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record di contagi

In Belgio con il Covid va malissimo, tra messaggi contraddittori e nove ministri della Sanità

David Carretta

Com’è possibile che un paese con un sistema sanitario avanzato, capacità di test adeguate e una popolazione che segue le regole si sia fatto travolgere da uno tsunami?

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Bruxelles. Se c’è un paese europeo da cui imparare come si contano i decessi durante la pandemia è il Belgio. Ma se c’è un paese europeo da non imitare nella gestione della pandemia è il Belgio. Tra sistema istituzionale federale sclerotico, cambio di governo nazionale, incompetenza delle amministrazioni regionali e centrale, annunci e decisioni contraddittorie, tutto quello che poteva andare male è andato male. Anzi malissimo. Il Belgio è secondo nella classifica mondiale dei decessi (dietro al Perù) con 922 morti di Covid-19 per milione di abitanti dall’inizio della pandemia. Il Belgio oggi è secondo in Europa per numero di nuovi positivi (dietro alla Repubblica ceca) con 932,9 ogni 100 mila abitanti negli ultimi 14 giorni. I contagi medi al giorno sono attualmente di 9.692 su una popolazione di 11,5 milioni di persone: come se in Italia se ne registrassero quotidianamente 55 mila. La crescita è vicina al 100 per cento da quattro settimane. Il record del 13 ottobre è di 12.458 positivi in 24 ore. Il massimo della prima ondata era stato registrato il 10 aprile con 2.366.

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Bruxelles. Se c’è un paese europeo da cui imparare come si contano i decessi durante la pandemia è il Belgio. Ma se c’è un paese europeo da non imitare nella gestione della pandemia è il Belgio. Tra sistema istituzionale federale sclerotico, cambio di governo nazionale, incompetenza delle amministrazioni regionali e centrale, annunci e decisioni contraddittorie, tutto quello che poteva andare male è andato male. Anzi malissimo. Il Belgio è secondo nella classifica mondiale dei decessi (dietro al Perù) con 922 morti di Covid-19 per milione di abitanti dall’inizio della pandemia. Il Belgio oggi è secondo in Europa per numero di nuovi positivi (dietro alla Repubblica ceca) con 932,9 ogni 100 mila abitanti negli ultimi 14 giorni. I contagi medi al giorno sono attualmente di 9.692 su una popolazione di 11,5 milioni di persone: come se in Italia se ne registrassero quotidianamente 55 mila. La crescita è vicina al 100 per cento da quattro settimane. Il record del 13 ottobre è di 12.458 positivi in 24 ore. Il massimo della prima ondata era stato registrato il 10 aprile con 2.366.

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La donna che all’epoca guidava il paese, l’ex premier e attuale ministro degli Esteri, Sophie Wilmès, ieri è finita in terapia intensiva. Una settimana fa il suo successore, Alexander de Croo, ha annunciato chiusura di bar e ristoranti e coprifuoco. Altre restrizioni dovrebbero arrivare oggi, mentre tutti parlano di un secondo lockdown generale. “Siamo vicini a uno tsunami”, ha detto il ministro della Sanità, Frank Vandenbroucke. Gli ospedali si riempiono al ritmo di 320 persone al giorno. Da inizio ottobre i pazienti in terapia intensiva sono passati da 156 a 525. Il tasso di riproduzione stimato è 1,45. Il tasso di positività è al 16,3 per cento, ma sfiora il 30 per cento a Liegi e supera il 25 per cento a Bruxelles: una persona su quattro che viene testata nella capitale dell’Ue è positiva. Ma questa settimana, all’improvviso, il governo ha annunciato che gli asintomatici, i contatti a alto rischio e chi arriva dall’estero non verranno più testati: i laboratori sono travolti e non c’è abbastanza personale per fare i tamponi. Eppure il problema non è la capacità di test 

 

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Attualmente il Belgio è tra i primi in Europa con circa 60 mila tamponi al giorno e può superare i 70 mila (come se fossero 400 mila in Italia). Il problema non sono nemmeno i dati per individuare i focolai. Le autorità pubblicano ogni giorno su un dashboard i contagi, i ricoveri, i decessi e i test con le ripartizioni geografiche e per età. Alcuni dati sono comune per comune. Uno con la più alta incidenza è il famoso quartiere di Bruxelles di Molenbeek (1.974 positivi ogni 100.000 abitanti). L’incidenza è alta dove si concentrano comunità alloctone e le famiglie sono più numerose, come a Liegi o Anversa. Il principale veicolo di trasmissione non è la scuola, dove l’incidenza su 14 giorni è di 308 casi ogni 100 mila alunni. Lo 0,62 per cento degli studenti è finito in quarantena. Ma il contatto con un positivo è avvenuto nel 28 per cento dei casi in famiglia, solo nel 13 per cento a scuola. Com’è possibile che con un sistema sanitario avanzato, tutti i dati necessari, capacità di test adeguate e una popolazione che tutto sommato segue le regole, il Belgio abbia perso il controllo della pandemia per la seconda volta? La risposta va cercata in un sistema istituzionale federale spinto, con due comunità linguistiche in conflitto tra loro (fiamminghi e francofoni), livelli di governo sovrapposti, politici incompetenti, da cui arrivano messaggi contraddittori. All’inizio della pandemia c’erano nove ministri della Sanità nazionali e regionali per il Covid-19. Oggi è stato aggiunto un “commissario Corona” affiancato da una vice (va rispettato l’equilibrio fiamminghi-francofoni). Il contact tracing è regionale: il coordinamento nazionale aveva chiesto di rafforzare gli organici, le regioni non lo hanno fatto e la settimana scorsa la Vallonia ha contattato solo 1.650 persone su 8.300 a alto rischio. Ci sono voluti 5 mesi per mettersi d’accordo su una app stile Immuni, che in tre settimane è stata scaricata da più del 10 per cento della popolazione. La bolla sociale è passata da 10 a 15, poi 5, 10, 3 per ciascuno (esclusi i bambini di 12 anni). Oggi è ridotta a una persona a testa, ma con la possibilità di invitarne 4 a cena (sempre le stesse per 15 giorni con distanziamento). A marzo le mascherine erano vietate (perché riservate alla sanità), a settembre obbligatorie, a ottobre consigliate. Da mesi il governo federale tiene in sospeso i test rapidi, anche se vengono usati da università e comuni. Però il Belgio ha contato meglio di tutti i morti: è uno dei rari paesi a utilizzare criteri così stretti da avere più decessi di Covid-19 che eccesso di mortalità.

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