Evitare maramaldismi su Trump, l'America è nella fase più buia della transizione

Daniele Raineri

Il presidente americano ha sbagliato tutto e adesso si parlerà soltanto di Covid (lui sperava di no), ma c’è il rischio di tensioni e crisi all’estero. Lo sfidante Biden negativo al tampone

C’è stato un grande rinfaccio collettivo alla notizia del tampone positivo al coronavirus del presidente americano Donald Trump, un grande momento “I told you so”, hai fatto il furbo e guarda adesso. Ma in questa notizia c’è molto di più. Gli Stati Uniti arrivano a quella giuntura critica che è il momento del voto presidenziale e di un probabile passaggio di consegne da un’Amministrazione a un’altra da farsi nel giro di quattro mesi e ci arrivano nell’incertezza totale. Non sappiamo come starà Trump nei prossimi giorni, non sappiamo se è in grado di fare l’ultimo mese di campagna elettorale, non sappiamo se e come i nemici degli Stati Uniti sfrutteranno questo momento di distrazione e di debolezza. In teoria il venticinquesimo emendamento prevede che il vice Mike Pence (subito testato, è negativo come anche lo sfidante Joe Biden) prenda il posto di Trump nel caso stia troppo male per fare il presidente e che poi gli consegni il potere appena starà meglio, ma è chiaro a tutti che Trump e Pence non sono la stessa persona e che l’esercizio provvisorio da parte del vice sarebbe differente rispetto al presidente eletto. Se questo periodo di incertezza si prolungasse, ci sarebbero problemi fuori dai confini? 


Rob Stutzman, uno stratega elettorale repubblicano che non simpatizza con Trump, dice a Politico che “questo è un evento geopolitico. I nostri nemici ci stanno guardando. Se si ammalasse gravemente, il caos si potrebbe moltiplicare. Gli americani di ogni colore politico dovrebbero riflettere su questa notizia e sentirsi scossi”. Axios, un altro sito di politica sempre bene informato, cita funzionari dell’Amministrazione che riconoscono che la Cina e altre potenze sanno che gli Stati Uniti adesso sono distratti e potrebbero sfruttare questa finestra d’opportunità “per avventurismo o aggressioni”. Ci sono aree molto tese, vedi per esempio l’escalation cinese nel mare meridionale della Cina o gli scontri al confine con l’India. E ci sono anche altre crisi. Due giorni fa le milizie filoiraniane hanno bombardato per la prima volta l’aeroporto di Erbil, nel nord dell’Iraq, che serve da base di riserva per gli americani se decideranno di abbandonare Baghdad. Il messaggio è chiaro: non soltanto vi colpiamo a Baghdad, vi colpiamo anche nella vostra base di riserva. Ci vorrebbe un’Amministrazione americana molto funzionale, ma in questo momento non c’è. 


Ieri i canali di propaganda del jihad erano molto contenti. Da mesi lo Stato islamico nei suoi video di propaganda batte sul concetto che il Covid-19 è la punizione di Dio contro chi ha bombardato il gruppo. Secondo informazioni in possesso del Foglio, il capo dello Stato islamico, Amir al Mawla (nome di battaglia Abu Ibrahim al Qureshi) ha registrato il suo primo messaggio audio e il canale della propaganda, al Furqan, starebbe per distribuirlo online – del resto è passato quasi un anno dalla sua investitura, era ora che parlasse. E’ possibile che il discorso di al Mawla ora sarà registrato di nuovo per includere la notizia del tampone positivo di Trump. Il Pentagono non diventa meno potente se il presidente americano si ammala, ma i terroristi hanno qualche argomento di propaganda in più. 


Sul piano elettorale, il tampone positivo e la quarantena di Trump potrebbero essere un colpo micidiale contro la sua campagna perché il suo obiettivo era spostare l’attenzione dalla gestione della crisi Covid-19 e invece si parlerà soltanto di quello a tutte le ore del giorno. Inoltre i comizi per ravvivare la base già in programma saltano. E anche la vita quotidiana alla Casa Bianca, pure nel caso il presidente fosse il più sano degli asintomatici, sarà tutta regolata dal protocollo anti contagio – un gigantesco controspot a svantaggio di Trump fino al 4 novembre. 

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  • Di Genova. Nella redazione del Foglio mi occupo soprattutto delle notizie dall'estero. Sono stato corrispondente dal Cairo e da New York. Ho lavorato in Iraq, Siria e altri paesi. Ho studiato arabo in Yemen. Sono stato giornalista embedded con i soldati americani, con l'esercito iracheno, con i paracadutisti italiani e con i ribelli siriani durante la rivoluzione. Segui la pagina Facebook (https://www.facebook.com/news.danieleraineri/)