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editoriali

Come entrare nel twitter di Trump

redazione

Se un hacker olandese ha ragione, c’è un altro problema per il presidente

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Victor Gevers, che di professione è un hacker etico e la sua missione è quella di segnalare le vulnerabilità di account, pagine web, e sistemi informatici, sostiene di essere riuscito a entrare nel profilo twitter di Donald Trump. Avrebbe scoperto che la password altro non era che il suo slogan: maga2020! (Make America Great Again). E non c’era nemmeno la doppia verifica. La notizia è stata smentita dalla Casa Bianca e da twitter, ma fa venire i brividi. Sappiamo tutti che il presidente usa twitter come canale di comunicazione ufficiale, oltre che come megafono del trumpismo. Su twitter Trump ha annunciato le dimissioni del consigliere per la Sicurezza nazionale John Bolton, ha annunciato il ritiro delle truppe americane dall’Afghanistan, ha anche ammesso di essere positivo al Covid. E l’elenco di notizie importanti, centrali per l’America, per l’Amministrazione e per il mondo, che hanno avuto poi conseguenze interne ed esterne, è lunghissimo.

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Victor Gevers, che di professione è un hacker etico e la sua missione è quella di segnalare le vulnerabilità di account, pagine web, e sistemi informatici, sostiene di essere riuscito a entrare nel profilo twitter di Donald Trump. Avrebbe scoperto che la password altro non era che il suo slogan: maga2020! (Make America Great Again). E non c’era nemmeno la doppia verifica. La notizia è stata smentita dalla Casa Bianca e da twitter, ma fa venire i brividi. Sappiamo tutti che il presidente usa twitter come canale di comunicazione ufficiale, oltre che come megafono del trumpismo. Su twitter Trump ha annunciato le dimissioni del consigliere per la Sicurezza nazionale John Bolton, ha annunciato il ritiro delle truppe americane dall’Afghanistan, ha anche ammesso di essere positivo al Covid. E l’elenco di notizie importanti, centrali per l’America, per l’Amministrazione e per il mondo, che hanno avuto poi conseguenze interne ed esterne, è lunghissimo.

 

Se davvero era così facile accedere ai suoi canali di comunicazione, ha messo a rischio tutti. Donald Trump è l’uomo più potente del mondo, almeno fino al tre novembre, con una battuta può modificare l’andamento di tutte le Borse del mondo, tra le sue mani ha anche la valigetta con i codici per far partire la guerra nucleare – e c’è da augurarsi che non la maneggi con la stessa leggerezza con cui crea le sue password dei canali, di fatto, ufficiali. Durante la campagna elettorale del 2016 venne fuori che l’allora candidata dei democratici Hillary Clinton usava un server privato, quindi meno sicuro, per comunicazioni riservate che avevano a che fare anche con il suo ruolo di segretario di stato. Venne accusata di superficialità, fu uno scandalo serio – il New York Times fu severissimo con la Clinton – che influì sul risultato elettorale. Invece ieri in attesa della conferma o smentita definitiva ci sono state reazioni più divertite che indignate. Siamo abituati agli scivoloni, alla sciatteria, alla superficialità dell’uomo più potente del mondo. Non sarà uno scandalo nemmeno questo: è soltanto Trump.

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