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Così la Germania cerca il compromesso per non far slittare il Recovery Fund

David Carretta

Consiglio e Parlamento Ue si scontrano sullo stato di diritto e sul bilancio 2021-2027: senza un accordo l'erogazione degli aiuti rischia di essere rimandata. Gli ostacoli da superare e il tentativo diplomatico dei tedeschi 

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Bruxelles. Un doppio scontro all'interno delle istituzioni dell'Unione Europea sul meccanismo sullo stato di diritto e il bilancio 2021-27 rischia di provocare lo slittamento della partenza del Recovery fund e dell'esborso delle risorse destinate ai governi nazionali per finanziare la ripresa post-Covid. La presidenza tedesca dell'Ue oggi ha presentato una proposta di compromesso per cercare di arrivare a un accordo tra i governi dei 27 sul meccanismo che dovrebbe chiudere il rubinetto dei fondi comunitari ai paesi che violano i principi fondamentali, dopo che Ungheria e Polonia venerdì avevano bloccato una decisione chiave per lanciare il Recovery fund – la cosiddetta “decisione sulle risorse proprie” – nel tentativo di annacquare la condizionalità sullo stato di diritto. Ma, appena arrivato nelle caselle email di diplomatici e parlamentari europei, il testo della presidenza tedesca è stato accolto da una serie di critiche. Il compromesso della Germania ammorbidisce il meccanismo che era stato proposto dalla Commissione e introduce un freno di emergenza che Ungheria e Polonia potrebbero usare per paralizzare le decisioni contro di loro. “Non è abbastanza solido”, spiega al Foglio un diplomatico di uno Stato membro. La presidenza tedesca “è riuscita a annacquare la già debole proposta sullo Stato di diritto del Vertice di luglio. Se questo passa, non vedremo mai sanzioni contro Polonia, Ungheria, Bulgaria e altri”, ha detto su l'eurodeputato dei Verdi, Daniel Freund. Il Consiglio rischia di entrare in “rotta di collisione a alta velocità con il Parlamento europeo”, ha avvertito Freund.

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Bruxelles. Un doppio scontro all'interno delle istituzioni dell'Unione Europea sul meccanismo sullo stato di diritto e il bilancio 2021-27 rischia di provocare lo slittamento della partenza del Recovery fund e dell'esborso delle risorse destinate ai governi nazionali per finanziare la ripresa post-Covid. La presidenza tedesca dell'Ue oggi ha presentato una proposta di compromesso per cercare di arrivare a un accordo tra i governi dei 27 sul meccanismo che dovrebbe chiudere il rubinetto dei fondi comunitari ai paesi che violano i principi fondamentali, dopo che Ungheria e Polonia venerdì avevano bloccato una decisione chiave per lanciare il Recovery fund – la cosiddetta “decisione sulle risorse proprie” – nel tentativo di annacquare la condizionalità sullo stato di diritto. Ma, appena arrivato nelle caselle email di diplomatici e parlamentari europei, il testo della presidenza tedesca è stato accolto da una serie di critiche. Il compromesso della Germania ammorbidisce il meccanismo che era stato proposto dalla Commissione e introduce un freno di emergenza che Ungheria e Polonia potrebbero usare per paralizzare le decisioni contro di loro. “Non è abbastanza solido”, spiega al Foglio un diplomatico di uno Stato membro. La presidenza tedesca “è riuscita a annacquare la già debole proposta sullo Stato di diritto del Vertice di luglio. Se questo passa, non vedremo mai sanzioni contro Polonia, Ungheria, Bulgaria e altri”, ha detto su l'eurodeputato dei Verdi, Daniel Freund. Il Consiglio rischia di entrare in “rotta di collisione a alta velocità con il Parlamento europeo”, ha avvertito Freund.

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Il testo presentato dalla Germania – e che il Foglio ha potuto consultare – prevede che la sospensione dei fondi Ue per i paesi che violano lo Stato di diritto è decisamente meno stringente della proposta originaria della Commissione. I fondi Ue dovrebbero essere sospesi solo in caso di violazione dei principi dello stato di diritto, e non più se si riscontrano “deficienze generalizzate”. Come concordato al Vertice di luglio, la decisione di sospendere i fondi Ue sarà presa dagli Stati membri a maggioranza qualificata – non più con la maggioranza qualificata invertita come proposto dalla Commissione – consentendo così a paesi come Ungheria e Polonia di organizzare più facilmente minoranze di blocco. Inoltre, la presidenza tedesca ha introdotto un “freno di emergenza” che consente a un paese minacciato da sanzioni di portare la questione al Consiglio europeo, congelando la decisione sulla sospensione dei fondi Ue fino a quando non si è tenuta una discussione a livello di capi di Stato e di governo. Il testo di compromesso sarà discusso al Coreper - la riunione degli ambasciatori dei 27 - di mercoledì. La presidenza tedesca è fiduciosa di "poter ottenere una maggioranza qualificata" degli Stati membri per farla passare, spiega al Foglio un funzionario vicino al dossier. "E' importante che tutti rispettino il delicato compromesso raggiunto al Consiglio europeo. Quel che non aveva trovato il sostegno dei capi di Stato e di governi all'epoca, certamente non lo troverà ora", dice il funzionario.

 

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Dentro il Consiglio, la battaglia sarà tra Ungheria e Polonia da un lato, e i paesi frugali dall'altro. Venerdì, nemmeno gli ambasciatori di Paesi Bassi, Svezia, Danimarca e Austria hanno voluto dare il via libera alla decisione sulle risorse proprie, ma per le ragioni opposte dei rappresentanti di Budapest e Varsavia: secondo i frugali, il meccanismo sullo stato di diritto non è abbastanza efficace. Senza la decisione sulle risorse proprie e la ratifica dei parlamenti nazionali, il tetto massimo del bilancio Ue non può salire e, dunque, la Commissione non può indebitarsi sui mercati per finanziare il Recovery fund. Anche se la presidenza tedesca volesse passare in forza con un voto a maggioranza qualificata dentro al Consiglio, in vista c'è lo scontro con il Parlamento europeo. I deputati hanno chiesto garanzie non solo sullo stato di diritto, ma anche su risorse aggiuntive del bilancio 2021-27 per programmi Ue su sanità, ricerca e Erasmus, sull'introduzione di nuove risorse proprie (le tasse europee su plastica, emissioni e digitale, ndr) e su un loro ruolo nella gestione del Recovery fund. Per i frugali il tetto di 1.100 miliardi del bilancio settennale non si può toccare. I governi non possono nemmeno prendere impegni vincolanti sulle nuove risorse proprie, perché sulle questioni fiscali vale la regola dell'unanimità e i 27 sono divisi sulle diverse proposte di tasse Ue. Se lo stallo dentro al Consiglio sul meccanismo sullo stato di diritto, e tra Consiglio e Europarlamento su tutto il bilancio Ue, dovesse prolungarsi nel corso del mese di ottobre, la partenza del Recovery fund potrebbe slittare ben oltre la data del 1 febbraio 2021 proposta dalla Commissione, con conseguenti ritardi anche sull'erogazione dei primi aiuti.

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