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verso la brexit

L'Ue e il Regno Unito sono quasi al "ci vediamo in tribunale"

David Carretta

Bruxelles considera l'accordo sul mercato interno britannico un affronto e ha dato a Londra un ultimatum di un mese: un'arma in più per le negoziazioni finali

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Bruxelles. La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha annunciato il lancio di una procedura di infrazione contro il Regno Unito per aver violato gli obblighi di buona fede dell'accordo Brexit con il progetto di legge sul mercato interno britannico. "Le disposizione controverse non sono state ritirate", ha detto von der Leyen in una breve dichiarazione. Il progetto di legge sul mercato interno è "in contraddizione totale " con il Protocollo sull'Irlanda del Nord dell'accordo Brexit. La Commissione ha dato al governo di Boris Johnson un mese di tempo per rispondere. Se non ci sarà risposta o se non sarà sufficiente, la Commissione invierà a Londra “un parere motivato”, che è il passo appena prima del "ci vediamo in Tribunale". E non un tribunale qualsiasi: l'odiata Corte di Giustizia dell'Ue. Malgrado la Brexit, il Regno Unito si ritroverebbe davanti ai giudici di Lussemburgo, con il rischio di dover pagare una sanzione finanziaria per non aver rispettato gli impegni presi.

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Bruxelles. La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha annunciato il lancio di una procedura di infrazione contro il Regno Unito per aver violato gli obblighi di buona fede dell'accordo Brexit con il progetto di legge sul mercato interno britannico. "Le disposizione controverse non sono state ritirate", ha detto von der Leyen in una breve dichiarazione. Il progetto di legge sul mercato interno è "in contraddizione totale " con il Protocollo sull'Irlanda del Nord dell'accordo Brexit. La Commissione ha dato al governo di Boris Johnson un mese di tempo per rispondere. Se non ci sarà risposta o se non sarà sufficiente, la Commissione invierà a Londra “un parere motivato”, che è il passo appena prima del "ci vediamo in Tribunale". E non un tribunale qualsiasi: l'odiata Corte di Giustizia dell'Ue. Malgrado la Brexit, il Regno Unito si ritroverebbe davanti ai giudici di Lussemburgo, con il rischio di dover pagare una sanzione finanziaria per non aver rispettato gli impegni presi.

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La mossa della Commissione in realtà non va drammatizzata. Quel che conta davvero in questa fase sono i negoziati in corso tra Michel Barnier e David Frost sulle relazioni future. Domani i due capo-negoziatori si vedranno faccia a faccia per fare il bilancio del nono round negoziale, che si è tenuto questa settimana a Bruxelles. A Bruxelles si registra maggiore ottimismo: il governo Johnson sembra pronto a fare concessioni sulle due questioni chiave per l'Ue, cioè aiuti di Stato e pesca. Se i progressi saranno sufficienti per Bruxelles, le squadre di Barnier e Frost entreranno nel cosiddetto "tunnel": l'ultimo miglio delle trattative per risolvere i dettagli più controversi, in fondo al quale c'è un accordo di libero scambio come base per le relazioni post-Brexit. A Bruxelles circolano già le date del 15 e 16 ottobre – quando si riunirà il prossimo Consiglio europeo – per il grande annuncio.

 

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La decisione della Commissione di compiere il primo passo di una procedura di infrazione sulla legge del mercato interno britannico era atteso. Von der Leyen aveva dato fino alla fine del mese di settembre al governo Johnson per ritirare le disposizioni che violano il Protocollo irlandese. E invece la maggioranza Tory alla Camera dei Comuni ha approvato la legge senza nessuna modifica. La Commissione accusa il Regno Unito di aver violato l'articolo 5 dell'accordo di ritiro, secondo cui le due parti devono adottare tutte le misure appropriate per assicurare il rispetto degli obblighi e evitare qualsiasi misura che possa minare questo obiettivo. Il Regno Unito non avrebbe rispettato l'obbligo di "cooperare in buona fede". Dopo l'ultimatum sul ritiro della legge sul mercato interno con la scadenza fissata a fine settembre, la Commissione non poteva non agire, salvo perdere credibilità e ammettere di aver scherzato. L'avvio della procedura di infrazione - con in più una scadenza di un mese per rispondere alla lettera di messa in mora - era l'opzione più soft a disposizione della Commissione. Se avessero voluto davvero fare i duri con Johnson, i governi Ue avrebbero potuto ordinare a Barnier di alzarsi dal tavolo dei negoziati con Frost. E invece – spiega al Foglio una fonte europea – i 27 hanno deciso che il contenzioso sull'accordo Brexit e le trattative sulle relazioni future sono due “processi paralleli”.

La legge sul mercato interno britannico è considerato da Bruxelles un affronto, incompatibile con l'accordo di recesso, che porterebbe al ritorno della frontiera fisica tra Irlanda e Irlanda del Nord. Ma l'Ue spera di disinnescare grazie all'accordo di libero scambio con il Regno Unito e una serie di misure tecniche su cui Londra e Bruxelles stanno trattando da mesi per le merci britanniche destinate all'Irlanda del Nord. Boris Johnson rimane comunque imprevedibile. E così i 27 conservano un'ultima arma finale: il veto in caso di intesa sulle relazioni future. Se le disposizioni contrarie al Protocollo irlandese della legge sul mercato interno non saranno ritirate, non firmeranno l'eventuale accordo di libero scambio con il Regno Unito.

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