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Gli swing voters

Si può essere indecisi tra Trump e Biden?

Alcuni elettori americani, non tantissimi ma importanti, non hanno ancora scelto chi votare a novembre. Un piccolo viaggio nel mondo degli incerti, tra ironie e polli masticati

Paola Peduzzi

Secondo le rilevazioni, gli indecisi rappresentano fra il 3 e il 10 per cento dell’elettorato: il numero è in calo dagli anni Ottanta, ma in questa campagna elettorale sembra molto basso. Quando, dopo il dibattito presidenziale in tv, la Cnn ha mostrato una decina di indecisi per un focus group, alcuni hanno commentato: di più era impossibile trovarne. Se questa è la campagna più polarizzata di sempre, l’indeciso dovrebbe essere una categoria in via di estinzione

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Dopo il dibattito fra Donald Trump e Joe Biden, uno spettacolo selvaggio, ci sono stati alcuni incontri con gli elettori indecisi per capire se il confronto televisivo avesse chiarito loro le idee. Secondo le rilevazioni, gli indecisi rappresentano fra il 3 e il 10 per cento dell’elettorato: il numero è in calo dagli anni Ottanta, ma in questa campagna elettorale sembra molto basso. Quando la Cnn ha mostrato una decina di indecisi per un focus group, alcuni hanno commentato: di più era impossibile trovarne. Frank Luntz, sondaggista repubblicano, ha fatto un incontro su Zoom aperto ad alcuni media e a un certo punto ha chiesto quel che ci chiediamo un po’ tutti: “Come fate a essere ancora indecisi?”. Se questa è la campagna più polarizzata di sempre, l’indeciso dovrebbe essere una categoria in via di estinzione.

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Dopo il dibattito fra Donald Trump e Joe Biden, uno spettacolo selvaggio, ci sono stati alcuni incontri con gli elettori indecisi per capire se il confronto televisivo avesse chiarito loro le idee. Secondo le rilevazioni, gli indecisi rappresentano fra il 3 e il 10 per cento dell’elettorato: il numero è in calo dagli anni Ottanta, ma in questa campagna elettorale sembra molto basso. Quando la Cnn ha mostrato una decina di indecisi per un focus group, alcuni hanno commentato: di più era impossibile trovarne. Frank Luntz, sondaggista repubblicano, ha fatto un incontro su Zoom aperto ad alcuni media e a un certo punto ha chiesto quel che ci chiediamo un po’ tutti: “Come fate a essere ancora indecisi?”. Se questa è la campagna più polarizzata di sempre, l’indeciso dovrebbe essere una categoria in via di estinzione.

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Nel 2008, lo scrittore David Sedaris scrisse sul New Yorker una definizione dell’elettore indeciso che viene ripresa a ogni tornata elettorale: “Per mettere gli indecisi in prospettiva, immagino di essere in aereo. L’hostess arriva con il carrello del cibo e si ferma di fianco al mio posto: ‘Posso consigliarle il pollo?’, chiede: ‘O preferirebbe un piatto di merda con qualche pezzetto di vetro rotto dentro?’. Essere indecisi in questa tornata elettorale è come fare un pausa e poi chiedere come è cotto il pollo”.
Questa è la frase che citano tutti, ma l’articolo finiva così: “Mi chiedo se, in fondo, gli indecisi non siano i più pessimisti del mondo. Possono ordinare il pollo, ma, ancora una volta, mmm. ‘Starò forse sbagliando?’, si chiedono. ‘Se comunque tutto quel che c’è da fare è masticare e ingoiare, perché non andare dritti al sodo e prendere il piatto di merda?’. Ed è qui che arriva il pezzetto di vetro”.

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Per la stragrande maggioranza, gli americani si sono formati un’opinione, sanno per chi voteranno. Ma siccome i margini sono importanti e lo sono non tanto a livello nazionale quanto a livello locale, se tutti i pochissimi indecisi si concentrano negli stati swing, come è abbastanza normale che sia, è un attimo che l’esito elettorale cambia. Come ha scritto Axios: “Alcune incertezze nei numeri fanno sì che gli elettori davvero indecisi, per quanti pochi siano, possano cambiare il risultato del voto”. In quel “davvero indecisi” c’è un’altra storia,  l’orpello che ci portiamo dietro dal 2016: i trumpiani che si vergognano di definirsi tali (in Italia è un fenomeno che abbiamo conosciuto molto tempo fa). Molti studi dicono che questa presunta vergogna non esiste, il trumpismo è orgoglio, ma quando si entra in quelle percentuali note come “margini d’errore”, le certezze anche dei più certi si disperdono.

  
I focus group sugli indecisi hanno mostrato che l’indecisione resta. Molti hanno detto che nel dibattito Trump è stato troppo brutale e arrogante, e che quindi per la serata del dibattito forse si sentivano più dalla parte di Biden. Ma da lì a votare Biden ce ne passa. Qualche giorno fa, il Washington Post ha intervistato una coppia della Pennsylvania – uno stato swing: anche Trump nel dibattito ha citato molti stati che possono cambiare di segno –  che ha spiegato le ragioni dell’indecisione. I due, Karen e Marlin, hanno detto che sentono anche loro gli insulti e l’ironia di chi pensa che l’indeciso oggi sia o cieco o rimbambito – come fai a non vedere la differenza tra Biden e Trump? – ma vorrebbero votare per un candidato che rimetta insieme i cocci dell’America e non sono certi che Biden lo sia. Anche nei focus group è emerso questo elemento: non basta essere contro Trump per votare Biden. Alcuni hanno detto che in America ci sono ancora molte persone che vogliono sapere come si gestisce la pandemia di coronavirus, l’ingiustizia razziale e che cosa possono fare i due candidati per riunire il paese. Il tema più sentito è quello del paese a pezzi, ma sulla capacità di reincollarlo ci sono molti dubbi. David French, saggista conservatore e NeverTrumper, ha appena pubblicato un libro che si intitola “Divided we fall” in cui racconta “un futuro di disgregazione” in cui la minaccia di secessione di alcune parti del paese (fa l’esempio della California) è molto reale perché “non c’è una singola forza importante a livello culturale, religioso, politico o sociale che stia tirando l’America verso l’unità più di quanto non la stia spingendo verso la disunione”. L’unico modo, secondo French, è “una tolleranza genuina”, fatta di comprensione e dialogo: bisogna imparare di nuovo a convivere.

 
Gli anti trumpiani, anche alla luce del dibattito, dicono che questa convivenza non può di certo essere sostenuta o garantita dall’attuale presidente che invece punta tutto sulla divisione. Ma gli indecisi, per quanto pochi possano essere, non sono certi che la garanzia venga dal candidato democratico. E così, tra ironie e polli da masticare, il punto resta sempre lo stesso: convincere gli indecisi, certo, ma soprattutto convincere i decisi ad andare a votare.

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