratta di margini piccini, come piccini erano i margini di Trump: non sarà forse una rivoluzione, ma non ce n’era bisogno, perché l’importante era dare un’alternativa, poi quando e se sarà, la rivoluzione si farà. Il trumpismo si è rivelato più radicato e più forte rispetto a quello che si pensasse – forse è semplice appartenenza: se sei repubblicano, voti il candidato repubblicano anche se non è esattamente come lo vorresti.

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Ma anche il bidenismo è ben più forte di quanto si pensasse e di quanto i primi risultati facessero immaginare: ha mobilitato, ha portato al voto i demotivati del 2016, ha ripreso il cosiddetto “muro blu” del midwest, che era esattamente quel che Biden doveva e voleva fare. Il numero finale dei grandi elettori dirà anche quanto grande è stata la vittoria – nel 2016, con 306 grandi elettori, la campagna elettorale di Trump disse “valanga”. Il bidenismo non si nutre  di iperboli, ma queste prime ore di transizione ci hanno già fatto capire che cosa lasciamo e che cosa ci aspetta. C’è chi lo chiama, appunto, sollievo.

 

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