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"una vittoria legale e morale"

L'orbanismo e i danni permanenti all'Ungheria, condannata per la legge sull'istruzione superiore

Micol Flammini

Dopo la sentenza della Corte di Giustizia dell'Unione europea, l’università fondata da Soros potrà tornare a Budapest, ma ha nuovi piani Orbán-free

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La Corte di giustizia dell’Unione europea ha condannato l’Ungheria per la legge sull’istruzione superiore, adottata dal governo di Viktor Orbán nel 2017 per cacciare da Budapest la Central European University (Ceu), l’università fondata da George Soros nel 1991, che è stata costretta a trasferirsi a Vienna due anni fa.

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La Corte di giustizia dell’Unione europea ha condannato l’Ungheria per la legge sull’istruzione superiore, adottata dal governo di Viktor Orbán nel 2017 per cacciare da Budapest la Central European University (Ceu), l’università fondata da George Soros nel 1991, che è stata costretta a trasferirsi a Vienna due anni fa.

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La sentenza dei giudici del Lussemburgo è importante perché segna un confine netto, una linea di incompatibilità tra l’europeismo e l’orbanismo e indica che la legge è inconciliabile con la legislazione europea, per due motivi. Il primo è che l’Ungheria ha violato il principio della libera circolazione dei servizi ed è venuta meno agli obblighi derivanti dall’Accordo generale del commercio della Wto e anche al diritto Ue. Il secondo è che l’Ungheria ha infranto le disposizioni della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea relative alla libertà accademica. Adesso la Ceu potrà tornare a Budapest, e poco importa cosa pensi il governo di Orbán di questa sentenza, poco importa che la Corte per decidere abbia impiegato tre anni, il preside dell’università Michael Ignatieff ha detto ieri in conferenza stampa che la decisione è una “pietra miliare”, soprattutto perché restituisce alla Ceu la “libertà di compiere delle scelte”.

 

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Non verranno richiesti risarcimenti, anche se il trasferimento a Vienna è costato duecento milioni di euro, non verranno aperti dei procedimenti legali contro il governo ungherese, dopo anni di incertezza è la libertà di scegliere dove stabilirsi che conta. La Ceu potrebbe tornare a Budapest, dove ancora si tengono alcuni dei suoi corsi di laurea e dove c’è la sua libreria in lingua inglese, ma questa decisione deve prenderla tutta la comunità accademica e ci vorrà del tempo per discuterne, ha detto Ignatieff. Per Soros invece non ci sono dubbi, l’università non tornerà a Budapest, a Vienna ha trovato una nuova casa e una grande accoglienza, non c’è motivo per rientrare in Ungheria. La decisione della Corte “è una vittoria legale e morale”, l’università sa che potrà tornare a prendere delle decisioni sul proprio futuro – anche se il governo pensa di aver comunque vinto: la Ceu è fuori da Budapest – ma sa anche che si è chiuso un capitolo importante della sua storia.

 

In Ungheria non è soltanto la Ceu a essere stata minacciata, sotto attacco da parte del governo sono finite anche l’Accademia delle scienze e altri atenei come l’Università del Teatro e dell’Arte cinematografica (Szfe). L’atmosfera che Viktor Orbán ha creato, le leggi fatte per fortificare la sua struttura illiberale stanno rendendo Budapest un posto in cui certe realtà non possono esistere. Quando Soros fondò la Ceu, l’idea era quella di creare un centro di studio internazionale che formasse la futura classe dirigente ungherese e anche che attraesse dei ragazzi stranieri nella nazione centro-orientale che stava costruendo, con entusiasmo e fatica, la sua nuova società e la sua democrazia dopo anni di guerra e di dittatura. Con il tempo la Ceu è diventata un’eccellenza, un centro culturale internazionale, è diventata quello che Soros sperava: un punto di studio, di incontro e di scambio importante sia per gli ungheresi sia per gli stranieri, europei e americani. Era un simbolo e una promessa che doveva stare a Budapest, una città che aveva voglia di diventare centrale. L’Ungheria però in questi anni è tornata indietro e se la Ceu doveva rappresentare il cambiamento della nazione, ora è l’esatto opposto. Il governo di Orbán e la Central European University sono i simboli di due mondi molto diversi, il primo ha cacciato la seconda, ha trasformato l’Ungheria in modo, forse, irreversibile. Il rapporto tra la Ceu e Budapest si è rotto e l’università che ha sperimentato a Vienna cosa vuol dire “libertà accademica” sembra poco disposta a guardarsi indietro. L’Ungheria, secondo il disegno di Orbán, adesso è una democrazia illiberale, non sogna di essere centrale o internazionale, è marcata da un forte nazionalismo.  La Ceu se ne è accorta,  e una volta recuperata la facoltà di decidere,  sembra aver trovato di nuovo il suo posto: lontano da Budapest.

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