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-11 al 3 novembre

Figli contro figli d'America

Donald Jr vs Hunter Biden. Ma anche i figli dissidenti, i figli finti, i figli prediletti (ovviamente lei, Ivanka)

Paola Peduzzi

Secondo un’analisi del sito FiveThirtyEight, ad allontanare le donne da Trump è stata la politica della separazione delle famiglie al confine con il Messico. O meglio: i figli separati dalle madri

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Caroline, la figlia di Rudy Giuliani, ha scritto un articolo su Vanity Fair in cui dice: mettete fine al “regime del terrore” di Donald Trump, votate Joe Biden. Giuliani, ex sindaco di New York, è oggi l’avvocato personale del presidente americano – “il cane da guardia personale”, dice Caroline – e sua figlia sostiene che sono proprio le persone come suo padre il pericolo più grande, “la corruzione parte dagli ‘yes-men’, i compagni di merende che creano bolle di bugie e sudditanza per restare vicini al potere”.

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Caroline, la figlia di Rudy Giuliani, ha scritto un articolo su Vanity Fair in cui dice: mettete fine al “regime del terrore” di Donald Trump, votate Joe Biden. Giuliani, ex sindaco di New York, è oggi l’avvocato personale del presidente americano – “il cane da guardia personale”, dice Caroline – e sua figlia sostiene che sono proprio le persone come suo padre il pericolo più grande, “la corruzione parte dagli ‘yes-men’, i compagni di merende che creano bolle di bugie e sudditanza per restare vicini al potere”.

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Caroline è una figlia dissidente come ce ne sono altre – mai visti tanti figli protagonisti come oggi –  anche se lei ha iniziato prima (era per Obama e per Hillary), ma poiché questa campagna elettorale non ci risparmia niente, ora se cerchi notizie su figli e Giuliani non trovi più Caroline, ma la figlia di Borat che, nell’ultimo film di Sacha Baron Cohen, seduce Giuliani. Sul finale del film in uscita oggi su Amazon Prime, la figlia (finta) quindicenne di Borat, Tutar Sagdiyev, va a fare un’intervista a Giuliani riempiendolo di complimenti, poi lo invita a bere un drink nella stanza a fianco e lui si aspetta altro rispetto al drink e sembra determinato a ottenerlo, ma arriva Borat in calzamaglia e reggiseno rosso che urla: “Ha 15 anni, è troppo vecchia per te, prendi me al suo posto!”. Giuliani ha detto che il video è stato manipolato, che le cose non sono andate così e che comunque questa è un’operazione per fermare la sua campagna di verità su Hunter Biden, il figlio – un altro figlio! – del candidato presidente del Partito democratico. Giuliani ha consegnato alle autorità un hard disk del computer di Hunter che, dice, contiene “cose che vi faranno esplodere il cervello” e che sono la versione 2020 delle email di Hillary: anzi, come ripete lo stesso Trump, queste rivelazioni di dubbia provenienza e di dubbia veridicità “faranno sembrare una dilettante quella corrotta di Hillary”.

 

Hunter è da molto tempo il punto dolente della campagna di Biden, per la questione ucraina, della corruzione e della droga, e Trump, con i media conservatori suoi alleati, lo ha scelto come bersaglio preferito di questi ultimi giorni di campagna. Non che prima Hunter non fosse un bersaglio, ma gli attacchi contro di lui erano coordinati da Donald Jr, figlio contro figlio. Il primogenito di Trump ha coniato il soprannome di Hunter – “crackhead Hunter”, drogato di crack – e ha contribuito a creare titoli come quelli di un editoriale del Wall Street Journal: “Joe Biden deve rispondere alle domande su Hunter e la Cina”. Se si pensa che è Trump ad avere – ha scritto il New York Times – un conto bancario in Cina e ad aver pagato le tasse in Cina (188 dollari, ovunque sia il presidente paga sempre poche tasse), l’effetto della propaganda di Donald Jr diventa ancora più nitido. Molly Jong-Fast, scrittrice ed editor at large del Daily Beast, ha analizzato l’ossessione di Donald Jr per Hunter, il figlio contro il figlio, ed è arrivata a una conclusione: Donald Jr detesta Hunter perché non è un figlio amato come lo è Hunter, perché Biden dice in diretta tv di essere “orgoglioso” di suo figlio, mentre Trump non voleva nemmeno che Donald si chiamasse Donald, perché temeva che diventasse un perdente con il suo stesso nome (la fonte di questo dettaglio tragico è un articolo che scrisse Julia Ioffe su GQ nel giugno del 2018).

