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Una campagna sporca contro Macron

Daniele Ranieri

Il boicottaggio contro la Francia rilanciato da Erdogan mischia politica turca e altro, dieci giorni dopo la decapitazione di Samuel Paty

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Dieci giorni appena dopo la decapitazione in strada di un professore francese vicino a Parigi perché aveva mostrato in classe le vignette del giornale satirico Charlie Hebdo, il presidente turco Erdogan rilancia una campagna di boicottaggio nel mondo islamico contro i prodotti francesi. Si tratta di una campagna di boicottaggio poco chiara, perché mischia la politica estera turca con grandi questioni come il separatismo islamico in Europa e ha preso come pretesto un discorso che il presidente francese Emmanuel Macron ha tenuto il 3 ottobre, quasi un mese fa. Nel discorso Macron aveva parlato dell’islam in Francia e della necessità di far prevalere l’ordinamento democratico e laicista del paese sulla religione. Aveva definito l’islam “una religione in crisi” e questo era diventato il passaggio più commentato.

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Dieci giorni appena dopo la decapitazione in strada di un professore francese vicino a Parigi perché aveva mostrato in classe le vignette del giornale satirico Charlie Hebdo, il presidente turco Erdogan rilancia una campagna di boicottaggio nel mondo islamico contro i prodotti francesi. Si tratta di una campagna di boicottaggio poco chiara, perché mischia la politica estera turca con grandi questioni come il separatismo islamico in Europa e ha preso come pretesto un discorso che il presidente francese Emmanuel Macron ha tenuto il 3 ottobre, quasi un mese fa. Nel discorso Macron aveva parlato dell’islam in Francia e della necessità di far prevalere l’ordinamento democratico e laicista del paese sulla religione. Aveva definito l’islam “una religione in crisi” e questo era diventato il passaggio più commentato.

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La campagna di boicottaggio fino a due giorni fa stava procedendo a bassa intensità. In Qatar e in Kuwait alcuni supermercati avevano tolto dagli scaffali i prodotti francesi, se ne parlava in Tunisia, in Libia una bandiera francese era stata bruciata in piazza a Tripoli – dove comunque detestano la Francia perché è un’alleata dell’arcinemico generale Haftar. C’è da notare che anche se in teoria era partita come protesta per le parole di Macron si era subito trasformata in una campagna contro le vignette di Charlie Hebdo e gli #hashtag e gli slogan sono molto chiari a proposito. Era un boicottaggio contro i prodotti francesi nella settimana in cui la Francia ricordava Samuel Paty, ucciso per quelle vignette. Ora Erdogan ha fatto diventare la campagna un caso internazionale, con tutto un contorno di adesioni, di dichiarazioni, di ricatti e di smentite. Ieri il calciatore francese Paul Pogba ha negato di essersi dimesso dalla Nazionale in segno di protesta – era una notizia che circolava sui social ed era già stata presa per buona dai tabloid inglesi. Al Jazeera, il canale satellitare in arabo controllato dal Qatar – che è alleato della Turchia – spinge a favore del boicottaggio.

 

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La campagna non parte dal basso, dalla gente. Quando un mese fa a Parigi è cominciato il processo per la strage nella redazione di Charlie Hebdo il giornale satirico pubblicò di nuovo alcune vignette su Maometto ma non ci fu alcuna reazione significativa nelle piazze musulmane – l’unico paese che protestò fu il Pakistan, ma dal blocco dei paesi arabi non salì alcuna protesta. Ci sono molti altri temi più forti di un discorso di Macron che in teoria dovrebbero scuotere il mondo musulmano. Uno su tutti, la Cina ha cominciato da anni un programma di massa per internare in enormi campi di prigionia milioni di persone appartenenti alla minoranza uigura soltanto perché sono musulmane e lo scopo di questi campi di prigionia è “deprogrammare” i prigionieri, nel senso di trasformarli in non-musulmani. Ma questo argomento non suscita proteste e non esiste una grande campagna per boicottare le merci cinesi – sarebbe interessante vedere se funzionerebbe, considerato che le merci cinesi sono diffusissime in medio oriente e in altre grandi regioni musulmane come il sud-est asiatico. 

 

Non c’è una campagna contro la Cina perché non ci sono le ragioni e i presupposti politici. Invece la campagna contro le merci francesi adesso guadagna trazione e c’è il sospetto che Erdogan la usi come una mazza per colpire un avversario strategico. La Francia si oppone alla Turchia nel Mediterraneo orientale, dove c’è una contesa fra molti stati per il controllo di risorse energetiche enormi, e si oppone alla Turchia anche in Libia. E’ molto probabile che questa situazione, e non il problema dei rapporti tra stato laico e islam in Europa, abbia fatto partire il ping pong di aggressioni e risposte tra turchi e francesi. Sabato Erdogan ha detto che Macron ha un problema con l’islam e che è un “malato di mente”. Domenica il presidente francese ha risposto: “Non cederemo, mai. Rispettiamo tutte le differenze in uno spirito di pace. Non accettiamo l’incitamento all’odio e difendiamo il dibattito ragionevole. Saremo sempre dal lato della dignità umana e dei valori universali”. Poi Parigi ha chiesto al governo turco perché non ha condannato la decapitazione del professore Samuel Paty e ieri il portavoce del presidente Erdogan ha provato a rimediare in ritardo e ha detto che la Turchia condanna “il mostruoso omicidio”.  
 

 


 

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