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Il MeToo a scoppio ritardato della Danimarca

Il sindaco di Copenaghen, il leader dei social-liberali e le accuse al ministero degli Esteri

Continuano a dimettersi politici accusati di molestie avvenute molti anni fa. Le parole della premier Mette Frederiksen che non vuole coprire le molestie, ma non vuole che la nazione e il partito socialdemocratico diventino "un posto in cui non puoi commettere errori, scusarti, accettare le conseguenze del tuo comportamento e poi andare avanti"

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Il sindaco di Copenaghen,  Frank Jensen, si è dimesso  e ha detto che si ritirerà dalla vita pubblica (oggi è anche vicepresidente del Partito socialdemocratico al governo) a causa di accuse di molestie sessuali. La scorsa settimana si è dimesso Morten Østergaard, leader dei social-liberali, al centro delle accuse di molestie che hanno riguardato il suo partito. Molti chiedono le dimissioni del ministro degli Esteri, Jeppe Kofod,  che nel 2008 aveva avuto una relazione con una ragazza di 15 anni (in Danimarca l’età del consenso è 15 anni) che allora lavorava come stagista al Parlamento danese. Già nel 2008 Kofod aveva rinunciato a molti incarichi nelle commissioni parlamentari in cui lavorava, ma poi, passato il momento critico, era diventato il candidato principale dei socialdemocratici al Parlamento europeo.  

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Il sindaco di Copenaghen,  Frank Jensen, si è dimesso  e ha detto che si ritirerà dalla vita pubblica (oggi è anche vicepresidente del Partito socialdemocratico al governo) a causa di accuse di molestie sessuali. La scorsa settimana si è dimesso Morten Østergaard, leader dei social-liberali, al centro delle accuse di molestie che hanno riguardato il suo partito. Molti chiedono le dimissioni del ministro degli Esteri, Jeppe Kofod,  che nel 2008 aveva avuto una relazione con una ragazza di 15 anni (in Danimarca l’età del consenso è 15 anni) che allora lavorava come stagista al Parlamento danese. Già nel 2008 Kofod aveva rinunciato a molti incarichi nelle commissioni parlamentari in cui lavorava, ma poi, passato il momento critico, era diventato il candidato principale dei socialdemocratici al Parlamento europeo.  

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Il MeToo danese a scoppio ritardato è iniziato ad agosto, quando una conduttrice famosa, Sofie Linde, ritirando un premio ha raccontato di essere stata molestata quando aveva diciotto anni: un suo capo le chiese di fare sesso orale altrimenti non avrebbe mai più avuto chance di carriera, e lei si rifiutò. Da quel momento, i giornali danesi si sono riempiti di interviste di ragazze e donne che denunciavano molestie sessuali ripetute, in tutti gli ambienti, soprattutto in quello politico. Anche le accuse al sindaco di Copenaghen risalgono a molti anni fa, alcune al 2004, ma ora sono tornate fuori tutte e un appello firmato dalla stragrande maggioranza dei parlamentari ha chiesto anche al premier, la socialdemocratica Mette Frederiksen, di prendere posizione. Lei continua a difendere il suo ministro, ma ha ammesso che “è impossibile contestare il fatto che il problema esiste” e ha detto di “non aver fatto abbastanza” per prevenire questi comportamenti. Helle Thorning-Schmidt, ex premier e prima donna a guidare un governo in Danimarca, ha detto in un’intervista a Bloomberg: “Abbiamo per molto tempo fatto come se l’eguaglianza di genere fosse stata raggiunta e sulla base di questa ipotesi ci siamo convinti che le molestie sessuali non ci fossero e non ci sarebbero state”. Il paese da sempre celebrato per l’uguaglianza dei diritti e per la pari opportunità di uomini e donne è rimasto vittima della sua stessa immagine, almeno tre anni dopo l’ondata del MeToo nel resto del mondo. 

 

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La Frederiksen però, pur avendo detto di voler affrontare la questione e di non voler coprire in alcun modo le molestie, ha anche aggiunto, mentre difendeva il suo ministro: “Si tratta di un errore accaduto molti anni fa. Non voglio che il mio partito e la Danimarca diventino un posto in cui non puoi commettere errori, scusarti, accettare le conseguenze del tuo comportamento e poi andare avanti”.

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