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Le proteste e le elezioni

A Portland, il sindaco moderato è schiacciato tra Trump e i radicali

Il democratico Wheeler cerca la riconferma al voto del 3 novembre ma la candidata più a sinistra sta andando molto forte

Paola Peduzzi

Nel suo piccolo, il sindaco di Portland rappresenta un problema nazionale. Wheeler non si è risparmiato nella difesa della città dalle ingerenze del presidente nella gestione delle proteste (sempre molto dure: continuano a cadere statue, anche quella di Lincoln). Ma la sua sfidante, Sarah Iannarone, raccoglie soldi e consensi (e ha una gonna che fa litigare il mondo liberal)

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Un cuoco di Portland, in Oregon, ha messo in commercio una salsa molto piccante che si chiama “Tear Gas Ted”: sull’etichetta c’è Ted Wheeler, il sindaco democratico della città, con la maschera da sub e la mascherina: “E’ un modo per ricordare che il sindaco è responsabile di come si è comportata la polizia a Portland”, ha spiegato il cuoco. “Tear Gas Teddy” è il soprannome del sindaco, lo ripetono tutti con un risatina, perché Wheeler è stato lui stesso colpito dai lacrimogeni ma è accusato di non aver saputo gestire la violenza della polizia e delle forze inviate dal presidente Donald Trump contro le manifestazioni di Black Lives Matter. Portland è una città abituata alle proteste e agli scontri – negli anni Novanta la chiamavano la “Beirut d’America” – ma l’estate scorsa, mentre tutto il paese era in tensione dopo l’uccisione di George Floyd, qui s’è raggiunto il punto d’ebollizione. Il sindaco Wheeler, che è considerato un moderato, che ha sempre avuto il mondo del business dalla sua parte  e che aveva parecchie ambizioni a livello statale, si è trovato incastrato tra il presidente Trump e gli attivisti radicali, quelli che tra le altre cose chiedono l’abolizione della polizia.

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Un cuoco di Portland, in Oregon, ha messo in commercio una salsa molto piccante che si chiama “Tear Gas Ted”: sull’etichetta c’è Ted Wheeler, il sindaco democratico della città, con la maschera da sub e la mascherina: “E’ un modo per ricordare che il sindaco è responsabile di come si è comportata la polizia a Portland”, ha spiegato il cuoco. “Tear Gas Teddy” è il soprannome del sindaco, lo ripetono tutti con un risatina, perché Wheeler è stato lui stesso colpito dai lacrimogeni ma è accusato di non aver saputo gestire la violenza della polizia e delle forze inviate dal presidente Donald Trump contro le manifestazioni di Black Lives Matter. Portland è una città abituata alle proteste e agli scontri – negli anni Novanta la chiamavano la “Beirut d’America” – ma l’estate scorsa, mentre tutto il paese era in tensione dopo l’uccisione di George Floyd, qui s’è raggiunto il punto d’ebollizione. Il sindaco Wheeler, che è considerato un moderato, che ha sempre avuto il mondo del business dalla sua parte  e che aveva parecchie ambizioni a livello statale, si è trovato incastrato tra il presidente Trump e gli attivisti radicali, quelli che tra le altre cose chiedono l’abolizione della polizia.

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Nel suo piccolo, il sindaco di Portland rappresenta un problema nazionale (e non solo: vale per tutte le sinistre occidentali) ben sintetizzato da alcuni numeri: il 3 novembre ci sono le elezioni locali, Wheeler cerca la riconferma ma al momento c’è una candidata che nei sondaggi di popolarità lo stacca di parecchio (anche di dieci punti) e che ha raccolto più soldi rispetto a lui. Si chiama Sarah Iannarone, ha 47 anni, ha lavorato per molti anni nella segreteria dell’Università di Portland, è un’attivista appassionata di politica e di urbanistica, adora cucire e andare in bicicletta, ha avuto problemi finanziari ora rientrati, e detesta Wheeler da sempre, quando ancora non lo facevano così in tanti.

