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Le “azioni concrete” di Macron contro strutture e persone degli ambienti radicalizzati

Mauro Zanon

Militari vicino le scuole, maxi espulsioni, scioglimento delle associazioni ambigue e caccia agli odiatori del web: dopo il barbaro omicidio di Samuel Paty l'Eliseo dichiara guerra al fondamentalismo islamico 

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“La paura cambierà sponda. Gli islamisti non devono poter dormire sonni tranquilli nel nostro paese”. E’ un messaggio potente quello del presidente francese Emmanuel Macron al termine del Consiglio di difesa riunitosi d’urgenza domenica sera, a due giorni dall’efferata uccisione di Samuel Paty, professore di storia e geografia e padre di famiglia di 47 anni, decapitato vicino alla scuola dove insegnava. Vuole agire rapidamente, Macron, e con “azioni concrete”, perché “non bisogna dare tregua a quelli che si organizzano per opporsi all’ordine repubblicano”. L’Eliseo ha annunciato il rafforzamento della sicurezza negli istituti scolastici e negli ambienti circostanti a partire dal 2 novembre, quando insegnanti e allievi torneranno sui banchi dopo le vacanze di Ognissanti.

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“La paura cambierà sponda. Gli islamisti non devono poter dormire sonni tranquilli nel nostro paese”. E’ un messaggio potente quello del presidente francese Emmanuel Macron al termine del Consiglio di difesa riunitosi d’urgenza domenica sera, a due giorni dall’efferata uccisione di Samuel Paty, professore di storia e geografia e padre di famiglia di 47 anni, decapitato vicino alla scuola dove insegnava. Vuole agire rapidamente, Macron, e con “azioni concrete”, perché “non bisogna dare tregua a quelli che si organizzano per opporsi all’ordine repubblicano”. L’Eliseo ha annunciato il rafforzamento della sicurezza negli istituti scolastici e negli ambienti circostanti a partire dal 2 novembre, quando insegnanti e allievi torneranno sui banchi dopo le vacanze di Ognissanti.

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I ministri dell’Interno e della Giustizia, Gérald Darmanin e Éric Dupond-Moretti, hanno presentato un “piano che verrà messo in pratica nel corso della settimana e darà luogo ad azioni concrete contro le strutture, le associazioni e le persone vicine agli ambienti radicalizzati”. Alcune misure sono state anticipate ieri mattina su Europe1 da Darmanin, che da quando è a Place Beauvau riceve ogni giorno note allarmanti dei servizi segreti sull’espansione delle reti islamiste. Il ministro dell’Interno ha annunciato l’espulsione di 231 clandestini iscritti al Fichier des signalements pour la prévention de la radicalisation à caractère terroriste (Frpt), ossia il registro dei radicalizzati monitorati dall’intelligence di Parigi (180 sono attualmente in carcere, gli altri 51 verranno arrestati in questi giorni). In occasione della sua trasferta in Marocco, venerdì scorso, Darmanin ha chiesto al governo di Rabat di riprendersi nove dei suoi cittadini radicalizzati in possesso di passaporto marocchino. Lo stesso farà con gli esecutivi algerino e tunisino nei prossimi giorni.

 

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Sulla base delle segnalazioni della piattaforma Pharos, che ha identificato sui social ottanta messaggi di sostegno all’attentato commesso dal terrorista ceceno, Darmanin ha poi comunicato l’avvio di una serie di convocazioni e perquisizioni a domicilio per identificare gli autori di tali messaggi. La maxi operazione rientra nella lotta al “cyberislamismo”, come ha sottolineato la ministra delegata alla Cittadinanza Marlène Schiappa, che ieri mattina ha riunito i servizi di polizia e della gendarmeria al fine di studiare nuove misure per migliorare il rintracciamento dei contenuti che incitano all’odio sul web. Ma l’annuncio forse più importante fatto ieri dal ministro dell’Interno riguarda le 51 strutture associative, scuole, centri culturali, e collettivi con rapporti ambigui con gli ambienti radicalizzati, che riceveranno questa settimana una visita da parte dei servizi dello stato. Molte di queste strutture potrebbero essere dissolte. “Proporrò la dissoluzione del Ccif (Collectif contre l’islamophobie en France, ndr) e di BarakaCity, associazioni nemiche della Repubblica. Bisogna smetterla di essere ingenui e guardare in faccia la realtà: non c’è alcun accomodamento possibile con l’islamismo radicale”, ha twittato il ministro dell’Interno.

 

Da anni, il Ccif conduce un “jihad giudiziario”, come lo ha definito l’ex giornalista di Charlie Hebdo Zineb El Rhazoui, contro tutti coloro che criticano l’islam nei media e nei discorsi pubblici. E BarakaCity, dietro la patina di organizzazione umanitaria che aiuta i musulmani più svantaggiati, è l’epicentro della propaganda salafita in Francia. Il suo fondatore, Idriss Sihamedi, si rifiutò nel 2016 di stringere la mano all’allora ministra per le Pari opportunità Najat Vallaud-Belkacem perché donna, e lo scorso settembre ha detto che Allah deve “maledire” Charlie per aver ripubblicato le vignette di Maometto. Tra i cattivi maestri dell’islam francese c’è anche quel Abdelhakim Sefraoui, predicatore di origini marocchine, antisemita, autoproclamato imam, schedato “S” per radicalizzazione, che assieme al genitore di un’alunna del collège du Bois d’Aulne, ha lanciato la “fatwa” (Darmanin) che ha provocato la morte di Samuel Paty.

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