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“Le elezioni hanno conseguenze”

Il solito Trump e la fine del dibattito

Tra Trump e Biden sono emerse le macerie di quattro anni di trumpismo alla Casa Bianca

Luciana Grosso

Trump interrompe, attacca, interrompe e attacca. Biden si difende, non benissimo. I commentatori: peggio di così, difficile. Il suprematismo in prima serata

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“Le elezioni hanno conseguenze”: è con questa frase, pronunciata da Donald Trump, che si è aperto, questa notte, il dibattito tra i due candidati alle elezioni presidenziali del 3 novembre. E non poteva esserci frase migliore. “Le elezioni hanno conseguenze”, e chi le vince agisce come è prevedibile agisca. Donald Trump, è stato, ed è il Presidente e il candidato che era logico aspettarsi fosse: irrispettoso, bugiardo, arrogante, violento, nei temi e nei modi.

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“Le elezioni hanno conseguenze”: è con questa frase, pronunciata da Donald Trump, che si è aperto, questa notte, il dibattito tra i due candidati alle elezioni presidenziali del 3 novembre. E non poteva esserci frase migliore. “Le elezioni hanno conseguenze”, e chi le vince agisce come è prevedibile agisca. Donald Trump, è stato, ed è il Presidente e il candidato che era logico aspettarsi fosse: irrispettoso, bugiardo, arrogante, violento, nei temi e nei modi.

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E irrispettoso, bugiardo, arrogante, violento, nei temi e nei modi è stato anche questa notte. Ma poiché “le elezioni hanno conseguenze” non aveva senso aspettarsi sarebbe andata diversamente.

 

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Perché al di là delle letture che questo o quel commentatore darà dell’incontro tra Trump e Biden, quello a cui abbiamo assistito, questa notte, è stata la mietitura di quel che Donald Trump ha seminato per quattro anni:  caos, voci sovrapposte, semplici regole di timing delle risposte violate, bugie dette impunemente (tanto a chi importa cosa è vero?), provocazioni, lanci della palla in tribuna, così, solo per fare casino.

 

  

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Dopo un’ora e mezzo di dibattito evidentemente inconcludente (è impossibile definire un vincitore, e se proprio dovessimo sceglierne uno, con un sospiro, dovremmo ammettere che è stato Trump, per vis oratoria e capacità distruttiva degli argomenti e dei nervi dell’avversario) quel che resta in mano sono, appunto, le conseguenze di quattro anni di trumpismo, dopo il passaggio del quale non sono rimaste altro che macerie: maceria della verità delle cose, del pudore del potere, della decency della politica.

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Un bilancio, quest’ultimo, nel quale ha tentato di farsi strada un Joe Biden stranito e spesso stordito, fiaccato dalle continue interruzioni e dalla illogicità di quel che Trump sosteneva.

 

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Detto questo, possiamo accapigliarci per ore o per o per giorni con il bilancino del fact checking a cercare chi ha detto cosa, a leggere tra le righe del dibattito, a pensare a chi potrebbe essere un Presidente migliore, o a contare chi ha pagato più tasse. Ma, stringi stringi, quello che abbiamo visto questa notte è che le elezioni hanno conseguenze. Che Trump ha conseguenze.

 

    


E una delle conseguenze è che, oggi, non c’è dibattito possibile. Non contano i programmi (di cui Trump non ha fatto nessuna menzione), non contano i risultati (Biden ha insistito molto, e non sempre con efficacia, sui pessimi risultati di Trump), non contano le storie personali. Contano solo il dire e l’ardire. 

 

Così, alla fine di questo vociare sconnesso, resta un sincero senso di smarrimento. Chi ha detto cosa a chi?  Chi vuole cosa e per chi?

 

Biden ha piazzato qualche colpo, soprattutto sulla gestione del Coronavirus (il vero e principale fallimento di Trump), oppure ricordandosi, quando si metteva male, di parlare dritto in camera, rivolgendosi agli elettori e riuscendo (quasi sempre) a rimanere calmo mentre il Presidente lo provocava (anche sul figlio Beau, morto di cancro cinque anni fa, cosa che ha creato un certo sdegno anche tra i repubblicani, tanto che Pat Garofalo, un deputato repubblicano del Minnesota, in merito, ha twittato “il Presidente è uno stronzo mondiale”). Ma ha anche mostrato il fianco non tanto per le sue posizioni politiche e programmatiche (di rado è riuscito a finire una frase senza essere interrotto, quindi non lo sapremo mai) quanto per la sua debolezza oratoria, la sua vicinanza a Bernie Sanders (Trump lo ha accusato più volte di essere prigioniero dei socialisti) e per la vicenda del lavoro ucraino di suo figlio Hunter (il che è un paradosso, visto che Hunter Biden non è accusato di nulla, mentre Trump ha subito un impeachment proprio per aver brigato per farlo incriminare senza prove).

 


Trump dal canto suo ha fatto quel che ci si aspettava facesse, ossia Trump: ha mescolato le carte, ha cambiato discorso, ha fatto smorfie mentre Biden parlava e ha mentito. Tra tutte, si segnala la sua affermazione sulla Polizia che, nei disordini con BLM, sarebbe tutta al suo fianco, incluso lo sceriffo di Portland, Mike Reese,costretto a smentire dopo pochi minuti con un tweet: “Non ho mai sostenuto e mai sosterrò Trump”) o il suo contraddirsi dicendo prima aver pagato milioni di dollari di imposte (di cui non c’è prova) e subito dopo dicendo di essere stato molto bravo a non pagarle. 

 

 

 

Ma soprattutto Trump ha detto e fatto quel che ha detto e fatto in questi quattro anni, ossia anteposto se stesso e il tepore del proprio elettorato a tutto il resto, alla Costituzione, all’ordine pubblico, alla concordia nazionale.

 

Quel che resterà delle sue affermazioni, fatte da Presidente e da candidato, sono essenzialmente due. La prima, il rifiuto di condannare il suprematismo bianco (“stand back, stand by”, ha detto rivolgendosi ai Proud Boys, un’associazione apertamente neonazista, un consiglio che suona come “state calmi, state pronti”, frase che il gruppo ha già aggiunto al suo logo sui social).

 

 

 

E la seconda: il suo rifiuto di voler concedere le elezioni in caso di sconfitta, dicendo che gli scenari possibili sono due: o vince o le elezioni sono state truccate. 

 

    

Può sembrare dirompente, e magari persino pauroso, ma non lo è, perché è dal 2016 che va così. Non a caso, l’analisi migliore del dibattito l’ha fatta David Axelrod a CNN “Di che vi stupite? Stasera Trump non è stato niente di diverso da quel che è stato negli ultimi quattro anni”. Già. Le elezioni hanno conseguenze.

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