 

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All’inizio di luglio la Iannarone twittava: “Sono arcistufa di vedere giornalisti, medici, osservatori, manifestanti pacifici e sì anche i vandali colpiti, attaccati e arrestati dalla polizia di Portland. Fanculo, sindaco Ted Wheeler, davvero”. A maggio, la Iannarone non era un rivale pericoloso: a Portland, come in tutta l’America, la politica di sinistra è scivolata più a sinistra, ma non fino a dove si trova la Iannarone, che dice di essere “un’antifascista di tutti i giorni” e una “antifa” – cioè l’ala più radicale e spesso violenta delle proteste contro il razzismo (nell’ultimo dibattito ha detto che per lei il concetto di “antifa è soltanto un’idea”, non un metodo o una pratica). In questi giorni è riemersa una foto in cui la Iannarone indossa una gonna con su i volti di Che Guevara, Mao, Stalin, Chávez (le sue sostenitrici dicono che quella gonna è stata a lungo il must have della città, era in tutti i negozi e sulle bancarelle, e postano foto in cui anche loro la indossavano). Quest’ultima querelle si può sintetizzare con lo scambio su Twitter di due commentatori di area liberal. Yascha Mounk riprende la foto della gonna e scrive: “Restano stupefacenti l’incoerenza e l’ipocrisia riguardo alle ragioni per cui la gente viene cancellata e quelle che invece lasciamo passare senza dire una parola ”. Matthew Yglesias risponde: “Non mi piace la gonna, ma lei propone la politica abitativa più rimarchevole che abbia mai visto in una elezione a sindaco (...) Se indossare una gonna con su Mao può convincere a votare una politica come questa, la metterei anche io, la gonna, e dovreste farlo anche voi”.

 

La Iannarone è così ora la candidata da battere. E sì che in questi mesi Wheeler non si è risparmiato nella difesa della città dalle ingerenze del presidente. A Portland sono arrivate le forze  federali mandate da Trump quando si è convinto che certe città erano “peggio dell’Afghanistan” e che i sindaci e gli amministratori democratici non erano in grado di gestire le proteste perché troppo deboli o troppo vicini ideologicamente agli antifa. Gli scontri sono andati avanti per mesi, l’Associated Press li aveva descritti così: “Un conflitto armato crudo, spaventoso e doloroso da entrambe le parti di una staccionata di ferro che separa i manifestanti fuori dagli agenti dentro” il palazzo di giustizia della città. A fine agosto, dopo che un uomo era rimasto ucciso, il sindaco Wheeler si era rivolto direttamente a Trump in un discorso diventato virale: “Presidente, lei si sta davvero chiedendo perché questa è la prima volta in decine di anni che in America si vede tanta violenza? E’ lei che ha creato odio e divisione”. Wheeler aveva detto che le violenze dovevano cessare subito, “non importa chi siete e che idee politiche avete” e sempre rivolto a Trump: “Lei e i suoi sostenitori, levatevi di torno”. Ma per i più radicali la reazione del sindaco era tardiva e non sufficiente: non c’entravano soltanto le forze federali del governo centrale, ma anche la polizia locale, soprattutto la polizia locale, che Wheeler avrebbe dovuto controllare. Anzi: domare e abolire. Qualsiasi cosa il sindaco avesse fatto di diverso da “abolish police” non sarebbe stato considerato sufficiente, ed è in questa intransigenza che è cresciuta la Iannarone, esponente radicale con politiche molto di sinistra che nella città impaurita e assediata risuonano più confortanti rispetto a quelle di “Tear Gas Teddy”.

 

Negli ultimi giorni, i manifestanti hanno buttato giù le statue di Abramo Lincoln e di Theodore Roosevelt. Qualche mese fa era toccato alle statue di Thomas Jefferson e George Washington. Trump ha ripostato le immagini dei saccheggi, ha ripetuto “law and order”, ha consigliato a Portland di chiamare gli agenti federali, ha twittato: “La sinistra radicale sa soltanto approfittare di ‘leadership’ incapaci. Questo è Joe Biden!”. E per finire: “Mettete in galera questi animali, ora”.

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