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L'inchiesta del New York Times

Ivanka e le tasse di papà

Trump ha fatto passare per consulenze dei pagamenti alla figlia che consulente non è. L'effetto sul reddito imponibile e sugli affari di famiglia

Paola Peduzzi

Secondo la dichiarazione dei redditi che Ivanka rese pubblica nel 2017, quando entrò nello staff della Casa Bianca, aveva ricevuto pagamenti da una compagnia di consulenza di cui era comproprietaria per un valore di 747.622 dollari, che è una delle cifre indicate nelle cosiddette “consultant fee”, e quindi nelle deduzioni della Trump Organization: è riferita a progetti per la costruzione di alberghi a Vancouver e alle Hawaii

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Per anni ci siamo chiesti perché Donald Trump non volesse rendere pubblica la sua dichiarazione dei redditi: perché non aveva pagato le tasse? Perché vedendo i numeri avremmo capito che non era un imprenditore di successo come voleva farci credere? Perché aveva fatto delle deduzioni non consentite? Lo scoop del New York Times pubblicato domenica sera risponde: per tutte queste ragioni. In particolare l’ultima, quella relativa alle deduzioni, rischia di inguaiare Ivanka, la figlia adorata di Trump, che lui protegge e vuole sempre al suo fianco – ricambiato: Ivanka è considerata l’unica in grado, quando vuole, di far ragionare il presidente.

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Per anni ci siamo chiesti perché Donald Trump non volesse rendere pubblica la sua dichiarazione dei redditi: perché non aveva pagato le tasse? Perché vedendo i numeri avremmo capito che non era un imprenditore di successo come voleva farci credere? Perché aveva fatto delle deduzioni non consentite? Lo scoop del New York Times pubblicato domenica sera risponde: per tutte queste ragioni. In particolare l’ultima, quella relativa alle deduzioni, rischia di inguaiare Ivanka, la figlia adorata di Trump, che lui protegge e vuole sempre al suo fianco – ricambiato: Ivanka è considerata l’unica in grado, quando vuole, di far ragionare il presidente.

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Secondo la ricostruzione del quotidiano newyorchese, Trump ha fatto passare per “consulenze” 26 milioni di dollari dal 2011 al 2018. Le consulenze sono deducibili e quindi abbassano il reddito imponibile. Nelle consulenze ricadono molte voci di spesa, e i giornalisti del New York Times hanno scoperto che alcune di queste spese sono dello stesso ammontare di pagamenti fatti a Ivanka, come emerge dalla sua dichiarazione dei redditi (Ivanka l’ha pubblicata). Ma Ivanka ha ricevuto quei pagamenti non come consulente esterna, essendo lei vicepresidente della Trump Organization – e secondo le regole  dell’Internal Revenue Service questo non si può fare.

 

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Il New York Times scrive: “Trump ha abbassato il suo reddito tassabile trattando un membro della famiglia come un consulente e poi deducendo quella quota come costo operativo dell’impresa”.  Secondo la dichiarazione dei redditi che Ivanka rese pubblica nel 2017, quando entrò nello staff della Casa Bianca, aveva ricevuto pagamenti da una compagnia di consulenza di cui era comproprietaria per un valore di 747.622 dollari, che è una delle cifre indicate nelle cosiddette “consultant fee”, e quindi nelle deduzioni della Trump Organization: è riferita a progetti per la costruzione di alberghi a Vancouver e alle Hawaii. In sostanza Ivanka viene trattata come consulente degli stessi progetti alberghieri che aveva aiutato a portare avanti come manager dell’azienda del padre. Secondo le fonti del New York Times che conoscono le attività imprenditoriali di Trump, “non eravamo a conoscenza di alcun consulente esterno che fosse pagato” per alcuni progetti. Se i pagamenti a Ivanka erano un compenso per il lavoro svolto, non si capisce perché Trump avrebbe dovuto registrarli in questo modo, se non per abbassare il proprio reddito imponibile.

 

L’ex avvocato di Trump, Michael Cohen, quello che avrebbe preso “un proiettile” al posto del presidente per proteggerlo ma poi decise di non prenderlo più (il perché lo racconta nel suo memoir appena pubblicato, “Disloyal”), aveva detto testimoniando al Congresso: se volete tirare giù questa presidenza, non andate a cercare collusioni russe o simili, “just follow the money”. Intervistato ieri su Msnbc, Cohen ha ribadito che  la famiglia, oltre che il management della Trump Organization, era “complice” di questo schema per evadere le tasse: ha fatto i nomi di Ivanka (che ieri era in molti titoli anche perché secondo un altro libro sull’Amministrazione appena uscito pare che Trump volesse nominarla vicepresidente) e di Eric. Ma è stato Donald Jr, il primogenito-megafono del trumpismo, ad andare ieri in tv (su Fox News, dove sennò?) a difendere la famiglia. Donald Jr se l’è presa prima con il New York Times “che ha selezionato tutte queste cose giusto prima del dibattito” in tv che ci sarà stasera, poi ha definito la linea di difesa: “Se solo (il Nyt) avesse speso altrettanto tempo a controllare chessò, la dichiarazione dei redditi di Hunter Biden e gli affari criminali dei Biden”.

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