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Verso il 3 novembre

Cosa vuol dire questa enorme affluenza anticipata

70 milioni di voti già dati in vista delle presidenziali, per gli under 30 è cool (e instagrammabile) andare alle urne. Ma i conteggi saranno molto condizionati

Paola Peduzzi

Per contenere la tensione, molti funzionari locali di molti stati hanno deciso che, anche laddove ci sia obbligo di mascherina, faranno votare anche senza, magari in un’area apposita: è un modo per evitare discussioni ai seggi, hanno raccontato alcuni al Financial Times, visto che la mascherina è stata talmente politicizzata che metterla o no è già una dichiarazione di voto.

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C’è di che entusiasmarsi nel guardare i numeri dell’America che vota: circa 70 milioni di persone hanno già votato o in presenza o via posta per le presidenziali che si terranno il 3 novembre, quasi la metà dell’intera affluenza del 2016, con ancora il fine settimana davanti. I dati su questi voti dicono che gli under 30 potrebbero superare il record di affluenza del 2008 (con Barack Obama) alle presidenziali e ripetere la mobilitazione già molto consistente del voto giovanile alle elezioni di metà mandato del 2018. Le ragioni dell’affluenza under 30 sono spiegate dagli esperti così: il coronavirus, l’uccisione di George Floyd, Greta Thunberg, la strage di Portland. Il presidente del think tank liberal Ndn, Simon Rosenberg, la definisce la “tempesta perfetta” necessaria per mobilitare i giovani, anche se alcuni di loro hanno confessato al Washington Post che votare è “so cool” oggi, e perfettamente instagrammabile.

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C’è di che entusiasmarsi nel guardare i numeri dell’America che vota: circa 70 milioni di persone hanno già votato o in presenza o via posta per le presidenziali che si terranno il 3 novembre, quasi la metà dell’intera affluenza del 2016, con ancora il fine settimana davanti. I dati su questi voti dicono che gli under 30 potrebbero superare il record di affluenza del 2008 (con Barack Obama) alle presidenziali e ripetere la mobilitazione già molto consistente del voto giovanile alle elezioni di metà mandato del 2018. Le ragioni dell’affluenza under 30 sono spiegate dagli esperti così: il coronavirus, l’uccisione di George Floyd, Greta Thunberg, la strage di Portland. Il presidente del think tank liberal Ndn, Simon Rosenberg, la definisce la “tempesta perfetta” necessaria per mobilitare i giovani, anche se alcuni di loro hanno confessato al Washington Post che votare è “so cool” oggi, e perfettamente instagrammabile.

 

Ieri è stato pubblicato uno studio di Gallup secondo cui il 69 per cento degli elettori registrati dice di essere molto più entusiasta di andare a votare quest’anno rispetto al 2016. E’ la conferma di quel che vediamo nelle immagini: le file lunghe, gli scatti sui social con la busta da spedire, i tutorial dei ragazzi su come si vota via posta in modo corretto. Ma Tim Alberta di Politico ha fatto un lungo reportage in quella che definisce “la paranoia del voto” in America, una paranoia esistente da sempre – è tutto il discorso sulle storture del sistema elettorale americano – che in questa campagna è stata alimentata dallo stesso presidente Donald Trump. Qualche dato: 127 tweet presidenziali riguardo le elezioni “truccate”, i brogli e le schede elettorali; 500 mila dollari stanziati per una commissione che doveva scovare i brogli denunciati da Trump nella scorsa tornata: zero casi trovati, la commissione è stata chiusa. Ma gli effetti di questa campagna di sfiducia ci sono: soltanto il 45 per cento delle persone intervistate oggi dice che le schede saranno contate in modo accurato. Questa percentuale, soltanto quattro anni fa, era pari al 59 per cento. Per battere la sfiducia bisogna andare a votare, ma proprio il voto rappresenta la fonte di sfiducia: anche questo è successo nell’America trumpiana sotto la pressione del presidente stesso che fin da subito ha fatto capire che l’unico voto buono, corretto, conteggiabile è quello dato a lui. Per di più, in alcuni stati contesi come Pennsylvania, Michigan, Wisconsin (quelli che a sorpresa perse Hillary Clinton nel 2016) non si comincerà a conteggiare le schede arrivate per posta prima dell’Election day quindi è possibile che il risultato finale arriverà con grande ritardo. Poiché l’affluenza anticipata sembra trainata più dai democratici che dai repubblicani, e poiché questi voti saranno contati con più lentezza, aumenta la possibilità che i primi risultati appaiano molto favorevoli a Trump.
Per contenere la tensione, molti funzionari locali di molti stati hanno deciso che, anche laddove ci sia obbligo di mascherina, faranno votare anche senza, magari in un’area apposita: è un modo per evitare discussioni ai seggi, hanno raccontato alcuni al Financial Times, visto che la mascherina è stata talmente politicizzata che metterla o no è già una dichiarazione di voto. Walmart ha annunciato di voler togliere dagli scaffali dei suoi quasi cinquemila punti vendita le armi: si potranno comprare, ma non saranno esposte. La motivazione è che ci sono state molte proteste e rivolte sociali ed è una misura cautelativa necessaria: vista a ridosso della notte elettorale, sembra più un’azione di prevenzione che si è resa indispensabile e urgente.

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