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Cosa sta succedendo in Nigeria, dove i giovani protestano contro la polizia

Il giornalista Patrick Egwu: "I nigeriani sono stanchi di avere paura. Non si accontentano più delle piccole promesse"

Greta Privitera

A Lagos hanno sparato sui manifestanti, secondo Amnesty International c'è stato un numero imprecisato di morti, secondo le autorità locali "nessuna vittima". I ragazzi chiedono la fine degli abusi della Special Anti-Robbery Squad (SARS), che il presidente Muhammadu Buhari ha promesso di smantellare. Le reazioni, il coprifuoco e il sostegno internazionale 

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Mentre Amnesty International parla di un numero imprecisato di vittime uccise durante una sparatoria al casello della città di Lekki e 15 persone morte nelle ultime due settimane, il governatore di Lagos, Babajide Sanwo-Olu, dice “nessuna vittima” ma 25 feriti durante gli spari sui manifestanti che hanno violato il coprifuoco della città nigeriana. "Ci conforta non aver registrato alcun morto, a differenza di quanto è circolato ampiamente sui social media", aggiunge. I manifestanti raccontano tutta un’altra storia. Akinbosola Ogunsanya ha detto alla CNN: “I militari si sono messi davanti a noi e hanno iniziato a sparare. Sparavano direttamente, direttamente contro di noi, e molte persone sono state colpite. Sono sopravvissuto per caso”.

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Mentre Amnesty International parla di un numero imprecisato di vittime uccise durante una sparatoria al casello della città di Lekki e 15 persone morte nelle ultime due settimane, il governatore di Lagos, Babajide Sanwo-Olu, dice “nessuna vittima” ma 25 feriti durante gli spari sui manifestanti che hanno violato il coprifuoco della città nigeriana. "Ci conforta non aver registrato alcun morto, a differenza di quanto è circolato ampiamente sui social media", aggiunge. I manifestanti raccontano tutta un’altra storia. Akinbosola Ogunsanya ha detto alla CNN: “I militari si sono messi davanti a noi e hanno iniziato a sparare. Sparavano direttamente, direttamente contro di noi, e molte persone sono state colpite. Sono sopravvissuto per caso”.

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Sono due settimane che migliaia di giovani nigeriani protestano contro la brutalità della polizia, in particolare contro la Special Anti-Robbery Squad (SARS), un’unità speciale accusata di abuso di potere e violazioni di diritti umani. Non è la prima volta che scendono in piazza per chiedere la fine degli abusi della polizia, ma la rabbia dei cittadini è riesplosa il 7 ottobre per un video che è circolato sui social che testimonia l’uccisione di un uomo da parte degli agenti speciali. Negli ultimi giorni, il presidente nigeriano Muhammadu Buhari ha accolto la richiesta dei manifestanti di smantellare la SARS e riformare le forze dell’ordine, ma questo non è bastato a fermare le proteste. I giovani nigeriani non si sono fermati nemmeno davanti al coprifuoco imposto dalle autorità. “Sono stanchi di avere paura. Non si accontentano più delle piccole promesse”, commenta al Foglio Patrick Egwu, un giornalista nigeriano che fa parte della Open Society Foundation in Investigative Reporting alla Wits University di Johannesburg.

 

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“I manifestanti, oltre a una riforma generale della polizia, chiedono la liberazione immediata di tutti coloro che hanno protestato pacificamente, giustizia per le vittime e le famiglie, un’indagine indipendente e un processo agli agenti che in questi anni hanno abusato dei loro poteri, indagini psicologiche sugli agenti in servizio, e l’aumento del salario dei poliziotti oggi troppo basso. Il loro lavoro è fondamentale: dovrebbero proteggere la vita dei cittadini“, spiega Egwu. L’unità speciale SARS è accusata di esecuzioni extragiudiziali, detenzioni immotivate, vessazioni sessuali. “Ti fermano e ti arrestano perché hai un iPhone e presumono che tu l’abbia rubato. Ti arrestano perché hai un tatuaggio. Poi, ti chiedono dei soldi per la liberazione, se non ce li hai, cosa che capita spesso, può essere che ti torturino e a volte capita che muori”, racconta Egwu.

 

Amnesty International ha diffuso un rapporto  che documenta le torture subite da almeno 82 persone rinchiuse nei centri di detenzione SARS tra gennaio 2017 e maggio 2020, giovani di età tra i 18 e 35 anni. “I metodi della polizia si rifanno ai tempi del colonialismo, quando la violenza era molto tollerata e pane quotidiano per la nostra popolazione ridotta quasi in schiavitù. È arrivato il momento di cambiare il sistema”.  Egwu è molto felice che in tutto il mondo ci siano manifestazioni in supporto alla battaglia del popolo nigeriano. In Italia, il calciatore del Napoli Victor Osimhen, per festeggiare il suo primo gol, ha alzato la maglietta e ha mostrato una scritta: “End police brutality in Nigeria”. Cosa che poi ha rifatto il connazionale del Crotone Calcio Simeon “Simy” Nwankwo. “Per noi è importante che si parli di quello che succede anche qui, in Africa. Perché Black Lives Matter ovunque, no?”.

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