PUBBLICITÁ

L’accordo post Brexit sarà minimal con un’unica vera linea rossa: gli aiuti di stato

David Carretta

Il ministro degli Esteri tedesco, Heiko Maas, è convinto che l'opzione no deal non sia praticabile per Johnson. Intanto, il capo negoziatore dell'Ue, Michel Barnier, nei prossimi giorni vedrà gli stati che hanno interessi sul dossier della pesca, prima di dirigersi a Londra

PUBBLICITÁ

Bruxelles. L’Unione europea è convinta di poter affrontare in posizione di forza la fase finale dei negoziati con il Regno Unito su un accordo di libero scambio che dovrebbe servire da base per le relazioni post Brexit. “Con le sfide sanitarie ed economiche di oggi, la gente su entrambe le sponde della Manica ha già abbastanza problemi da affrontare: sarebbe totalmente irresponsabile far gravare su di loro ulteriori problemi con un no deal”, ha detto ieri il ministro degli Esteri tedesco, Heiko Maas, dopo un incontro con Michel Barnier. Il capo negoziatore dell’Ue era a Berlino per discutere con Angela Merkel su come procedere nelle trattative. La Germania non ha solo la presidenza di turno dell’Ue, ma è anche il paese che ha più da rimetterci da un mancato accordo che avrebbe un impatto significativo sulle catene di approvvigionamento e sulle esportazioni del’'industria tedesca.

ABBONATI PER CONTINUARE A LEGGERE
Se hai già un abbonamento:

Altrimenti


Bruxelles. L’Unione europea è convinta di poter affrontare in posizione di forza la fase finale dei negoziati con il Regno Unito su un accordo di libero scambio che dovrebbe servire da base per le relazioni post Brexit. “Con le sfide sanitarie ed economiche di oggi, la gente su entrambe le sponde della Manica ha già abbastanza problemi da affrontare: sarebbe totalmente irresponsabile far gravare su di loro ulteriori problemi con un no deal”, ha detto ieri il ministro degli Esteri tedesco, Heiko Maas, dopo un incontro con Michel Barnier. Il capo negoziatore dell’Ue era a Berlino per discutere con Angela Merkel su come procedere nelle trattative. La Germania non ha solo la presidenza di turno dell’Ue, ma è anche il paese che ha più da rimetterci da un mancato accordo che avrebbe un impatto significativo sulle catene di approvvigionamento e sulle esportazioni del’'industria tedesca.

PUBBLICITÁ

 

 

PUBBLICITÁ

Barnier nei prossimi giorni vedrà anche gli stati che hanno interessi sul dossier della pesca, prima di dirigersi a Londra a incontrare la sua controparte britannica David Frost. I negoziati sono in stallo sulle tre priorità dell’Ue. “Rimangono divergenze significative in particolare ma non solo nei settori della pesca, del level playing field (dietro questa espressione c’è la questione degli aiuti di stato e del dumping sociale, ambientale e fiscale, ndr) e la governance”, hanno detto Ursula von der Leyen e Boris Johnson dopo una telefonata sabato. La scadenza del 15 ottobre – data del prossimo Consiglio europeo entro la quale, almeno in teoria, dovrebbe essere trovata un’intesa – si avvicina e Barnier deve capire fino a dove può spingersi nel fare altre concessioni. I limiti del mandato negoziale che gli avevano assegnato i 27 sono stati raggiunti.

 

Barnier ha già ceduto terreno su aiuti di stato, standard sociali e ambientali, pesca e ruolo della Corte di Giustizia dell’Ue. Ma da Londra non ci sono stati i movimenti che l’Ue si aspettava: fare altre concessioni significa rischiare una Singapore sulla Manica, un concorrente a pochi chilometri che fa dumping a danno dell’Ue. Le parole di Maas lasciano intendere che la Germania è pronta a qualche altra piccola concessione, ma senza mettere a repentaglio l’integrità del mercato interno. L’aspettativa di Berlino e Bruxelles è che Boris Johnson alla fine accetterà un “deal” alle condizioni poste dall’Ue, anche se dopo il solito circo di minacce (la violazione dell’accordo Brexit con la legge sul mercato interno britannico) e pugni sul tavolo (l’inamovibilità della posizione britannica su level playing field e pesca).

 

Le speranze che le relazioni economiche proseguano come prima della Brexit sono state abbandonate. L’accordo di libero scambio sarà minimo sulla base del principio “zero dazi, zero quote”. Ma in caso di paralisi, alla fine potrebbe essere limitato a una serie di merci strategiche, invece di essere esteso a tutte le relazioni commerciali. Gli aiuti di stato sono la vera linea rossa dell’Ue. Sulla pesca si può trovare una soluzione che permetta al Regno Unito di rivendicare la piena sovranità sulle sue acque garantendo comunque ampio accesso ai pescatori francesi, olandesi o danesi. Il tempo stringe e non ci sono più possibilità di proroghe del periodo di transizione che scade il 31 dicembre.

PUBBLICITÁ

 

PUBBLICITÁ

 

PUBBLICITÁ

Se salta la scadenza del 15 ottobre, i negoziati potranno protrarsi solo fino alla prima metà di novembre perché serve tempo al Parlamento europeo per ratificare un eventuale accordo. Il calcolo di Bruxelles è che, superato il congresso Tory, Johnson agirà in modo razionale, perché il Regno Unito ha più da rimetterci dall’Ue. Il premier britannico è sotto pressione: il mondo delle imprese chiede un’intesa. Una ricerca di Baker & McKenzie dice che in caso di no deal, tra Covid-19 e hard Brexit, il Regno Unito perderà 134 miliardi di sterline l'anno per un decennio. Domenica Johnson ha detto di non volere un “esito australiano” (dazi e quote come previsti dalla Wto) anche se è pronto a “conviverci”.

Di più su questi argomenti:
PUBBLICITÁ