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Il Sarin alla sbarra

Daniele Ranieri

La Germania spezza l’impunità che protegge il regime siriano e lo porta in tribunale per gli attacchi chimici

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Lunedì tre organizzazioni non governative hanno iniziato al tribunale di Karlsruhe in Germania le pratiche per portare a processo il regime siriano come responsabile degli attacchi chimici contro i civili in Siria. La Germania è la prima a rompere dal punto di vista legale l’impunità che protegge le forze del presidente Bashar el Assad, che in questi anni hanno fatto ricorso a un arsenale di armi chimiche che in teoria doveva proteggere la Siria dagli attacchi esterni per prevalere nella guerra civile scoppiata dopo la rivolta del 2011. Il tribunale tedesco sarò chiamato a giudicare su due casi in particolare. Uno è il massacro di circa milletrecento abitanti della periferia della capitale Damasco con l’agente Sarin nell’agosto 2013 – inclusi donne e bambini. 

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Lunedì tre organizzazioni non governative hanno iniziato al tribunale di Karlsruhe in Germania le pratiche per portare a processo il regime siriano come responsabile degli attacchi chimici contro i civili in Siria. La Germania è la prima a rompere dal punto di vista legale l’impunità che protegge le forze del presidente Bashar el Assad, che in questi anni hanno fatto ricorso a un arsenale di armi chimiche che in teoria doveva proteggere la Siria dagli attacchi esterni per prevalere nella guerra civile scoppiata dopo la rivolta del 2011. Il tribunale tedesco sarò chiamato a giudicare su due casi in particolare. Uno è il massacro di circa milletrecento abitanti della periferia della capitale Damasco con l’agente Sarin nell’agosto 2013 – inclusi donne e bambini. 

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L’altro è un bombardamento aereo sempre con il Sarin che uccise circa cento civili nel villaggio di Khan Sheikoun nell’aprile 2017. Fra i testimoni a disposizione delle tre ong ci sono vittime degli attacchi e disertori che hanno una conoscenza diretta dell’arsenale di armi chimiche della Siria e dei piani per usarlo contro i civili. In una guerra di logorio come è il conflitto siriano, le armi chimiche danno un enorme vantaggio perché permettono di svuotare da ogni presenza, civile o militare, interi settori di territorio senza perdere soldati e consentono di punire aree ribelli che mostrano di essere troppo difficili da sottomettere. C’è una campagna di negazionismo aggressiva, pagata e rilanciata dai media di Damasco e dalla Russia, che nega l’uso di armi chimiche da parte del regime siriano. Non si cura delle centinaia di migliaia di civili uccisi dai bombardamenti convenzionali o durante le operazioni di rastrellamento oppure dalle torture nei centri di detenzione, ma vuole negare in modo specifico le morti causate da armi chimiche perché hanno un impatto maggiore sull’opinione pubblica internazionale. E’ una bizzarria dal punto di vista logico, ma in questi anni abbiamo fatto i conti con il fatto che spesso a contare di più è la percezione e non la realtà sul campo.

 

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A suo modo, la campagna di negazionismo che riguarda le armi chimiche del regime siriano ha fatto da test per le campagne di disinformazione politica successive – l’ultima è quella che riguarda l’oppositore russo Alexei Navalny, finito in coma dopo essere stato avvelenato in Russia con un veleno creato in un laboratorio militare. Navalny deve la sua vita alla decisione presa dalla sua famiglia di spostarlo in un ospedale di Berlino, perché in Russia la versione ufficiale diceva che il suo malore era dovuto a un calo degli zuccheri. L’oppositore si è risvegliato dal coma grazie ai medici tedeschi, ha ricostruito l’accaduto e ha anche incontrato la cancelliera Angela Merkel – a differenza delle centinaia di siriani uccisi dalle armi chimiche e finiti nelle fosse comuni.

Germania e Francia intendono imporre sanzioni contro la Russia già a partire dalla settimana prossima per punire il tentato assassinio del leader dell’opposizione russa e altri paesi europei si uniranno. La Germania si è presa l’incarico di rompere l’impunità legale del regime siriano, che da anni impiega la macchina del proprio apparato militare e di sicurezza contro tutti i siriani che non si schierano con Assad. Ad aprile in un altro tribunale tedesco, a Coblenza, era cominciato il processo contro due ufficiali dell’intelligence siriana che hanno torturato centinaia di prigionieri in un centro di detenzione – anche con violenze sessuali. La lista delle vittime chiarisce un punto troppo spesso negletto nella guerra civile siriana: la repressione di regime colpisce molti civili che non c’entrano nulla con i gruppi terroristi che infestano parti del paese. I tribunali tedeschi possono agire secondo il principio di giurisdizione universale che permette di giudicare certi fatti gravi, come le torture di massa e l’uso di armi chimiche sui civili, anche se sono avvenuti altrove.

 

Quando Merkel nel 2015 decise di accogliere un milione di profughi in fuga dalla guerra siriana disse una frase che è diventata celebre, wir schaffen das, ce la possiamo fare, ce ne possiamo occupare. E’ come se la stessa frase ora guidasse le decisioni dei tribunali che si occuperanno di incriminare oppure no gli ufficiali di Assad responsabili di crimini contro l’umanità. Considerato che la Germania è al centro di una fitta rete di accordi di estradizione con paesi alleati, per gli assadisti a Damasco le eventuali sentenze nei tribunali tedeschi potrebbero avere conseguenze più pesanti dei raid missilistici ordinati dall’Amministrazione Trump per punire il regime dopo le stragi con armi chimiche. I raid fecero soltanto danni materiali e poco più – ormai ce ne siamo dimenticati – i processi potrebbero complicare molto la vita dell’establishment assadista.

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