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Perché l’elettorato dei latinos non si è fidato di Biden

Greta Privitera

I latini amano l’America delle opportunità, dell’individualismo, delle libertà, e hanno paura di un paese che assomigli anche solo lontanamente a quello che le loro famiglie hanno lasciato: temono il socialismo

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Viene già chiamato “latinos problem”, il problema coi latini. E’ quello che Joe Biden e il Partito democratico hanno confermato di avere con la popolazione ispanica. In queste ore di incertezza sull’esito delle elezioni presidenziali americane, dove ancora nessuno può cantare vittoria, il problema pare concreto: Biden non ha conquistato il popolo latinoamericano, soprattutto in Texas e in Florida. Nello stato che ha capitale Miami, Trump si è portato a casa i 29 grandi elettori, come nel 2016, rendendo la vittoria di Biden un po’ più lontana. La prima a commentare il risultato è stata Alexandria Ocasio-Cortez, appena rieletta al Congresso: “Avevamo già lanciato l’allarme sulle vulnerabilità dei democratici con i latinos. Ci sarebbe una strategia e un percorso da seguire, ma semplicemente non è stato fatto lo sforzo necessario”. Il senno di poi dà ragione a Ocasio-Cortez perché Donald Trump, che quello sforzo l’ha fatto, ha raccolto anche tutti i frutti.

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Viene già chiamato “latinos problem”, il problema coi latini. E’ quello che Joe Biden e il Partito democratico hanno confermato di avere con la popolazione ispanica. In queste ore di incertezza sull’esito delle elezioni presidenziali americane, dove ancora nessuno può cantare vittoria, il problema pare concreto: Biden non ha conquistato il popolo latinoamericano, soprattutto in Texas e in Florida. Nello stato che ha capitale Miami, Trump si è portato a casa i 29 grandi elettori, come nel 2016, rendendo la vittoria di Biden un po’ più lontana. La prima a commentare il risultato è stata Alexandria Ocasio-Cortez, appena rieletta al Congresso: “Avevamo già lanciato l’allarme sulle vulnerabilità dei democratici con i latinos. Ci sarebbe una strategia e un percorso da seguire, ma semplicemente non è stato fatto lo sforzo necessario”. Il senno di poi dà ragione a Ocasio-Cortez perché Donald Trump, che quello sforzo l’ha fatto, ha raccolto anche tutti i frutti.

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Il presidente si è molto concentrato su questa minoranza, soprattutto in Florida, e secondo gli exit poll di Nbc News, circa il 55 per cento dei voti dei cubano-americani è andato a lui, così come il 30 per cento di quelli portoricani e il 48 degli “altri latini”. Trump ha ottenuto un sorprendente 46 per cento nella contea di Miami-Dade, la più popolosa, dove aveva preso il 34 per cento nel 2016. Il presidente ha totalizzato il 43 per cento del voto della maggioranza bianca e circa il 55 per cento el voto ispanico in Miami-Dade, Hillary aveva preso il 56.

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I democratici faticano a spiegarsi come sia possibile che così tanti ispanici votino per un uomo che, per fare solo un esempio, vuole costruire un muro col Messico. A questo perché così difficile da capire ha risposto bene in un articolo dell’Atlantic Abraham Enriquez, un giovane venticinquenne di origini latine che vive in Texas. Quando Trump dice cose come “il Messico sta inviando persone con molti problemi, portano da noi droga e crimine”, i democratici pensano che tutti i latinoamericani si indigneranno, ma non è così. Queste accuse forti, che rasentano l’insulto, Enriquez, per esempio, le perdona: “Conosco esattamente lo stato del Messico e come la criminalità abbia conquistato questo bellissimo paese. Quindi, quando il presidente Trump dice questo cose, capisco che cosa intende”.

 

Le persone come Enriquez amano l’America delle opportunità, dell’individualismo, delle libertà, e hanno paura di un paese che assomigli anche solo lontanamente a quello che le loro famiglie hanno lasciato: temono il socialismo. Già, il socialismo, grande spauracchio per chi viene da Cuba, o dal Venezuela. Jose Cuevas, un uomo di 62 anni proprietario di un’azienda manifatturiera che produce armadietti, ha detto all’Nbc di essere arrivato negli Stati Uniti nel 1968, quando i cubani sfuggivano al comunismo. “Siamo venuti qui per le opportunità, non per i sussidi. Credo che la mentalità assistenziale che i democratici vendono per rafforzare la loro base, non piaccia per niente a molti cubani”. Gli ricorda quello da cui sono fuggiti. Sergio Garcia-Rios, professore di studi latini alla Cornell University, ha spiegato che non è un caso che Trump abbia passato l’ultimo anno a etichettare i democratici come “socialisti”, sapeva che era il modo migliore per spaventare i latinos e rosicchiare consensi a Biden e ai suoi. “Le persone vogliono sicurezza e protezione. Vogliono libertà, vogliono vivere in una società capitalista in cui chiunque abbia la possibilità di arrivare in alto e fare bene per se stesso”, ha detto Joe Gruters il presidente del Partito repubblicano della Florida.

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Dall’altra parte, gli attivisti democratici latino-americani hanno accusato Biden di avere ignorato gli elettori ispanici. Nelle settimane precedenti al voto, i sondaggi confermavano questo sentimento e negli stati chiave dicevano che Biden perdeva consensi tra questa minoranza. Due settimane fa, per tentare di vincere in Florida, Joe Biden ha spedito a Miami Barack Obama che sia nel 2008 sia nel 2012 aveva compiuto il miracolo e vinto anche lì. Ma questa volta, l’eroe dem più amato di sempre, non ha fatto canestro, era già troppo tardi e quasi impossibile battere i repubblicani che in questi mesi, anni, hanno mantenuto una presenza costante nello stato. Trump ha fatto un’opera di love bombing mirata verso i latinos. Ha parlato di sogni e opportunità, e ha vinto chiamando Biden “castro-chavista”, investendo in annunci – a volte anche falsi – in lingua spagnola molto condivisi sui social media, tant’è che alcuni di loro credono davvero che se dovesse vincere Biden verrà instaurato il socialismo.

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