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Psicologia a parte, oggi Donald Jr è popolarissimo nella base trumpiana, mentre Hunter è considerato un problema per la base democratica. Che invece si appiglia alle storie di altre figliolanze più o meno disfunzionali. La preferita fra tutti è quella della figlia del capo della comunicazione di Trump Kellyanne Conway, la sedicenne Claudia, che è molto popolare su TikTok, che non soltanto è antitrumpiana, ma che ha anche denunciato sua madre perché non ha voluto portarla in ospedale quando faceva fatica a respirare dopo aver contratto il Covid (anche sua madre era positiva, come buona parte del team della Casa Bianca). Un video di qualche giorno fa mostra madre e figlia insieme con persino un accenno di abbraccio: si festeggiava il sedicesimo compleanno di Claudia e forse anche una tregua fra le due. Anche perché Kellyanne ha annunciato le sue dimissioni, così come le ha annunciate George Conway, marito e padre, il primo degli antitrumpiani della famiglia nonché tra i fondatori del Lincoln Project, il progetto antitrumpiano per eccellenza. Hanno fatto tutti un passo indietro in nome della pace familiare, ma Claudia continua a essere citata dai democratici, anche perché in un video ha chiesto ad Alexandria Ocasio-Cortez, star della mobilitazione liberal: “Adottami”.

 

Altri figli hanno fatto da comparse in questi anni e in questa stagione elettorale, da Chiara, figlia del sindaco di New York Bill de Blasio, che a giugno era stata arrestata durante le proteste del Black Lives Matter a Manhattan (suo padre ha detto di essere “molto orgoglioso” perché Chiara è una che ci crede), a Tiffany Trump e il suo improbabile elogio dell’orgoglio trumpiano fino ai figli-non-figli di Kamala Harris, i figli di suo marito, ma naturalmente la figlia d’America è soltanto una: la preferitissima Ivanka Trump. Lei è l’unica che papà ascolta, l’unica che può permettersi di dirgli anche quel che a lui non va di sentire, l’unica che ha superato indenne l’infanzia di competizione con madre, padre e fratelli – una volta, ha raccontato, stava facendo una gara di sci e suo padre la spintonò fuori pista per vincere lui al suo posto, ma non se la prese: è la formazione di casa Trump – e che oggi è il modello di donna che suo padre sogna (sei bella come Ivanka è il massimo dei complimenti ricevibili dal presidente). C’erano molte aspettative sulla figlia amata, ma con il tempo sono andate scemando, perché nemmeno lei è riuscita – o ha voluto – domare Trump: da ultimo poi sembra un pochino scomparsa, soprattutto da quando è emerso  che di fatto Ivanka, pur consigliera della Casa Bianca, ha continuato a gestire gli affari (malandati) di casa. Nell’inchiesta del New York Times cosiddetta “follow the money”, il ruolo di Ivanka risulta evidente, come anche i compensi ricevuti, ma la cosa non ha avuto grande risonanza: gode della proprietà dell’infrangibilità come suo padre.

 

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In questi pochi giorni che mancano alle elezioni potremmo vedere Ivanka più spesso. Secondo quanto riportano i giornali, la figlia prediletta nonché modello di donna trumpiana è stata scelta per rianimare per appunto il voto delle donne, che dai sondaggi sembra essere ben più tiepido di quanto non fosse nel 2016. Nelle ultime sei settimane, scrive il sito di Politico, Ivanka ha fatto diciassette tappe di campagna elettorale: conversazioni molto raccolte in cui parlava di suo padre, tante foto con i bambini che si preparano per Halloween,  anche una lezione per imparare a impastare il pane. Pennsylvania, North Carolina, Georgia, Florida, Ohio, Michigan, Minnesota, Wisconsin, Nevada e Arizona sono gli stati in cui è andata Ivanka che a differenza dei suoi fratelli e di suo padre non deve parlare alla base ma agli incerti, a quelli che non sono abbastanza orripilati da votare per Biden ma rischiano di non andare proprio a votare. Trump teme che questi incerti siano soprattutto le donne e infatti al suo comizio a Jacksonville, in Pennsylvania, la scorsa settimana, ha detto: “Posso chiedere un favore a voi donne? Potete volermi bene? Per favore. Per favore. Ho salvato i vostri quartieri, ok?”. Trump insiste sul fatto che le proteste nelle città americane – che Biden asseconda, secondo lui – porteranno a un aumento della criminalità e a un abbassamento del valore immobiliare delle case nelle periferie, ma sembra che questo discorso faccia presa più sugli uomini che sulle donne.

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Su di loro il tema che aveva fatto più presa nel 2016 era quello dell’immigrazione, ma già alle elezioni di metà mandato, parte di questo elettorato femminile non aveva votato per i repubblicani. Secondo un’analisi del sito FiveThirtyEight, ad allontanare le donne da Trump è stata la politica della separazione delle famiglie al confine con il Messico. O meglio: i figli separati dalle madri. Ancora una volta c’entrano i figli, quelli amati, quelli in disaccordo, quelli finti, quelli prediletti. E quei cinquecentoquarantacinque figli che, separati alla frontiera americana, ancora non trovano i loro genitori.

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